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Briciole di pane

Fondi strutturali, un'Agenzia dal 2014 per controlli più serrati e per evitare ritardi

Controllo, supporto tecnico e funzioni dirette di autorità di gestione dei programmi sperimentali: sono queste le funzioni principali dell'Agenzia per la coesione territoriale

Roma, 5 settembre 2013 - Finiranno sotto l’occhio vigile della presidenza del Consiglio i 100 miliardi di euro dei fondi sviluppo e coesione in arrivo tra il 2014 e il 2020. Regioni e Ministeri avranno la diretta supervisione, nell’impiego dei fondi, della presidenza del Consiglio attraverso l’Agenzia per la coesione territoriale, nata con il decreto legge del 26 agosto. Essa dipenderà dunque direttamente dalla presidenza del Consiglio o dal Ministro delegato, attualmente il titolare della coesione Carlo Trigilia, il cui statuto dovrà essere emanato entro il 1° marzo 2014 con decreto del Presidente della Repubblica. Tre saranno i compiti dell’Agenzia.

Il suo primo compito sarà quello del “monitoraggio sistematico e continuo dei programmi operativi e degli interventi della politica di coesione”. Avrà dunque l’onere di controllare Regioni e Ministeri nella realizzazione dei programmi di sviluppo e coesione (fondi europei e fondi nazionali di coesione) anche con “specifiche attività di verifica”. Come secondo compito l’Agenzia avrà l’incombenza di svolgere “funzioni di sostegno e assistenza tecnica alle amministrazioni che gestiscono programmi europei o nazionali” (Regioni e Comuni in particolare), attraverso la formazione del personale e “specifiche strutture di sostegno per l’accelerazione e la realizzazione dei programmi, anche con riferimento alle procedure relative alla stesura e gestione dei bandi pubblici ”. Terzo compito: potrà svolgere funzioni dirette di autorità di gestione di programmi sperimentali, e, in casi di gravi ritardi, potrà sostituirsi alle autorità di gestione inefficienti.

Tra il 2014 e il 2020 i fondi strutturali e di coesione ammonteranno a circa 100 miliardi di euro, 30 dei quali (sicuri) di finanziamento europeo Fesr-Fse, e altri 30 di cofinanziamento nazionale (il minimo è 15), e altri 40 circa – ha dichiarato il Ministro Trigilia – di fondi nazionali Fsc (l’ex Fas). Dei 100 miliardi 40-50 dovrebbero essere impiegati per infrastrutture e costruzioni. L’efficace utilizzo dei fondi strutturali e del fondo per lo sviluppo e la coesione (ex-FAS) rappresenta un’occasione preziosa per dare slancio alla politica infrastrutturale del Paese. Da una lettura superficiale, il decreto del 26 agosto scorso sembra dare un deciso colpo di freno a una gestione delle risorse da parte dei territori e degli enti locali. Ma è lo stesso Ministro Trigilia, in conferenza stampa, a spiegare che “l’Agenzia non vuole dire tornare a un neo centralismo ma far lavorare meglio, in modo più coordinato, tutte le strutture nazionali e regionali”. Certo, sono lontani i tempi in cui nel 1999 l’allora ministro dell’Economia Ciampi e Fabrizio Barca capo Dps (Dipartimento sviluppo e coesione), in vista dei finanziamenti relativi agli anni 2000-2006, decisero di interpellare, per la formazione e per la gestione dei programmi Ue, il territorio, le forze economiche e sociali e gli enti locali. Le parole d’ordine ora sembrano essere controllo, efficienza, razionalizzazione dei programmi e rapidità di realizzazione.

Anche se ci furono lodevoli esperienze positive nei programmi Ue 2000-2006, l’eccessiva frammentazione e il pressappochismo nella realizzazione degli interventi devono aver fatto cambiare idea allo stesso Barca che da Ministro, l’anno scorso, ha organizzato delle campagne di monitoraggio (anche a sorpresa), riscontrando ritardi e inefficienze ingiustificabili, ha poi rafforzato il controllo con i Cis (contratti Ministero-enti attuatori) e infine ha pensato a un’Agenzia, senza riuscire a farla approvare dal governo Monti. La nuova struttura però sarà più leggera: dagli attuali 345 del Dps si passerà alle 200 unità più 50 che saranno direttamente alle dipendenze della presidenza del Consiglio (da 345 a 250 dipendenti, con una graduale diminuzione del personale Dps attraverso il blocco del turn over). Prevista anche l’assunzione a tempo determinato di 120 persone, da assegnare ai vari ministeri con mansioni di controllo e monitoraggio. Ovviamente i relativi oneri, per 11 milioni in sette anni, saranno addebitati ai programmi di coesione 2014-2020.

Christian D'Acunti