Abbandonare Fido è da incivili. E crea anche problemi alla sicurezza stradale
Da contrastare, con decisione, questo deprecabile fenomeno

Roma, 22 aprile 2015 - Mandati allo sbaraglio. Vittime, incolpevoli, di un’amicizia vigliaccamente tradita. Abbandonati a se stessi, senza alcun rimorso. A farne le spese sono i tanti cani, e gatti, che sperimentano la crudeltà di chi, a un certo punto, decide di disfarsene. Un fenomeno di evidente inciviltà che ha, tra l’altro, riflessi sulla sicurezza stradale. Si pensi che negli ultimi dieci anni si sono verificati, stando ai dati che abbiamo raccolto su Internet, nella sola rete autostradale nazionale, 45mila incidenti gravi causati da animali abbandonati, smarriti o randagi, con 4.000 persone ferite e 200 morte.
Complessivamente, lo scorso anno sono stati abbandonati 120.000 cani. Il picco maggiore, come immaginabile, si registra nei mesi estivi. Tra le regioni con il maggior numero di cani ricoverati nei canili troviamo la Puglia, seguita da Lombardia ed Emilia Romagna, Calabria, Lazio e Toscana. In coda alla “classifica”: Trentino e Valle D'Aosta.
Per contrastare e segnalare queste situazioni di oggettivo pericolo, per l’animale e gli automobilisti, sempre più spesso sono messi a disposizione numeri verdi. Ma, ovviamente, si possono contattare le Forze dell’Ordine e i gestori delle strade per avvisarli della presenza del cane abbandonato. Anche gli operatori dell’Anas, come si vede nella foto, spesso intervengono, sulle tratte di loro competenza, per il loro recupero. Sono immagini eloquenti, che toccano la sensibilità di chi le guarda. Superfluo aggiungere altro. Bene vengano, quindi, le campagne informative e gli spot contro l’abbandono.
E ci pare opportuno evidenziare, in positivo, che il Giudice di Pace di Pisa, sentenza 249/15, ha accolto il ricorso avanzato dal proprietario di un gatto in grave pericolo di vita, poi deceduto, multato per eccesso di velocità durante il suo trasporto presso un veterinario. Impugnata la sanzione, l’uomo ha “invocato lo stato di necessità”. Il Giudice gli ha dato ragione.
Tra le motivazioni, c’è la considerazione che “la stessa legislazione penale ha visto in tempi recenti un inasprimento delle pene per i maltrattamenti di animali, manifestando quindi un’attenzione a considerare l’animale, soprattutto quello domestico, come qualcosa di più di una mera res, anche se certamente non può parlarsi dell’animale come di un soggetto portatore di diritti alla stregua dell’essere umano”.
In precedenza, sentenza n. 1/2012, il Giudice di Pace di Offida aveva accolto il ricorso promosso da un medico veterinario, sanzionato per eccesso di velocità mentre, contattato da una cliente, si recava da lei per prestare soccorso al suo cane in pericolo di vita. La tutela degli animali di affezione è un principio, ormai, affermato dallo Stato.