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Briciole di pane

«Bene il rilancio ma non basta Ora regole certe per i privati»

Roma, 3 agosto 2011 - “Non so se l'incontro tra governo e parti sociali sarà risolutivo per le infrastrutture. E importante però ricordare come questo settore resti una delle priorità per la crescita, forse l'unico capace di creare subito un volano positivo, mettendo in moto un circuito virtuoso tra imprese, progettisti, enti appaltanti, indotto e territorio coinvolto». Vorrebbe essere più ottimista Cesare Trevisani,vicepresidente di Confindustria, sulla "svolta" per l'edilizia. «Anche se oggi si verificasse un'inversione di tendenza - dice- sconteremmo per il 2012, 2013 e 2014 i mancati stanziamenti nel biennio 2010-2011». Non bisogna mollare, però.
Vicepresidente Trevisani, non mancano cose urgenti da fare se si vuole rilanciare il settore. No, infatti, non mancano. Si potrebbe partire sbloccando subito le risorse già stanziate e assegnate dal Cipe, inviandole davvero alle stazioni appaltanti senza più tanti ostacoli o meline. Poi si potrebbe varare finalmente il piano Sud di cui si parla da anni e speriamo che domani il Cipe decida. Infine si potrebbero individuare e finanziare con i fondi Fas quelle opere che sono la vera priorità per il Paese e sono immediatamente cantierabili.
Cosa è stata fatto finora? Alcune cose positive sulle semplificazioni proposte dal ministero delle Infrastrutture, altre addirittura dannose, come il limite del 20% alle varianti o il limite alla deducibilità degli ammortamenti per i concessionari poi soppresso. Non c'è stata la capacità, che hanno avuto altri Paesi, di capire che da qui poteva ripartire la crescita. Ci tengo, però, a dire che non c'è solo un problema di congiuntura e che questi interventi urgenti, per quanto importantissimi, non risolveranno i problemi di un settore che sta vivendo modifiche strutturali del mercato rilevantissime. Per questo Confindustria ha presentato già due anni fa un documento organico per far fronte alla nuova situazione. Occorrono misure radicalmente diverse da quelle dell'ordinaria amministrazione.
Che cosa sta cambiando così radicalmente nel settore? Era un settore che viveva molto di investimenti pubblici e ho già detto come la situazione italiana sia senza prospettive di reale sviluppo da qui al 2014. In compenso, ci sono opportunità nuove che potremmo sintetizzare con lo slogan "più mondo, più privato". Cioè più lavoro all'estero, dove ci sono opportunità crescenti e più intervento privato nelle infrastrutture. Mentre però la capacità di cogliere le opportunità nei Paesi emergenti è molto nelle mani delle imprese o, se vogliamo, del sistema delle imprese, perché il privato intervenga nei settori infrastrutturali sono necessarie alcune regole fondamentali che deve essere il legislatore a fissare.
Quali sono queste misure? Ne dico due fondamentali. La prima è che si faccia finalmente chiarezza nei confini di competenze fra Stato e Regioni. La seconda, che qualcuno dice dovrebbe avere valore costituzionale, è la non modificabilità delle regole per gli investimenti privati. Si applichino le regole che valgono all'inizio dell'intervento o della concessione, senza possibilità di modificarle da parte di un governo che arriva dopo.
Più mondo, più privato. C'è un modo per tenere insieme queste due strategie e un settore già in difficoltà? Le imprese devono fare la propria parte. Occorre maggiore qualificazione qualitativa e dimensionale. Abbiamo bisogno di imprese strutturate, ma anche la possibilità di trasferire questa capacità acquisita all'estero nel mercato interno. È necessaria la figura del general contractor anche in Italia, perché deve accompagnare le imprese dell'indotto nei mercati internazionali. La grande impresa deve essere messa in condizione di esprimere le proprie capacità e fare squadra.
Il general contractor della legge obiettivo non ha funzionato benissimo, però. Tutti parlano della necessità di una riforma. La legge obiettivo gli ha dato anche responsabilità finanziarie ma questo non deve ridurre l'asset fondamentale del general contractor di coordinare la realizzazione delle grandi opere con capacità ingegneristiche più che finanziarie. Va rafforzata la capacità di aggregare e valorizzare l'indotto e di garantire tempi e costi dell'investimento con la migliore organizzazione possibile. Bisogna riformare la figura che però è indispensabile.
Un tema sempre attuale, e la legge obiettivo non ha migliorato le cose, è come scegliere le priorità. Credo che la politica debba fare un passo indietro. Credo che la scelta debba avvenire su criteri di mercato logistico, tecnici, tecnologici. Sono i flussi di traffico che devono governare la scelta delle infrastrutture da fare, è il mercato della logistica, è lo sviluppo territoriale delle imprese. Tanto più se non c'è più il contributo pubblico e dobbiamo favorire l'intervento della finanza privata.
La politica faccia un passo indietro anche nella regolazione? Certo. Confindustria ha proposto quattro fa, con l'allora vicepresidente Marcegaglia, un'Autorità indipendente per le infrastrutture e la logistica.
Il governo ha prodotto due agenzie, per strade e ferrovie, al ministero delle Infrastrutture. Indipendenza, poca. L'Authority è la scelta ottimale, ma se il problema è di costi si può partire con un'agenzia, a patto che abbia veramente indipendenza e capacità di intervento.

Giorgio Santilli