Braccio di ferro sul terzo valico
Fs e il consorzio Cociv si confrontano sull'atto integrativo per far partire l'opera
Milano, 31 marzo 2011 - È appena iniziato il confronto tra le Ferrovie dello Stato e il consorzio Cociv per sbloccare l'inizio dei lavori sulla tratta ferroviaria Milano-Genova, ma i nodi da sciogliere sono molti e intricati. Lo scorso febbraio il committente ha inviato a Impregilo e Maire Tecnimont (soci di maggioranza del gruppo di imprese incaricato di eseguire i lavori) l'atto integrativo in cui si chiede la rinuncia a tutti gli arbitrati in essere per procedere con la firma del contratto e la partenza della costruzione. Ma le aziende, che pure hanno un evidente interesse a realizzare un'opera che vale 5,4 miliardi, non sarebbero pronte a rinunciare a un lodo arbitrale da 700 milioni potenziali prima di ottenere adeguate assicurazioni sul finanziamento e la realizzazione degli altri lotti del terzo valico. Oggi sono disponibili circa 500 milioni per l'avvio dell'opera, ma secondo quanto ricostruito da MF-Milano Finanza, tra spese pregresse, espropri, interferenze, resterebbero per i lavori solo 200 milioni. Denaro che verrà destinato in gran parte a opere preliminari legate alle viabilità, mentre per la ferrovia vera e propria ne resterebbero a disposizione solo 20. E non si tratta di una questione di poco conto, perché il progetto definitivo della Milano-Genova è stato approvato dal Cipe nel marzo del 2006. Da allora ci sono state cancellazioni e riassegnazioni delle convenzioni e il prezzo dell'opera è lievitato da 4,9 a 5,4 miliardi, ma i cantieri sono ancora fermi. Eppure a fine 2006 Impregilo e Intesa avevano anche proposto di realizzare l'opera in project financing in cambio di una concessione per 48 anni, ma l'idea cadde nel vuoto. Adesso che le trattative con Fs sono riprese, il consorzio preme perché si vada avanti alla svelta ma chiede maggiori garanzie. In particolare Impregilo e Maire Tecnimont vorrebbero la certezza dell'assegnazione degli altri lotti dell'opera al Cociv, previsione che non sarebbe contenuta nell'atto integrativo. Ancora, andrebbe affrontato il problema dei maggiori rischi e oneri in corso d'opera che il contraente vorrebbe fossero imputabili al committente senza ombra di dubbio. Per cercare di facilitare il dialogo è intervenuto anche il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, che ha incontrato l'ad di Fs, Mauro Moretti, e quello di Impregilo, Alberto Rubegni, per fare il punto della situazione.