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Briciole di pane

Di Paola (Vianini): ora devono ripartire le grandi opere

Vittorio Di Paola, neo presidente di Vianini, controllata dal gruppo Caltagirone

Milano, 11 maggio 2011 - «La ripresa delle infrastrutture in Italia non è rinviabile». Vittorio Di Paola, nato a L'Aquila, 64 anni, parla da neopresidente di Vianini, impresa di costruzioni e grandi lavori controllata dal gruppo Caltagirone. Lunedì il consiglio di amministrazione, che lo ha cooptato qualche mese fa, ha lo nominato al vertice della società. Conserva la carica di presidente d'onore della Astaldi, multinazionale del settore delle grandi opere di proprietà della famiglia omonima.
È nei vertici di due società concorrenti: non si sente in conflitto d'interessi?
«Direi di no: in Astaldi ho una carica onorifica, attribuitami come riconoscimento dopo che ho lavorato nel gruppo per 35 anni e l'ho guidato dal '94 al 2010, superando momenti anche difficili e portandolo in Piazza Affari. Inoltre i due gruppi non possono essere propriamente definiti competitor, si trovano da tempo a lavorare fianco a fianco in opere come nelle metrò di Roma e Napoli. Conosco da molti anni Francesco Gaetano Caltagirone, la nostra amicizia si è per così dire creata e consolidata anche "sul campo" (Fiera Milano, Passante Torino, metrò) e ci lega un rapporto di stima reciproca. Fra l'altro siamo diventati cavalieri del lavoro lo stesso giorno...».
E allora guardando la cosa da una prospettiva diversa, il suo passaggio a Vianini non può prefigurare convergenze fra le società?
«No, lavorare insieme capita, come ho appena detto, costantemente. Alleanze operative sì, ma ipotesi di altro tipo non sono da mettere in conto. E poi le famiglie Astaldi e Caltagirone hanno quote di controllo molto alte e ne sono giustamente orgogliose».
Quali deleghe ha?
«Rappresentanza e strategie».
Che sviluppo vede per Vianini?
«Il gruppo oggi ha un mercato quasi esclusivamente domestico. E, come le ho detto, una ripresa degli investimenti in infrastrutture non è rinviabile: dal 2005 a tutto il 2011 secondo i dati e le stime dell'Ance, l'associazione del settore, c'è stato un calo di quasi il 32%. Una svolta, con l'intervento anche di capitali privati, non solo è prevedibile, ma direi che è quasi inevitabile».
E all'estero?
«Un vaso di espansione all'estero va previsto ed è importante, proprio perché il settore delle costruzioni in Italia è costantemente penalizzato. Vianini fino a 20 anni fa era presente e forte sui mercati internazionali. Poi ha scelto di non inseguire i ribassi».
In quali Paesi?
«In questo settore si lavora meglio nei Paesi che si conoscono meglio. Dunque ipotesi possono riguardare Turchia (dove Cementir è presente da tempo) ed Europa dell'Est: Repubblica Ceca (dove con Grandi Stazioni abbiamo realizzato la stazione di Praga), Slovenia o Polonia. Non sono Paesi «facili» perché la concorrenza internazionale è forte. Ma le sfide sono stimolanti. Ovviamente parlerei poi dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, come l'Algeria tutte le big del settore lavorano lì. Ma bisogna verificare l'evoluzione della "primavera" nordafricana».

Sergio Bocconi (Fonte: Il Corriere della Sera)