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Briciole di pane

Finanziamenti bloccati. La ricetta del ministro Galan

«Soglia appalti più alta per spendere le risorse»

Milano, 21 aprile 2011 - Diciannove mesi ci vogliono solo per completare la programmazione e l'affidamento dei lavori d'intervento di un restauro da parte del Ministero per i beni e le attività culturali. Poi finalmente partono i lavori Un tempo che moltiplicato per le centinaia di richieste d'intervento provenienti da tutto il territorio fa sì che la macchina si inceppi e lasci nel cassetto ogni anno dal 1999 oltre 400 milioni Al ministero lo sanno bene e ora il neoministro Giancarlo Galan intende intervenire per sbloccare gli ingranaggi. «Non considero persi i soldi non ancora utilizzati ed è un delitto non usare i finanziamenti a disposizione, certo possiamo dare una priorità agli interventi. Penso prima a Pompei per la quale vi sono due candidature di finanziamento,poi a Firenze e all'appalto per gli Uffizi e ancora a Venezia alla Galleria dell'Accademia».


Se del resto non si riesce a spenderli quei soldi si rischia di dare ragione a chi rubinetti per sostenere la cultura vuole chiuderli. «È una colpa gravissima sulla quale non cercare attenuanti. C'è una lentezza esasperante che dovremmo correggere con procedure più snelle, per esempio dal punto di vista legislativo cercherò di portare a 1,5 milione la soglia degli appalti. E poi ci sono le carenze di personale, abbiamo 38 posizioni di vertice ad interim, importanti figure capaci di unire competenze gestionali, scientifiche e di storia dell'arte». II problema delle competenze è ben sentito all'interno del MiBac, che ha in sé altissime professionalità su tutto il territorio. Però come molte altre amministrazioni pubbliche vede uscire ogni anno 900 persone, lasciando spesso vacanti moli decisionali o una cattiva ridistribuzione delle risorse.

Le cause dell'inefficienza della spesa sono state studiate delle università Bocconi e La Sapienza: programmazione dei lavori e assegnazione delle risorse, affidamento e realizzazione dei lavori e 324 contabilità speciali costituiscono la miscela soporifera che nel 2010 ha trasformato 545,2 milioni in residui passivi (già impegnati e vincolati e impropri, cioè non ancora impegnati). Ancora un paradosso, talvolta, i ribassi d'asta o altre economie rimandano i lavori all'approvazione del comitato tecnico-scientifico del MiBac e alla Corte dei Conti ritardando ancora la spesa. Burocratica amministrazione.

Rimedi possibili? Secondo la Bocconi e La Sapienza bisognerà modificare i contenuti della normativa vigente sui lavori pubblici (d.lgs n.16/2006) al fine di semplificare le fasi procedurali sulle attività da svolgere sui beni culturali e ipotizzare un"'eccezione culturale" per le opere riguardanti il patrimonio storico e artistico.

«Certo chi lavora con i beni culturali difficilmente andrà in pareggio e lo Stato ha un molo fondamentale nella tutela, ma perché intorno a Pompei non c'è un albergo o un ristorante degni di questo nome?» si domanda Galan. Gli spazi per i miglioramenti ci sono e anche per attrarre fondi europei: alla sbarra le contabilità speciali. «Credo siano troppe, ma sto studiando il problema - spiega il ministro al telefono -. In ogni caso bisognerà trovare il modo di spendere i soldi e attrarre anche quelli dei privati con una legge che favorisca le donazioni private. Bisogna instillare nella mente della gente e dei governanti che il patrimonio culturale è l'eredità italiana più importante di tre millenni».

E per preservare il passato il ministro intende rafforzare la tutela dei beni archeologici contro il trafugamento del patrimonio ed estendere la responsabilità civile e penale anche a coloro che certificano con i loro expertise l'arte per accrescere responsabilità e credi-bilità dei nuovi studi.

Marilena Pirrelli - Il Sole 24 Ore