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Briciole di pane

Fondi europei: Il Mezzogiorno in ritardo prova a recuperare

L'intervista a Raffaele Fitto

Roma, 18 aprile 2011 - Se le Regioni spendono tutto e il Mezzogiorno spenderà entro dicembre gli 8 miliardi del periodo 2007-2013 è possibile che la Commissione europea decida di prolungare la Programmazione per l'Italia anche nel periodo 2014-2020». A dirlo è il ministro Raffaele Fitto che da mesi sta lavorando con il commissario per la Coesione territoriale, Johannes Hahn, affinché l'Italia si presenti con i conti in ordine all'appuntamento di dicembre.

Ministro, qual è il bilancio della visita in Sicilia, Campania e Puglia fatta con Hahn? «Positivo con criticità. Prima della visita ho voluto trovare l'accordo con le Regioni per cambiare il passo alla spesa dei fondi europei. E dopo un primo impatto problematico siamo arrivati alla condivisione della strategia: impegnare tutti gli 8 miliardi entro maggio e spenderli entro dicembre, per evitare di perderli. Se entro ottobre non sarà speso il 70% della somma si disimpegnerà l'1,5 del programma dei singoli territori. Questo obiettivo è un tassello del dibattito sul futuro di cui è parte il Programma nazionale delle riforme in cui per la prima volta il Sud è declinato in tutte le voci».

Oltre al Pnr il governo starebbe puntando sulle zone a burocrazia zero, che hanno sostituito le zone franche urbane. Cosa sono? «Al momento è un'idea su cui stiamo lavorando. Invece siamo avanti sul credito di imposta che non sarà più una misura finalizzata alla ricerca e al lavoro ad essa collegata e che sarà finanziato dai fondi Ue non spesi».

Siete certi che la Ue non lo bocci? «Sì. La misura potrebbe utilizzare i fondi nazionali, ma il provvedimento su cui da tempo sto discutendo con Hahn è migliore perché consente di spendere in tempo e bene i fondi europei senza incidere sul Patto di stabilità, come accadrebbe usando i fondi nazionali. Per farlo passare in Europa ci devono essere dei vincoli e questi sono la destinazione delle risorse. Ne abbiamo parlato a Liegi presentando il quinto rapporto e lì ho spiegato l'idea di utilizzare il contratto nazionale di sviluppo che si potrebbe articolare in due modi: accordo tra governo e singola Regione per finanziare un progetto coerente con il Piano per il Sud; oppure accordo tra governo e tutte le Regioni su singoli comparti, per esempio infrastrutture e ricerca. Io sarei per questa seconda ipotesi».

Ne ha parlato con le Regioni? «Con le tre visitate con Hahn e sono state tutte favorevoli. È chiaro a tutti che non si può continuare a spendere male o a non spendere e questo è propedeutico alla battaglia di Hahn in Commissione, affinché nel bilancio dell'Unione per la programmazione 2014-2020 sia inserito anche il nostro Sud che resta la più grande area che necessita politiche di coesione».

Lei ha proposto una cabina di regia per i fondi europei: chi ne farà parte? «Governo, Regioni e parti sociali: nessuno può più sottrarsi alle proprie responsabilità».

La Cgil è ancora dubbiosa sulla cabina di regia? «Sto lavorando perché sia condivisa da tutti».

Lei è severo censore delle amministrazioni regionali, ma quando è stato presidente della Puglia, dal 2000 al 2005, come ha utilizzato le risorse europee? «Potrei dire solo che spesi tutto, investendo su progetti importanti e ottenendo premialità. Ma vado oltre e faccio un discorso bipartisan: va cambiato il meccanismo di spesa. Le 100 idee di Ciampi, presentate nel '99 e condivise da tutto il Paese, non hanno prodotto grandi risultati».

Nel Pnr si parla di Sud: quali sono i primi progetti su cui il governo vuole puntare? «L'Alta capacità ferroviaria tra Napoli-Bari-Lecce-Taranto, la Salerno-Reggio Calabria, la Palermo-Catania: con fondi certi che attraversino due programmazioni e cronoprogrammi altrettanto certi».

Rosanna Lampugnani - Corriere del Mezzogiorno