Stati Uniti, per le infrastrutture solo materiali made in USA
Biden cambia le regole di approvvigionamento

Ricostruire le infrastrutture utilizzando solo acciaio, ferro e materiali prodotti negli Usa. È l'ordine emesso dal presidente Biden, che per certi versi ricorda le politiche "America First" del predecessore Trump, ma ha soprattutto lo scopo di favorire produzione e occupazione a casa, sperando che serva a frenare l'inflazione e rispondere alle esigenze di cittadini ed elettori, in vista del voto midterm di novembre e soprattutto di quello per la Casa Bianca nel 2024. Del tema ne parla Repubblica in un articolo a firma di Paolo Mastrolilli.
Quando nel novembre scorso il Congresso aveva approvato il pacchetto da un trilione di dollari per le infrastrutture, tra le righe c'era scritto che a partire dal 14 maggio «nessuno dei fondi stanziati potrà essere speso, a meno che il ferro, l'acciaio, i prodotti manufatti e i materiali da costruzione usati nel progetto siano realizzati negli Usa». Ieri la Casa Bianca ha obbedito, pubblicando 17 pagine di linee guida per regolare le forniture. Si legge inoltre che le eccezioni sono tre: primo, se l'acquisto fosse «incoerente con l'interesse pubblico»; secondo, se i beni necessari non sono prodotti «in quantità ragionevole e disponibile, o con qualità soddisfacente»; terzo, se il loro uso aumenta il costo del progetto di oltre il 25%.
Ora quindi per le aziende straniere che sperano ancora di intascare una fetta dei mille miliardi di dollari messi sul piatto da Washington inizia la corsa a trovare i cavilli per rientrare in una di queste categorie. Il punto di Biden non è solo retorico o propagandistico. Certamente l'ordine di usare solo materiali made in Usa suona bene alle orecchie dei lavoratori americani, che soprattutto negli stati elettoralmente decisivi della Rust Belt si sono sentiti depredati dalla concorrenza cinese e dalla globalizzazione. L'obiettivo concreto però è aumentare la produzione interna per favorire l'occupazione, risolvere la crisi della catena di approvvigionamento, e magari frenare l'inflazione spingendo i prezzi verso il basso. Le fabbriche Usa hanno 170.000 dipendenti in meno rispetto ai 12,8 milioni del 2019, e operano al 78,7% della capacità. Magari l'effetto non sarà immediato, ma la speranza è che si senta entro il 2024.