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Cultura: "Racconti on the road", on line "Esperimento di fisica applicata: Misura del coefficiente d'attrito di una strada" di Giulio Armeni

Ogni settimana un racconto del primo certame letterario dell'Anas

 

ESPERIMENTO DI FISICA APPLICATA:
MISURA DEL COEFFICIENTE D’ATTRITO DI UNA STRADA


 

Gruppo di lavoro: Dr. Cavaliere, Dr.ssa Artiaco, Dr. Bortolòs, Dr. Annesi

 

La regola aurea per il successo di un esperimento, nonché caposaldo del metodo scientifico, è che l’intera esperienza sia ripetibile e riproducibile da eventuali sperimentatori del futuro; a tal fine, in questa relazione, si riportano le precise condizioni sotto cui l’esperimento è stato eseguito:


1. Il Dr. Cavaliere si è svegliato alle 7.12 ora locale con una canzone nella testa e ha fatto colazione con due fette biscottate imburrate. È importante che le fette biscottate siano due e il burro scaduto. In caso contrario, l’esperimento potrebbe risultare drammaticamente diverso.


2. La città dev’essere pervasa da una soleggiata allegria primaverile. Va bene anche una giornata nuvolosa o autunnale, basta che sia allegra. A tal proposito, interrogare i passanti riguardo la loro allegria; se non ve n’è, tornare immediatamente a casa.


3. L’esperimento ha avuto luogo nel laboratorio Pontecorvo di Via Tiburtina 205, Roma, un sistema di riferimento inerziale rispetto alla Terra, non inerziale rispetto alle stelle fisse. Ma si è deciso di fregarsene, delle stelle fisse, ché non si tolgono il brutto vizio di fissare.


4. La Dr.ssa Artiaco ha offerto un caffè della macchinetta al Dr. Cavaliere, migliorando così in modo influente l’affiatamento pre-laboratorio, e i conseguenti risultati dell’esperienza. Gli sperimentatori consigliano a eventuali scienziati intenzionati a emulare l’esperimento di raccontarsi per un po’ barzellette a vicenda, per raggiungere un’accettabile approssimazione del loro buon umore.


5. Il Dr. Bortolòs si è svegliato alle 6.48 ora locale (del suo locale), non ha trovato la sua maglietta preferita e ha inavvertitamente poggiato la mano su del guano di piccione su una ringhiera.


6. Una volta al laboratorio, il Dr. Annesi ha subito offerto varie volte al Dr. Cavaliere e al Dr. Bortolòs di recarsi a pranzo da lui, dopo l’esperimento, per assaggiare le sue celeberrime fettuccine al limone. I due hanno provato per tutto il tempo a declinare l’invito, senza successo; si sono dunque visti costretti a pranzare col Dr. Annesi, dopo l’esperienza. Per motivi di riproducibilità, si consiglia di emulare non solo gli avvenimenti precedenti e contemporanei all’esperimento, ma anche tutti quelli successivi, perché non si sa mai. La ricetta delle fettuccine al limone è stata quindi allegata alla relazione.


7. Condizioni di temperatura: freschetto da serata al mare. Annotata dal Dr. Bortolòs, che tra i quattro aveva il ricordo più vivido del mare, troppo lontano dal laboratorio.


8. Prima di entrare nella stanza dell’esperimento, su indicazione del Dr. Bortolòs gli sperimentatori si sono tenuti per mano e hanno pronunciato la formula: “Sperimentesperimento, coi-tuoi-dati-e-le-misure-fai-che-sia-bravo-e-contento”; se non fate come loro, vi porterà sfortuna.

 


Muoversi in uno spazio ripetibile a volte è conveniente; i pensieri di un’intera giornata vengono registrati e salvati al tempo, le persone che vi muoiono all’interno hanno a loro volta la possibilità di ripetersi, e c’è sempre spazio per il perdono.
Questo esperimento ha come obiettivo la misura del coefficiente d’attrito di una strada. Quale strada, è la legittima domanda. E ognuno prenda la sua strada, è la legittima risposta. Nel nostro caso, trovandosi gli sperimentatori nel già citato laboratorio di Via Tiburtina 205, Roma, ci si è accontentati di prelevare un pezzo di strada appena fuori dal laboratorio, tramite grosso coltello affilato. Un rettangolo di due metri per tre, per la precisione, subito trasportato in laboratorio dai quattro membri del gruppo, la Dr.ssa Artiaco e il Dr. Annesi ai lati corti, il Dr. Cavaliere e il Dr. Bortolòs a quelli lunghi. Dopo di che si son chiusi in laboratorio, un po’ per paura, un po’ per senso di colpa, perciò ci si può solo affidare a fonti esterne per raccontare quel che intanto succedeva di fuori.


Prelevando quel campione di strada, dicono che il traffico si sia raggrumato attorno a quel punto, come sull’orlo di un precipizio, e che subito i vigili si siano chiesti chi avesse rubato un tassello della città. Sono poi arrivate varie denunce, con accuse piuttosto gravi, come richieste di risarcimento per aver interrotto più di venti passeggiate già progettate in quel punto, per aver causato centinaia di ritardi a riunioni di lavoro, per aver trasferito un pezzo di strada nel laboratorio, causando così delle confusioni tra i dipendenti del Comune, indecisi se reputare quel pezzo di strada asportato come valido, e quindi considerare la strada come passante anche per il laboratorio; per non parlare di alcuni clienti di un albergo poco distante, i quali avevano chiesto una camera con vista sulla strada, per poi ritrovarsela leggermente spezzata in quel punto, e chiedendo i soldi indietro per interruzione di panorama; insomma, tutte accuse piuttosto onerose, ma che ci si è volentieri caricati sulle spalle per il progresso della ricerca in questo ambito, ovvero del coefficiente d’attrito delle strade. 



 

Una volta adagiato il pezzo di strada sull’ampio tavolo da lavoro, si è fatto l’inventario degli strumenti a disposizione: nessuno. Come per ogni esperimento, sul tavolo si trovava solo il fascicolo delle istruzioni lasciato dal professore...

«»Esperimento di fisica applicata: Misura del coefficiente d’attrito di una strada... e il fascicolo era come il biglietto lasciato da un assassino che non si riusciva a vedere. La Dr.ssa Artiaco ha dunque incitato i compagni a leggere le istruzioni, mentre il Dr. Annesi ha offerto varie volte di telefonare al padre, il quale è un alto dirigente di una società di trasporti, sostenendo che avrebbe potuto farsi suggerire il coefficiente d’attrito di quella strada, perché: “figuriamoci se non lo sa”. Il Dr. Cavaliere, all’ennesima offerta del Dr. Annesi, ha sbottato in preda al senso dell’onestà, gridando che andava misurato di persona in laboratorio; il Dr. Bortolòs ha allora riferito che già l’anno prima gli era capitato un esperimento del genere, e che poteva andare a controllare tra le sue relazioni passate. Il Dr. Cavaliere, furioso, ha gridato che probabilmente era pure una strada diversa. Il Dr. Bortolòs ha dunque consigliato al Dr. Cavaliere di scendere in politica, data la sua onestà genetica. La Dr.ssa Artiaco ha poi riassunto a voce la procedura da seguire per l’esperimento: buttare degli oggetti sul pezzo di strada, e osservarne i movimenti, e misurarne con cronometro i tempi di frenata, in modo da registrare l’attrito.

 


Si è cominciato con un pesetto di massa trascurabile, trovato in laboratorio; una volta gettato sulla strada, ha cominciato a scivolare come su ghiaccio.
Si è quindi passati a qualcosa di più sostanzioso: un orologio. Il Dr. Bortolòs, strappato dal polso del Dr. Annesi il suo prezioso Rolex, l’ha gettato sul rettangolo di strada, che definiremo per comodità magico, osservandolo muoversi lungo la superficie come trascinato da spiriti pigmei.
Era chiaro che la strada presentava un attrito estremamente basso. Ma come fidarsi di oggetti inanimati, lanciati passivamente? Occorreva qualcosa di vivo, che opponesse resistenza alla strada, che interagisse con la strada, che fosse in qualche modo coinvolto. I quattro sperimentatori si sono guardati tra di loro, aspettando che qualcuno prendesse l’iniziativa. Nessuno si è mosso, non volendo correre un tale pericolo; i loro cervelli e la loro generale salute erano necessari per la buona riuscita dell’esperimento. Proprio nel momento di maggior paralisi, ecco bussare alla porta della stanza un signore. È stato fatto entrare e gli è stato chiesto cosa desiderasse. Il signore ha risposto che il giorno prima aveva fissato un appuntamento, e che l’appuntamento era proprio in quel punto della strada da noi asportato. Non volendo interferire col suo impegno, e in più vedendo in lui una potenziale cavia per la nostra esperienza, gli sperimentatori si son scusati per il disagio e l’hanno invitato a raggiungere il luogo dell’incontro, affinché non facesse ritardo. Una volta aiutato a salire sul pezzo di strada, il signore non ha fatto in tempo a ringraziare i gentili sperimentatori che questi hanno visto i suoi piedi slittare; l’hanno visto correre senza appigli né controllo, come un burattino disconnesso, aprendosi e chiudendosi più volte in evoluzioni eleganti, ma presumibilmente dolorose, per poi cadere definitivamente sulla sua strada, e scivolare poi giù, giù sulla strada, giù dal tavolo, giù per terra. Si è provato dunque a svegliarlo per chiedergli le sensazioni provate durante l’attraversamento della strada, e trarne informazioni preziose ai fini dell’esperienza; ma era chiaro che quell’ultimo appuntamento gli era stato fatale. A quel punto, la Dr.ssa Artiaco ha picchiato una mano sulla sua fronte, come a schiacciare un ricordo ronzante, effettuando il richiamo degli sperimentatori: un segnale che consiste in un suono vocalico prolungato e con una punta d’aspirazione finale, che nell’ambito scientifico sta a significare ispirazione improvvisa, e richiama all’attenzione tutti gli sperimentatori presenti in una stanza, come una sirena: “Aaaaaaaah!”. E gridato ciò, ha svelato il mistero.

 

Ha raccontato che negli ultimi tempi vi era stato a Roma un prosperoso rigetto di strade, superstrade, vie e vicoletti rettilinei a garantire che ogni punto della città fosse raggiungibile nel minor dispendio d’energia possibile; e poi, per rendere ancora più facilitato il passaggio e il confronto tra una zona e l’altra, con una grande operazione civile, tutte le strade erano state letteralmente insaponate, in modo che la gente fosse aiutata nel cammino e si ritrovasse già trascinata di per sé, su quelle pavimentazioni lubrificate alla perfezione; il risultato era stato l’aumento in gran quantità del numero degli incidenti, delle cadute e degli scivolamenti sulle strade; la gente si ritrovava così come a pattinare sull’epidermide lucida della città, e nell’incontrarsi si salutava di sfuggita e con torsioni, perché il loro corpo intanto seguitava, per inerzia, a mantenere il percorso iniziale; era però nato un ballo popolare e carnevalesco, diffuso specialmente nei quartieri bassi, chiamato: “Il Freno”, in cui i danzatori sfruttavano al meglio l’insaponatura della città, eseguendo movenze spettacolari e oblique che dovevano sfiorare il più possibile la caduta senza mai abbandonarsi del tutto.
 A quel punto, i Dr. Cavaliere, Bortolòs e Annesi si sono scambiati sguardi d’intesa; e senza proferir parola, hanno preso la Dr.ssa Artiaco per le braccia e l’hanno gettata sul pezzo di strada. 
La Dr.ssa Artiaco ha inizialmente urlato, ma poi, ritrovando l’equilibrio squilibrato proprio dei ballerini estremi, ha cominciato a muoversi agilmente sulla superficie della strada, con i suoi tre colleghi che la incitavano da sotto, accompagnando la danza e le evoluzioni acrobatiche della Dr.ssa battendo le mani a tempo, mentre sotto il tavolo, come a un piano inferiore, stava accasciato il morto.
 Come risultato dell’esperimento, si riporta che la Dr.ssa Artiaco ha imparato a ballare.

 


Quanto alla relazione in sé, presenta una sola anomalia: odora di limone. Ciò è da attribuire al fatto che il Dr. Bortolòs e il Dr. Cavaliere, dopo l’esperimento, si siano dovuti recare a pranzo dal Dr. Annesi come promesso, e che l’odore di cucina abbia intriso le tabelle coi dati. Il pranzo a base di fettuccine al limone è dunque fondamentale per eventuali, altri scienziati del futuro. Tutte queste indicazioni, sempre al fine di rendere l’esperienza ripetibile; per poi scoprirsi, oltre che ripetibili, ripetitivi.



Quanto al morto, infine, si ha la certezza che rivivrà, come tutto quel che muore all’interno di uno spazio ripetibile; lo spazio ripetibile è lo stesso spazio del sogno, il sogno di un altro.
 

Giulio Armeni

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