Cultura: "Racconti on the road", on line "Eureka" di Agata Prastani
I racconti del primo certame letterario dell'Anas
EUREKA
Ogni corpo immerso in un fluido riceve una spinta verticale dal basso verso l’alto, uguale per intensità al peso del volume del fluido spostato. È così che funziona. Quando si affonda si scopre la nostra grandezza e io in questa via ci sono affondata, lentamente e dolorosamente. Una via breve, piccola, percorsa da case ordinate e silenziose come una muta processione di ordinarietà, di falsa sicurezza. Poi l’asfalto si interrompe all’improvviso e comincia a sbriciolarsi in sassolini sempre più piccoli; si sbriciolano anche le case rade e solitarie in fondo, dove ormai sembra aperta campagna, ma all’improvviso, violenta e veloce, la travolge la tangenziale. Ho vissuto lì per sei mesi, spazio di tempo brevissimo come la strada ma sufficiente a sbriciolarmi e a travolgermi.
Una famiglia, una casa, un bambino, tutta la felicità e la paura concentrate in quella strada così piccola al numero civico uno… ironia della sorte. Mi rimbomba in testa la frase: “Gli ultimi saranno i primi” e i primi… sbriciolati, travolti. Sono passati quasi due anni da quando ho lasciato quella strada e pezzo per pezzo, sassolino per sassolino, sono riuscita a ricompormi o mi illudo di averlo fatto. Ogni giorno passo davanti alla via Archimede per andare a lavoro, un passaggio obbligato come una via crucis, un grano del rosario per espiare le mie colpe e, come inpreghiera, chino la testa mentre accelero il passo. Non l’ho più imboccata quella strada, la sfioro soltanto e fa male lo stesso.
Mi ha lasciato un figlio questa via, l’orgoglio che urla e il cuore in sordina. Un via vai di avvocati, tribunali, liti silenziose di cui stento a capire il senso. Rancore, rancore, rancore è tutto quello che via Archimede mi ha lasciato; Dolore, dolore, dolore tutto quello che via Archimede mi ha dato; Amore, amore, amore tutto quello che in via Archimede ho desiderato. Oggi via Archimede è il volume di quell’acqua che mi permette di percepire il mio volume, il mio peso, la mia consistenza, e da qui riparto: da me, dalla mia forza, da mio figlio che è comunque frutto dell’Amore e di via Archimede. Eureka!