La Via Emilia: una linea retta fra passato e futuro
“Strada nove – La via Emilia e le sue curve”: i due volumi di Carlo Donati editi da Affinità elettive tracciano l’itinerario dell’immaginario collettivo sorto intorno alla storica consolare

Dare all’asfalto, ai ponti e ai guardrail un’anima sembra un’impresa difficile, ma la storia e il vissuto delle strade consolari romane fa decisamente eccezione. È quello che sembrano suggerirci “Strada nove – La via Emilia e le sue curve” (Affinità elettive edizioni), i due volumi di Carlo Donati, 77 anni, ex responsabile della terza pagina del Resto del Carlino ora in pensione, che ha raccolto tutte le sue esperienze, le sue proiezioni, i ricordi di un tempo lontano e di un paesaggio ben definito nella geografia umana e sociale del nostro Paese e li ha resi narrativi in un fluire di vicende e aneddoti che fanno di questi libri un memoir collettivo, espressione di una ben precisa Weltanschauung, radicata nel tessuto connettivo della società.
Circa 600 pagine che lasciano spazio a una dimensione atemporale e al tempo stesso perfettamente collocata nella linearità della storia, di cui immortala vivide istantanee che suggellano il sempiterno immaginario popolare. Lungo i 317 chilometri della Via Emilia (SS9) si dipana una complessa galleria di personaggi, da Napoleone e prima ancora Marco Emilio Lèpido alle figure che hanno dominato il Novecento, divise fra un incalzante sfondo politico (Giuseppe Dossetti, Achille Occhetto, Romano Prodi) e una effervescenza pop, prediligendo senza dubbio il secondo ambito: Luigi Ghirri, Giorgio Morandi, Giosué Carducci, Pier Paolo Pasolini, Federico Fellini, Alex Zanardi. Senza dimenticare il ruolo sociologico delle persone comuni. Tutte queste figure sono protagoniste e ritratte alle prese con sensazione comuni come vittoria, ricchezza, povertà, frustrazione e felicità.
Le storie ricostruite nei libri di Carlo Donati discendono da un attento lavoro di ricerca anche biografica che dà vita a una policroma pinacoteca di ritratti in bianco e nero o color seppia, cui si alternano oscurità caravaggesche e luminosità impressioniste. La testimonianza del ricordo e della vita quotidiana fanno della via Emilia una linea retta che unisce le radici delle tradizioni all’avvenire, un diaframma emotivo, un caleidoscopio di colori che trascende la dimensione strutturale e infrastrutturale, facendo della strada un sentiero culturale e identitario.