La strada degli scrittori: Antonio Russello
Un narratore da riscoprire

Di fatto, Antonio Russello è stato quello che molti italiani nati al Sud sono stati: un protagonista della migrazione interna negli anni del boom economico. Nato a Favara, in provincia di Agrigento, nel 1921, dopo il servizio militare al Nord si è innamorato di una donna friulana, l’ha sposata e si è stabilito a Castelfranco Veneto, dove per tutta la sua vita lavorativa ha poi insegnato lettere, pare anche in modo molto originale, alle scuole superiori.
La sua produzione letteraria è tanto ricca quanto sconosciuta ai più; moltissime delle sue opere sono rimaste fuori catalogo per decenni, pur essendo stato una scoperta di Elio Vittorini (negli stessi anni in cui questi rifiutò “Il gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa), che portò alle stampe di Mondadori quello che poi diverrà il capolavoro di Russello, “La luna si mangia i morti”, che ripercorre in meno di duecento pagine i colori e i suoni della Sicilia, che all’epoca l’autore aveva lasciato già da molti anni, ed ebbe alla sua uscita un notevole successo, non solo di critica, ma anche commerciale.
Nonostante una candidatura nel 1970 al premio Campiello con “Giangiacomo e GiamBattista”, a differenza del suo amico Sciascia, che prima lo supportò e poi lo allontanò, o di Pirandello, di Camilleri o dello stesso Tomasi di Lampedusa, il successo faticò ad attecchire con le sue opere successive, forse a causa di una scrittura complessa, a tratti musicale, ricca di anacoluti e prolessi, capace di non fermarsi ai luoghi della sua vita giovanile, ma anche di quella più adulta al nord. L’importanza assoluta dello spazio geografico, che diventa spazio dell’anima, nei suoi lavori si evince sovente sin dai titoli: “Ragazze del Friuli”, “Finestre sul Canal Grande”, “Siciliani prepotenti”, “Venezia zero”. Un autore di grande forza e struttura, che va dalla forma al contenuto, dalla parola al fatto raccontato, sempre sui toni di una poesia sottesa.
La casa editrice Santi Quaranta ha provveduto negli anni Duemila, a seguito della morte di Russello, a ripubblicare le sue opere, alcune con titoli diversi rispetto agli originali, ma in pochi anni di nuovo al limite del fuori catalogo o del tutto ormai introvabili. Una riscoperta che non è arrivata nemmeno dopo la morte. Sarebbe ora di cambiare tendenza.
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