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Briciole di pane

Attenti al ciclista, la sua incolumità deve essere sempre salvaguardata

Lo rammenta, in una recente sentenza, il Tribunale di Lecce

Roma, 22 dicembre 2015 – Automobilisti, fate attenzione ai ciclisti. Sono “utenti deboli” della strada. E questa classificazione non è soltanto un modo di dire confezionato per addetti ai lavori. Chi viaggia sulle “due ruote” (come, anche, i pedoni e i motociclisti), infatti, è più vulnerabile ed esposto alle insidie della circolazione. Una semplice esortazione al comune buonsenso? Non solo!

Ci ha pensato il Tribunale di Lecce (sentenza n. 1820/15), di recente, a rammentarlo a chi è al volante.
Il fatto, in breve. Un ciclista, nell’approssimarsi di un incrocio, segnala con il braccio l’intenzione di cambiare direzione. Nonostante l’avviso, una macchina lo investe. Con tutti gli annessi e connessi conseguenti al sinistro. Si arriva in un’aula di Giustizia. L’automobilista è condannato al risarcimento del danno (patrimoniale e non patrimoniale) causato. Perché chi guida deve, sempre, adattare la velocità del veicolo alla situazione complessiva del traffico e dello stato dei luoghi. E questo nonostante la sua andatura, nel caso di specie, fosse rispettosa del limite presente in quel tratto. Pure i 50 km orari, in particolari situazioni, possono, dunque, rappresentare un pericolo.

Nel 2014, dati Istat, “si sono registrati 1.491 decessi tra conducenti e passeggeri di autovetture, seguiti dal numero di motociclisti (704), pedoni (578), ciclisti (273), occupanti di mezzi pesanti (159), ciclomotori (112) e altre modalità di trasporto (64). L'indice di mortalità per i pedoni (morti ogni cento incidenti) è quattro volte superiore rispetto a quello degli occupanti di autovetture (2,75 contro 0,67); per i motociclisti e i ciclisti il valore dell'indice è, invece, rispettivamente, triplo e doppio (1,69 e 1,41)”. Numeri e percentuali che confermano la necessità di non abbassare la guardia sul fronte della sicurezza stradale.

Carlo Argeni