Selfie quando si guida, una brutta abitudine da contrastare
L'uso compulsivo degli smartphone mette a rischio la sicurezza stradale

Roma, 27 gennaio 2016 – “Fear of missing out”.
Così esperti hanno ribattezzato la paura (di molti, a quanto pare) di essere tagliati fuori dai social network. L’uso compulsivo di smartphone, tablet e pc porta anche a questo. L’abbuffata di sms e messaggi sulle chat pare non trovare fondo.
Per chi si interessa di mobilità si pone il problema di ricondurre il loro utilizzo al buonsenso e a quanto previsto, nello specifico, dal Codice della strada. Che senso ha scattare una foto quando si è alla guida?
Cosa si vuole comunicare o dimostrare? Per un selfie ci vogliono quattordici secondi, venti per collegarsi a un social. Venti secondi nei quali, a 100 km/h, si percorre una distanza pari a cinque campi di calcio. La prudenza è messa da parte, chissà perché. Magari, per una manciata di like. Come se il numero dei "mi piace" legittimasse la bravata. Questa deprecabile abitudine la dice lunga su quanto una certa "faciloneria" (chiamiamola così, tanto per essere buoni) possa essere causa e concausa dei sinistri. Eppure parliamo di persone adulte, che dovrebbero avere contezza del fatto che la strada è al servizio della circolazione e non di censurabili esibizionismi. Certo, i più dotti potrebbero sbizzarrirsi nell’analizzare il fenomeno sotto i molteplici aspetti sociologici o psicologici.
Noi, molto più modestamente, ci limitiamo a rappresentarlo. Alla prevenzione e repressione delle violazioni al Codice della strada da parte delle Forze dell’Ordine, e al quotidiano impegno degli Enti che gestiscono la viabilità, finalizzato a rendere più sicure le arterie, va affiancata una continua educazione stradale. Un maggiore rispetto delle regole da parte degli automobilisti concorrerebbe a ridurre il numero dei sinistri.
E quello delle vittime e dei feriti.