Flash news Infrastrutture:
 
 

Briciole di pane

Corruzione negli appalti in Italia, l'Ue: "Infrastrutture settore in cui è più diffusa"

Un report di Bruxelles parla anche di un rischio di "infiltrazioni criminali particolarmente elevato"

Bruxelles, 3 febbraio 2014 - La corruzione in Italia è un “fenomeno preoccupante”. Il report pubblicato oggi dalla Commissione europea delinea per il nostro Paese un quadro veramente sconcertante. Secondo le stime di Bruxelles la corruzione costa all’economia europea circa 120 miliardi di euro all’anno, metà dei quali vanno in fumo nel nostro Paese: la Corte dei conti ha calcolato che i costi diretti totali della corruzione nello Stivale ammontano a 60 miliardi di euro l’anno, circa il 4% del Pil nazionale (stima definita dalla Corte dei Conti italiana "esagerata"). “Nessuno Stato è immune da questo fenomeno” ha dichiarato Cecilia Malmström nel presentare il report. Secondo la commissaria europea per gli Affari interni: “La corruzione mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche e nello Stato di diritto, danneggia l'economia europea e priva gli Stati di un gettito fiscale particolarmente necessario” e anche se i Paesi “hanno fatto molto negli ultimi anni per combatterla”, la relazione odierna “mostra che è lungi dall'essere sufficiente”.
 

Secondo il report comunitario, il primo del suo genere, “in Italia il settore delle infrastrutture è a quanto pare quello in cui la corruzione degli appalti pubblici risulta più diffusa” e il rischio di “infiltrazioni criminali è particolarmente elevato”, questo perché “le risorse in gioco sono cospicue”.
Secondo i calcoli europei nel 2011 i contratti pubblici per opere, forniture e servizi rappresentavano circa il 15,9% del Pil italiano. Nello stesso anno il valore delle gare d’appalto pubblicate nella gazzetta ufficiale in percentuale della spesa totale per i contratti di opere, forniture e servizi era del 18,3%. Il settore degli appalti pubblici è “particolarmente esposto al rischio di corruzione” perché “in Italia il ricorso a procedure negoziate (soprattutto senza pubblicazione del bando) è più frequente della media: nel 2010 rappresentava infatti il 14% del valore dei contratti,contro il 6% della media dell’Unione”. E questo fattore “aumenta il rischio di condotte corrotte e fraudolente”.
 

Stando al report della Commissione in Italia la corruzione risulterebbe particolarmente lucrativa nella fase successiva all’aggiudicazione, “soprattutto in sede di controlli della qualità o di completamento dei contratti di opere/forniture/servizi” a causa “dei diversi punti deboli dei dispositivi di controllo in vigore”, in particolare “nella fase di realizzazione dell’appalto pubblico”.
La stessa Corte dei conti ha denunciato una carenza dei propri poteri di controllo in quanto, sottolinea l'esecutivo nel suo studio, “non può eseguire controlli ad hoc senza preavviso,il che si ripercuote negativamente sul tasso di accertamento delle irregolarità”.
 

E tutto questo si ripercuote inevitabilmente anche sui costi delle strutture, sulla loro utilità e efficienza. E questo a maggior ragione quando parliamo di grandi opere. Il caso più eclatante, dove l'Ue parla di “una spia, da verificare alla luce di altri indicatori, di un’eventuale cattiva gestione o di irregolarità delle gare per gli appalti pubblici” è quella dell'Alta velocità. Il report dell'Ue nota con stupore infatti che secondo gli studi “l’alta velocità in Italia è costata 47,3 milioni di euro al chilometro nel tratto Roma-Napoli, 74 milioni di euro tra Torino e Novara, 79,5 milioni di euro tra Novara e Milano e 96,4 milioni di euro tra Bologna e Firenze” cifre esorbitanti se vengono paragonate agli “appena 10,2 milioni di euro al chilometro della Parigi-Lione, i 9,8 milioni di euro della Madrid-Siviglia e i 9,3 milioni di euro della Tokyo-Osaka”. In totale il costo medio dell’alta velocità in Italia “è stimato a 61 milioni di euro al chilometro”. Una bella differenza di costo “di per sé poco probante” che però è bastata ad accendere i riflettori di Bruxelles.
 

Sul tema, è intervenuta l’Anas, che ha ricordato che - proprio al fine di contrastare tale fenomeno - è impegnata, ormai da anni, nella sottoscrizione di Protocolli di Legalità con le Prefetture territorialmente competenti e le imprese aggiudicatarie degli appalti. 30 i protocolli sottoscritti, fino ad oggi, in tutta Italia, che consentono un monitoraggio costante delle ditte, dei mezzi, degli addetti e dei subappalti.

Lorenzo Robustelli