Infrastrutture: Todini, Italia ancora lontana dall'Europa
Luisa Todini è presidente di Fiec (Federazione dell'industria europea delle costruzioni) e di Todini Costruzioni (gruppo Salini)
Roma, 14 aprile 2011 - ''L'impatto della crisi sul settore delle infrastrutture si è fatto sentire in tutta Europa, con un calo del valore della produzione del 3,3% nel 2010. Ma solo in pochi Paesi, tra cui l'Italia, si stima un calo anche per il 2011''.
Ad affermarlo è stata Luisa Todini, presidente di Fiec (Federazione dell'industria europea delle costruzioni) e di Todini Costruzioni (gruppo Salini), nell'ambito della tavola rotonda “Infrastrutture, il momento di cambiare passo” promossa da Unioncamere e Capo Horn.
“Come presidente Fiec - ha detto Todini - individuo, a livello europeo, tre priorità, che avrebbero effetti benefici anche per l'Italia: il varo dei project-bond per completare le TEN-T (le grandi reti trans-europee di trasporto), il recepimento della Direttiva sui Ritardati Pagamenti in tempi brevi e in modo rigoroso ed omogeneo da parte dei Paesi membri, infine la messa a punto di un sistema di regole condiviso che impedisca alle imprese di Paesi terzi, Cina in primis, di approfittare in modo sleale dell'apertura incondizionata del nostro mercato interno e senza condizioni di reciprocità”.
“Anche per l'Italia - ha continuato Todini - segnalerei due priorità, iniziando dallo sblocco delle opere immediatamente cantierabili, sia le grandi - quali l'alta velocità Torino-Lione, il Terzo Valico dei Giovi, il Valico del Brennero per citarne alcune -, sia le piccole, su cui tanti Comuni avrebbero i progetti già pronti
ma sono incatenati dal Patto di Stabilità”.
“Non sono ammissibili- ha sottolineato Todini- ritardi burocratici su opere strategiche già approvate e condivise da tutti e su cui i privati possono dare un apporto determinante senza aggravi per le finanze pubbliche, penso, ad esempio, alla Brebemi, al prolungamento della Metro B di Roma o al Piano Carceri”.
“In secondo luogo, è assolutamente strategico un Piano per il Sud, che permetta di colmare il gap produttivo con il Nord prima dell'avvio del federalismo fiscale. Un Piano che preveda infrastrutture e agevolazioni per investimenti in ricerca e sviluppo, detassazione degli utili reinvestisti, sostegno all'export e,
naturalmente, rispetto della legalità. Infine- ha concluso il Presidente Fiec- non possiamo continuare ad impiegare 4 o 5 anni per passare dall'ideazione di un progetto all'aggiudicazione di una gara, occorrendo in media 26 firme da parte di 11 diversi enti per completare l'iter procedurale”.