In Italia si vola più alto
Vietati i «monomotore» e cieli liberi da privati su Milano e Roma
Milano, 17 gennaio 2013 – I cieli di Milano o Roma non sono quelli di Londra: nelle nostre città l'elicottero non è di linea, ne volano per servizio poche decine a fronte degli oltre 16 mila (in dieci mesi) della capitale inglese, le rotte riservate ai mezzi a rotore poi nulla hanno a che vedere con l' «autostrada dell'aria» che corre sopra il Tamigi. Ma soprattutto, i nostri cieli metropolitani sono chiusi al traffico aereo: non possono mai essere attraversati da velivoli con un solo motore (come a Londra) e dai biturbina solo a una quota superiore ai 1200 metri, così da permettere un atterraggio di emergenza fuori dall'abitato. Poche le eccezioni, concesse dalla torre di controllo, ad apparecchi appunto dell'elisoccorso o delle forze dell'ordine.
Le norme che regolano il volo degli elicotteri sopra i centri abitati sono stabilite nel mondo dall'Icao, l'Organizzazione internazionale dell'aviazione civile. Ma non sono vincolanti, ogni Stato (e ogni città) fa a sé. In base al traffico, alla geografia e anche alla valutazione di un eventuale rischio terrorismo. Nel Vecchio Continente l'Agenzia europea per la sicurezza aerea (Easa) ha recentemente pubblicato un nuovo regolamento, ma la sua adozione da parte dei diversi Paesi è stata prorogata al 2014.
Spiega Benedetto Marasà, vicedirettore generale dell'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac): «La regola generale è che aerei ed elicotteri non possono sorvolare i centri abitati, fatta eccezione per le necessità di decollo e atterraggio e per quei velivoli che per servizio hanno ottenuto uno speciale permesso». Le necessità di volo scattano in città come Roma e soprattutto Milano dove gli aeroporti cittadini si trovano in pieno centro abitato: per Linate vale il corridoio Forlanini-Rozzano, per Roma quello a Est del Grande Raccordo anulare. Le eccezioni di servizio seguono rotte dedicate e regole di volo a vista che valgono per ogni centro abitato.
Prendiamo la quota minima da mantenere rispetto all'ostacolo più alto presente in città o nel paese: «Il regolamento italiano dice 330 metri, da osservare per un raggio di 600», afferma Antonio Pilotto, direttore centrale Spazio aereo dell'Enac. Le norme parigine indicano una quota di 200 metri (con una ottimale sui 350), quelle londinesi scendono fino a 150. Ci sono poi i limiti di visibilità: «Le regole nostrane prevedono per tutti i velivoli una visibilità minima di 5000 metri (e il mantenimento di una distanza dalle nuvole di 1500 metri in orizzontale e di 300 in verticale), 1500 se autorizzata. Gli elicotteri possono volare anche con una visibilità minima di 800 metri (avendo sempre il contatto visuale con il suolo) ma solo se hanno ottenuto un permesso speciale dalla torre di controllo». Nei cieli di Parigi il limite è di 1500 metri, in quelli di Londra tutto è legato al fatto che il pilota sia o meno qualificato per il volo strumentale.
Ogni Paese ha infine la sua mappa delle aree vietate al sorvolo: tutta la Città del Vaticano, a Parigi il quartiere della Défense. In Italia dalle carceri alle zone militari e ai parchi naturali (come quello di Orbetello). In caso di eventi come il Gran Premio di Monza scattano poi autorizzazioni per voli speciali lungo rotte stabilite e rispettando la quota minima dei 330 metri.