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Briciole di pane

La Rivoluzione dell'energia silenziosa

Per Greenpeace eolico batte nucleare. Energia pulita associata a nuove tecnologie per garantire un futuro al pianeta

Roma, 11 luglio 2011 - Nel rapporto "The Silent Energy [R]evolution", pubblicato il 23 giugno 2011, Greenpeace International fornisce i numeri sulle performance delle fonti rinnovabili. Analizzando il mercato mondiale della produzione di energia elettrica, appare evidente come oltre un quarto (26%) della nuova potenza installata nello scorso decennio sia a carico delle rinnovabili, mentre il nucleare è solo un 2% della potenza installata nello stesso periodo. Nel 2010, secondo il rapporto, le rinnovabili sono esplose a tal punto da raggiungere globalmente una potenza elettrica pari a quella di un terzo della domanda in Europa.
«Quanto successo in quest'ultimo decennio dimostra che oggi i governi possono fare una scelta semplice e chiara: rinunciare a fonti pericolose come il nucleare e il carbone e puntare sulle rinnovabili - ha dichiarato Sven Teske, esperto di Greenpeace International per le questioni energetiche - non solo per salvare il clima, ma anche per garantire sviluppo e occupazione».
Nello studio è spiegato che mentre il nucleare ha avuto bisogno di 10 anni per installare circa 35.000 MW (2000-2010) l'eolico ha installato una potenza analoga nel solo 2010; inoltre anche il carbone viene lentamente abbandonato: anche in Cina (grande consumatore di carbone) dal 2009 gli investimenti sulle rinnovabili hanno superato quelli sul carbone.
A fronte di questa che è stata definita da Greenpece "rivoluzione energetica silenziosa", in Italia c'è la risposta di Enel. «Sono gravi, in tal senso, le dichiarazioni di Enel che punta su un futuro energetico a carbone - ha dichiarato Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia- Dopo la schiacciante vittoria referendaria e la decisione della Germania di uscire dal nucleare e puntare su rinnovabili ed efficienza, anche l'Italia deve investire nell'energia pulita». Il rapporto conferma che i prossimi anni saranno fondamentali per l'affermazione delle rinnovabili e come dimostra anche lo Special report on renewable energy (Srren) dell'International panel on climate change (Ipcc), non sono i fattori tecnologici o quelli economici a limitare oggi le rinnovabili, ma le politiche energetiche. Per questo Greenpeace chiede «che siano introdotte sollecitamente tariffe modulate per fonte energetica e taglia (feed-in premium tariffs) con accesso prioritario dell'energia rinnovabile alla rete elettrica».
Nel rapporto Revolution: battle of the grids elaborato anch’esso da Greenpeace vengono idealmente disegnati due scenari per stabilire se nei prossimi vent’anni sia meglio investire ancora su impianti di rinnovabili o puntare sulle supergrid, come la rete che collega il vecchio continente con il Nord Africa?.
La partita secondo Greenpeace verrà giocata sul campo delle smart-grid, ovvero le reti elettriche intelligenti in grado di ottimizzare la gestione e la distribuzione dell’energia.
Nell'ipotesi low grid si continua a puntare soprattutto sui nuovi impianti, mentre gli investimenti sul miglioramento della rete sono pari a 74 miliardi di euro nel periodo 2030-2050, in linea con la programmazione attuale dei vari Paesi.
Nello scenario hi grid invece il numero dei nuovi impianti di rinnovabili diminuisce e gli investimenti sulla rete intelligente, e allargata fino al Nord Africa, aumentano arrivando a un massimo di 581 miliardi di euro. Questo vuol dire che si potrà trasportare in Europa l'energia accumulata nei deserti e che la rete migliorerà sensibilmente sia per estensione sia per qualità.
Sarà possibile accumulare l'energia in eccesso caricando le batterie di milioni di auto elettriche, riportando in alto l'acqua dei bacini idroelettrici, utilizzando nuove generazioni di batterie e accumulatori, producendo idrogeno. Inoltre la rete intelligente sarà in grado di far scattare milioni di micro interventi di adattamento, ad esempio spegnendo per pochi minuti i condizionatori o rinviando il funzionamento di qualche migliaio di lavatrici in modo da abbassare il consumo nel momento di un picco anomalo
"In Spagna oggi le fonti rinnovabili forniscono già il 40% dell'elettricità, in Danimarca superano il 28%, l'Italia è oltre il 23%, in Germania il Parlamento ha deciso di compensare la chiusura delle centrali nucleari con un aumento dell'energia fornita dal sole e dal vento", ha ricordato Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace. "Nel complesso dell'Europa è ipotizzabile che le rinnovabili arrivino fino al 68% nell'arco di vent'anni. Ma per andare oltre bisogna fare delle scelte".
"Il vero punto debole del sistema delle smart grid sono carbone e nucleare perché hanno una produzione poco flessibile", ha aggiunto Onufrio. "Se la loro quota dovesse rimanere al livello attuale, in Europa si rischiano di perdere 32 miliardi l'anno di energia prodotta dal sole e dal vento: non potrebbe essere utilizzata. Invece usando come stabilizzatori del sistema gas, geotermia, biomasse, cioè fonti flessibili, si può ottenere il massimo della convenienza economica in uno scenario di rinnovabili molto avanzato".

Francesca Baron

  Greenpeace, Revolution: battle of the grids