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Briciole di pane

Mafia, è in Lombardia il paradiso del riciclaggio

La relazione della Direzione investigativa antimafia: il 50% delle operazioni al Nord.

Milano, 24 agosto 2011 – E’ da sempre quella sottile linea che separa universo legale da quello degli illeciti. Per le holding del crimine il riciclaggio di denaro sporco è senza dubbio lo strumento più efficace per infiltrarsi nel mondo delle banche e della finanza, trasformando i proventi di usura. estorsioni e rapine, in banconote nuove di zecca da investire nelle attività più redditizie. Non è un caso che le maggiori organizzazioni criminali del Belpaese assomiglino sempre più a delle lavanderie, pronte a ripulire fiumi di denaro frutto degli illeciti più disparati. Gli investigatori della Direzione investigativa antimafia (Dia) se ne sono accorti da tempo e nella relazione che ogni sei mesi finisce sul tavolo del ministro dell'Interno denunciano ancora una volta il dilagare del fenomeno. Nell'ultima pubblicazione, relativa al secondo semestre 2010, la Dia rileva, infatti, un aumento del 10.7% delle segnalazioni di transazioni finanziarie sospette. rispetto ai sei mesi precedenti. Le segnalazioni. spiegano gli uomini della Dia nel documento, sono passate dalle 12.828 del primo semestre 2010 alle oltre 14 mila del secondo, registrando un incremento di quasi 1.400 unità. Cifre che hanno spinto gli 007 della Dia ad esaminare le posizioni patrimoniali di oltre 17 mila persone fisiche. Dalla voluminosa pubblicazione emerge anche una geografia del riciclaggio. Il principale snodo si conferma il Nord Italia con quasi il 50% delle segnalazioni, a riprova che ormai gli affari dei clan si sono spostati dal Mezzogiorno alla Pianura padana. AI Centro e al Sud e Isole, invece, le segnalazioni hanno raggiunto rispettivamente una quota del 28 e 23,4%. Tra le regioni invece è la Lombardia ad essere la vera fucina del riciclaggio: tra luglio e dicembre 2010 nella regione sono state segnalate quasi 3 mila operazioni sospette, ossia il 20.3% del totale nazionale. Un altro centro nevralgico è il Lazio, con oltre 2 mila segnalazioni pervenute in sei mesi seguito dalla Campania che invece ne ha totalizzate 1.832. Aree queste che secondo gli investigatori continuano a «configurare un importante snodo delle attività potenzialmente riconducibili al riciclaggio». Un fenomeno che però non è l'unico a preoccupare gli uomini della Dia. Le mafie continuano sempre più a prendere di mira gli importanti appalti per la realizzazione di grandi infrastrutture: è il caso dell'autostrada Brebemi, della Salerno-Reggio Calabria o della linea b della metro di Napoli le cui ditte sono state «attenzionate» dalla Dia. Campanelli di allarme a parte, nella seconda metà dello scorso anno non sono mancati però risultati soddisfacenti nella lotta al crimine e le cifre che emergono dalla relazione sono indicative dell'immenso patrimonio di cui dispongono ancora i clan. Tra sequestri e confische. nella seconda parte dell'anno la Dia ha messo le mani su quasi 2 miliardi di beni, circa 1.8 dei quali bloccati alla criminalità siciliana. Per quanto riguarda ndrangheta e camorra. invece, la Dia ha messo sotto sigillo rispettivamente patrimoni di quasi 100 milioni e poco meno di 30 milioni di euro. Decisamente più «modesto», infine, il patrimonio bloccato alla mafia pugliese, la sacra corona unita, a cui gli investigatori hanno sequestrato beni per 3 milioni di euro.

Gianluca Zapponnini - MF