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Briciole di pane

Opere, arriva la cabina di regia unica

Porti, rigassificatori, autostrade, ecco il piano antiburocrazia

Roma, 21 agosto 2012 - Così come le scelte di politica economica e finanziaria, anche le infrastrutture strategiche per il Paese avranno il loro «Comitato ministeriale di indirizzo strategico». Una cabina di regia unica, in grado di superare gli intoppi, individuando e selezionando le priorità. L'obiettivo? Eliminare la burocrazia. Accorciare i tempi. Snellire le procedure e l'iter autorizzativo, per arrivare in tempi molto più ristretti a individuare le opere necessarie all'ammodernamento infrastrutturale del territorio, a gestire i rapporti con gli enti territoriali, fino all'apertura dei cantieri.
La composizione è ancora da definire ma è probabile che ne facciano parte il ministero dell'Economia, dell'Ambiente, dello Sviluppo Economico e Infrastrutture e forse le Regioni. Quello che è certo è che il viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, Mario Ciaccia, secondo quanto risulta a Il Messaggero, avrebbe continuato a lavorare alla stesura della norma che porterà alla costituzione del Comitato interministeriale per le opere strategiche anche durante la pausa estiva e che, con molta probabilità, la disposizione potrebbe essere inserita nel disegno di legge ordinamentale che rimetterà ordine nella moltitudine di leggi approvate finora dal governo già dal prossimo autunno. I tempi si annunciano quindi stretti. Decisivo sarà ovviamente il supporto delle Regioni che spesso, negli anni passati, hanno creato non pochi problemi alla realizzazione delle grandi opere. Basti pensare, ad esempio al super porto di Trieste ancora in alto mare a causa di una diatriba tutta legata a questioni regionali.
Sia il premier Monti che il ministro Passera sono molto sensibili a questo tema. Del resto si tratterebbe di una mini riforma a costo zero ma che, in tempi di crisi, è in grado di sbloccare risorse e dare fiducia ai mercati. Ma quali saranno le opere strategiche? L'elenco dettagliato ancora non c'è. Ma è evidente che in cima alla lista ci sono i termovalorizzatori, i rigassificatori, i quattro corridoi infrastrutturali del Paese, i porti e gli aeroporti. Insomma, le opere necessarie a dare competitività al Paese. Quelle su cui pesano, come una spada di damocle, i veti incrociati e le storture dei procedimenti autorizzativi.
Nel disegno di legge, in via di definizione, sono previste tutta una serie di norme che scardinano di fatto il vecchio regime e affidano ad un unico centro, il comitato appunto, sia il coordinamento che il monitoraggio. Dando ampi poteri per sollecitare i responsabili della realizzazione delle opere a compiere nei tempi previsti quanto dovuto. Insomma, un modo per cercare di recuperare terreno e mettersi in linea con gli altri Paesi europei. E proprio il coinvolgimento degli enti locali mira a risolvere a monte tutta una serie di problematiche.
Del resto nel settore delle grandi infrastrutture e dell'edilizia in genere sono in arrivo ulteriori novità che dovranno, in aggiunta alle disposizioni approvate finora, ridare fiato al settore rimettendo in moto gli investimenti e l'occupazione.
In questa direzione va il rafforzamento dello sportello unico edilizia che dovrebbe decollare a breve. Come i contratti di disponibilità che consentono ai Comuni che devono effettuare investimenti senza appesantire il bilancio di creare delle società veicolo che realizzano l'opera e alle quali il Comune pagherà poi un canone determinato.

Umberto Mancini (Il Messaggero)