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Briciole di pane

Pedemontana e Tem, cantieri a rischio se la Provincia non trova 400 milioni

Dopo il flop dell'asta della Serravalle, ricerca di misure-tampone e di strumenti per garantire l'equity chiesto dalle banche

Milano, 10 dicembre 2012 – Dopo il flop dell'asta per la vendita dell'82% di Milano-Serravalle (che controlla il 68% della società di progetto Pedemontana e insieme ad Asam-Provincia di Milano il 48% di Tem) si fa sempre più concreto il rischio del blocco dei cantieri di due delle poche grandi opere in costruzione in questo momento in Italia.
I nodi sono come noto la revisione dei piani economico-finanziari del 2007 imposti dalle banche, con aumenti consistenti dell'equity, e la debolezza del socio di riferimento Provincia di Milano (68% in Pedemontana e 48% in Tem tramite le controllate Serravalle e Asam), che deve appunto vendere società o quote di capitale e non trova acquirenti. I cantieri si fermeranno se entro poche settimane, massimo qualche mese, non saranno effettuati aumenti di capitale di 120 milioni per Tem (di cui 57 a carico della Provincia) e almeno 500 milioni per Pedemontana (di cui almeno 340 a carico dei soci che fanno capo alla Provincia).
PEDEMONTANA
Sulla soglia del baratro c'è prima di tutto la Pedemontana. I lavori del primo lotto (general contractor Impregilo, contratto da 629 milioni) sono già ampiamente in corso e dovrebbero finire nel 2013. Ma il nodo è sempre lo stesso: il suo fabbisogno ammonta a cinque miliardi di euro (compresi oneri finanziari), con un contributo statale di 1,2 miliardi: il resto tocca all'equity da parte dei soci, pari al momento a 536 milioni di euro di cui 200 milioni messi a disposizione, e poi al mercato attraverso diversi interlocutori per oltre 3,2 miliardi. Ma le banche non hanno rinnovato nemmeno il prestito ponte da 200 milioni scaduto nei mesi scorsi.
Ora però le casse sono vuote e la concessionaria non è in grado di far fronte ai Sal. La Milano-Serravalle, che controlla questa nuova tratta con il 68% delle azioni, è in mano (tramite la holding Asam) a un ente, la Provincia di Milano, in forte ridimensionamento in seguito al Dl Province del Governo.
Il bando per la vendita dell'82% di Serravalle messo in piedi in fretta e furia nei mesi scorsi si è chiuso con l'asta deserta. Il 5 dicembre però il Cda di Serravalle si è detto disponibile a un aumento di capitale di 100 milioni di euro tra Pedemontana e Tem (sugli oltre 400 necessari a suo carico).
Questo potrebbe dare un minimo di fiato all'iniziativa della Regione Lombardia che per assicurarsi il completamento del primo lotto sta cercando da questa estate di ottenere che la pen:entuale di finanziamento pubblico erogata a ogni Sal salga dall'attuale 35 all'80 per cento.
Cambia da ultimo gli scenari anche il presidente della Provincia di Milano Guido Podestà, che sempre il 5 dicembre ha dichiarato: «Adesso andiamo a offrire in vendita un 18% di Pedemontana, questo renderà più agevole la collocazione di Serravalle». Lascia, in un momento come questo stupiti, che Pedemontana, dopo aver cambiato ben quattro Ad nel giro di tre anni, è arrivata a sospendere il suo direttore generale, Umberto Regalia, sembra per disaccordi su nuove assunzioni.
TANGENZIALE (TEM)
È una calma solo di facciata quella di Tem (opera da 2,2 miliardi). Certo i cantieri sono partiti, e l'accordo con il concedente Cal (AnasRegione Lombardia) prevedono di dare priorità all'"arco Tem", il tratto di autostrada che permetterà anche l'accesso a Milano di Brebemi. Ma anche qui il rischio del blocco dei cantieri esiste.
Intanto il quadro economico di un'opera da 2,2 miliardi non è così stabile come avrebbe fatto pensare la concessione del prestito ponte da 120 milioni ottenuto il mese scorso. In questo momento le casse sono a secco, il "tiraggio" del prestito ponte non è ancora cominciato e l'aumento di capitale per altrettanti 120 milioni non si è ancora verificato. A rendere più confuso il quadro, la scelta sempre di Tangenziali Esterne di convocare un'assemblea il 10 dicembre con all'ordine del giorno la revoca dell'attuale Ad Antonio Marano.

Massimiliano Carbonaro (Il Sole 24 Ore Edilizia e Territorio)