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Briciole di pane

Quanto costa quel km

L'autostrada più cara d'Italia? L'A32 Torino-Bardonecchia. Ma anche altre arterie del Nord-ovest non scherzano

Roma, 1° marzo 2013 – Cara autostrada, quanto ci costi. È esperienza comune, arrivati al casello, restare sorpresi dell'esborso al quale si è costretti per aver percorso quei chilometri, tanti o pochi che fossero, di arteria "veloce". A meno di non rimandare lo stupore al ricevimento dell'estratto conto del Telepass, se si è dotati di questo strumento di pagamento elettronico. Non è un caso, comunque, se si è registrata una flessione del 7,4% del traffico autostradale (nei primi nove mesi del 2012): colpa dei costi alle stelle dei carburanti, frutto anche di una politica di spremitura fiscale senza precedenti, e dell'impoverimento generale degli italiani. Ma il costo dei pedaggi, che colpisce in particolare gli utenti abituali, siano essi pendolari o "frequent traveller" sulle lunghe distanze, non è estraneo al fenomeno. E gli ulteriori rincari, scattati per quasi tutti i percorsi il 1 gennaio, non hanno certo contribuito a rendere più facile la situazione.
In questo contesto, ci è venuta una curiosità: le autostrade sono sì costose, ma non tutte nella stessa misura. Quali sono le più care d'Italia? Saperlo, grazie al web, è facile. Basta prendere tutti i percorsi a pagamento classificati secondo la denominazione ufficiale (A1, A4, A5 ecc.), rilevandone il pedaggio relativo alle loro estremità; bisogna poi dividerlo per il numero di chilometri sui quali viene calcolato il pedaggio, talvolta superiore a quello della distanza teorica tra le località perché tiene conto di rami e svincoli di accesso. In questo modo si ottiene il costo di ogni chilometro, espresso in centesimi; ed è possibile redigere una classifica di onerosità, indipendente dalla lunghezza complessiva di ogni arteria.
I risultati sono interessanti. La più cara autostrada d'Italia risulta essere l’A32 Torino-Bardonecchia: percorrerla significa, infatti, sborsare la bellezza di 14,5 centesimi al chilometro. Un record negativo, al quale però si avvicinano l’A5 (Torino-Aosta) coi suoi 13,6 cent/km, l’A15 della Cisa (Parma-La Spezia) con 11,3 cent/km, l’A10 Autofiori (Savona-Ventimiglia) con 10,8 e I'A12, nel suo tratto ligure-toscano (Genova-Rosignano Marittimo), con 10,2. Se a questo quadro aggiungiamo la discreta cifra richiesta per percorre l'ancora incompleta A33 Asti-Cuneo (10,1 cent/km), è facile rilevare il predominio, nella non invidiabile classifica dell'onerosità, delle autostrade del Nord-ovest.
Colpa dell'orografia accidentata, diranno sicuramente le società di gestione, che ha comportato la realizzazione di un maggior numero di gallerie, viadotti, costosi manufatti. Ora, premesso che anche questi tracciati corrono in parte a fondovalle, cioè in placide zone di pianura che non hanno richiesto sforzi ingegneristici sovrumani, va anche detto che, con la sola eccezione dell'A33 (ancora lungi, appunto, dall'essere interamente percorribile, nonostante gli anni di lavoro), sono tutte arterie non propriamente fresche d'inaugurazione: e i decenni trascorsi dal loro completamento dovrebbero aver ampiamente permesso d'ammortizzare i maggiori costi iniziali di costruzione.
Inoltre, a ben vedere, non è che queste autostrade siano le sole a correre in territori montagnosi. Ma se proviamo, per esempio, a considerare il tratto più impervio dell'A22, quello che va dallo svincolo di Bolzano Nord al Brennero, troviamo un costo chilometrico decisamente inferiore, pari a 7,1 cent/km; mentre il tormentato tratto appenninico dell'Autosole, compreso tra Firenze Nord e Bologna centro-tangenziale, grava solo poco di più sulle nostre tasche (per 7,5 cent/km).


Intervenga l'Autorità

Pesi e misure sono molto diversi, dunque. Frutto delle concessioni scritte e rinnovate nel corso degli anni dalle società di gestione con l'Anas e il ministero delle Infrastrutture, un tempo dei Lavori pubblici; un meccanismo che non ci stanchiamo di chiedere che venga rivisto da cima a fondo. E lo faremo anche con il Governo entrante, cui spetta il compito di rendere finalmente operativa l'Autorità dei trasporti, chiamata a vigilare in materia, varata dall'esecutivo Monti e mai diventata operativa per il continuo disaccordo tra i partiti sull'assegnazione delle relative poltrone. Una delle tante vergogne della politica nazionale.
Come si può desumere dalle tabelle, comunque, ai primi posti della convenienza ci sono diverse arterie del Mezzogiorno, con in testa il tratto iniziale dell'A3, che va da Napoli a Salerno (3,8 cent/km; dalla città campana a Reggio Calabria l'arteria, gestita dall'Anas e frutto di eterni lavori di ammodernamento, è del tutto gratuita, così come alcuni tracciati siciliani).
Abbiamo considerato a parte le tangenziali dei maggiori centri urbani: non perché siano meno onerose (anzi, figurerebbero spesso nella top ten delle arterie più care), ma perché, in genere, al loro pedaggio è sottoposto solo chi le percorre interamente, mentre chi entra ed esce da svincoli intermedi riesce facilmente a sottrarsi all'obolo. Cosa, com'è facile immaginare, che crea maggiore congestione in certe aree del tessuto urbano rispetto ad altre.
Infine, una curiosità: abbiamo preso in considerazione anche 20 tra i percorsi intermedi più battuti, che non prevedono la percorrenza di un'intera autostrada. Ne è venuta fuori un'altra classifica, che vede ancora una volta penalizzato il Nord-ovest: nei primi posti per onerosità troviamo, infatti, i viaggi da Milano ad Aosta, da Torino a Milano e da Torino a Piacenza. Tutti percorsi che, in diversa misura, comprendono tratti gestiti da società del gruppo Gavio.

Laura Confalonieri ed Emilio Deleìdi (Quattroruote)