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Briciole di pane

Rinnovabili, compromesso sul decreto

Industriali: è la veglia funebre del settore. Benzina record: 1,6 euro

Roma, 5 maggio 2011 - A due mesi dalla cancellazione degli impegni sulle fonti rinnovabili, è stata trovata un’intesa che dovrebbe essere ratificata oggi dal Consiglio dei ministri. La lunga fase di incertezza che ha provocato la protesta delle banche e degli imprenditori del settore - preoccupati per gli oltre 100 mila posti di lavoro a rischio - dovrebbe chiudersi con l’accordo tra il ministero dello Sviluppo Economico e quello dell’Ambiente sul punto più controverso: la certezza del diritto per chi investe in questo settore.
Fino ad oggi una famiglia o un imprenditore che chiedevano un prestito per finanziare un impianto solare non avevano la sicurezza di poter rientrare del loro investimento seguendo il calendario stabilito: i tempi dell’allaccio, e quindi il livello degli incentivi che decrescono con il passare dei mesi, dipendevano dal gestore della rete e un ritardo poteva trasformarsi in un serio danno economico. Con il nuovo accordo, fortemente sostenuto dal ministero dell`Ambiente, si mette un limite all’incertezza: entro 30 giorni dal momento in cui l’impianto è pronto deve avvenire l’allaccio che fa scattare il conto energia. In caso contrario matura il diritto ad un indennizzo.
Un passo avanti che non è bastato a sciogliere le tensioni. Mentre la benzina raggiungeva un nuovo record (un «sovrapprezzo intollerabile» secondo i consumatori) sfiorando quota 1,6 euro al litro e segnalando la progressiva instabilità del settore dei combustibili fossili, il direttore di Solarexpo, la terza fiera mondiale del settore, annunciava a Verona il forfait del ministro dello Sviluppo Economico.
Paolo Romani ha rinunciato ad aprire i lavori ma con un messaggio ha cercato di «rassicurare gli operatori» parlando di una «decisione impegnativa per il paese»:uno sforzo accolto dalla sala con urla e commenti inequivocabili («buffone», «vergogna»).
Il nuovo decreto taglia ulteriormente gli incentivi rispetto alle bozze fatte circolare nei giorni scorsi e stabilisce tetti più severi per gli impianti fotovoltaici che si possono realizzare anno per anno. Complessivamente da oggi al 2016 - secondo i calcoli del governo - potranno essere installati 12.500 megawatt più quelli ricavati dagli impianti entro i 200 chilowatt a terra ed entro 1 megawatt sugli edifici.
Ma il testo, ancora non ufficiale, è stato già bocciato dall'opposizione e dagli operatori del settore.
Per il leader del Pd Pier Luigi Bersani le scelte del governo in materia di energia rinnovabile sono «insensate».

Anie-Gifi, l`associazione che fa riferimento a Confindustria, ha espresso una «forte delusione» per i continui rinvii e la mancata firma del decreto nel giorno dell`apertura di Solarexpo. Per Assosolare la bozza è «peggiorativa e penalizzante».
Per Asso Energie Future «a Verona si celebra non la festa del fotovoltaico ma la sua veglia funebre:l`industria è ferma da due mesi, non ci sono ordini, le banche hanno chiuso i rubinetti». Il movimento Sos Rinnovabili ha lanciato un`azione legale per far ottenere un risarcimento alle aziende danneggiate dalla cancellazione retroattiva degli impegni.
Sul versante opposto Assoelettrica ha criticato il decreto parlando di un «costo enorme che graverà sulle famiglie e sulle imprese» ma ha lasciato la porta aperta alla possibilità di uno sviluppo positivo del settore se «riuscirà a rivolgersi verso nuovi mercati internazionali». In gioco è un mercato che, secondo la ricerca appena conclusa da Althesys, vale 12 miliardi di euro l’anno.

Antonio Cianciullo - La Repubblica