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Briciole di pane

Rinnovabili/ Studio: obiettivo Ue al 2020 non sarà centrato l' Europa non ce la farà ad avere 20% energia da fonti verdi

Roma, 24 novembre 2010 - Avanti nella riduzione delle emissioni dei gas serra, ma indietro sulle rinnovabili. È in chiaroscuro il bilancio delle azioni condotte dall'Unione Europea contenuto nel rapporto European Energy Markets Observatory, redatto da Capgemini in collaborazione con altri organismi. Il rapporto evidenzia che, grazie a specifiche misure legislative adottate a livello nazionale, ma anche alla recessione internazionale che ha rallentato produzione e consumi, l'Unione Europea non dovrebbe avere difficoltà a conseguire l'obiettivo riguardante la riduzione del 20% delle emissioni di gas serra. Nel 2009 la diminuzione è stata del 7% ed è ormai prossima al raggiungimento del traguardo previsto dal protocollo di Kyoto. Negli anni successivi - prevede il rapporto - questo trend si consoliderà per effetto della debolezza economica e della delocalizzazione di molti impianti industriali fuori dal territorio europeo, rendendo concreto il conseguimento (e forse il superamento) dell'obiettivo fissato per il 2020. A questo risultato positivo si contrappone, però, un bilancio in parte deludente in materia di energie rinnovabili. La stessa congiuntura economica che ha favorito il calo delle emissioni, ha infatti rappresentato un freno per un'ulteriore espansione delle rinnovabili avendo comportato una contrazione degli investimenti e indotto i governi a ridurre il volume delle incentivazione per alleggerire i bilanci e le bollette dei consumatori. Nel 2009 sia eolico che fotovoltaico sono aumentati sul territorio europeo, con tassi di crescita, rispettivamente, del 15% e del 53%. Ma questi incrementi sono risultati inferiori a quelli degli anni precedenti. Pertanto, se non si riuscirà ad invertire la rotta, l'Unione Europea non riuscirà a centrare l'obiettivo di portare le fonti rinnovabili al 20% del mix energetico entro il 2020. Il rischio di fallire l'obiettivo riguarda anche l'impegno rivolto alla riduzione dei consumi energetici. Nel 2009 i consumi primari dell'industria sono scesi del 5,6%, ma analoghi progressi non si evidenziano nei settori dell'edilizia e dei trasporti che richiedono tempi di adeguamento più lunghi per rispondere alle sollecitazioni indotte per via legislativa.