Sanzioni amministrative, quando la multa consente di fare cassa
Ci sono dei comuni che prevedono, nel 2015, anche un 20% in più dei proventi

Roma, 11 febbraio 2015 - Bilanci di previsione e sanzioni amministrative. Argomento di particolare attualità, visto che di recente un’inchiesta di AdnKronos (Vai al link), ripresa da importanti testate giornalistiche, ha fatto il punto su quanto i Comuni “prevedono” di incassare, nel 2015, per le “multe” inflitte agli automobilisti. In via preliminare, ci si interroga, dal punto di vista amministrativo ed etico, circa la praticabilità di sottoporre a “previsione” determinate entrate degli Enti locali.
Ha senso, cioè, pianificare gli introiti dei proventi contravvenzionali, oltretutto in un contesto in cui le statistiche segnalano una diminuzione del traffico automobilistico dovuta alla crisi economica? Una scelta del genere sembrerebbe presupporre due condizioni: o un’attività di controllo sulle strade del tutto insufficiente negli anni precedenti - un indiretto atto d’accusa alla stessa Amministrazione locale – o la volontà d’intensificare accertamenti “automatici” perché supportati dalla tecnologia, volontà che non risponde a un criterio di pianificazione dei controlli ma, per dirla in due parole, all’utilizzo di qualche autovelox in più, da posizionare indiscriminatamente su arterie a grande scorrimento (sovente, appartenenti ad altre Amministrazioni).
Non è dato, infatti, conoscere, nel quadro di un’attività di controllo correttamente intesa, oltretutto in riferimento a un universo così complesso come la circolazione stradale, quali potranno essere gli esiti di controlli fino al punto di costruirvi sopra previsioni di bilancio. Una pianificazione dei controlli, tra l’altro, vorrebbe dire una consapevole concentrazione delle operazioni di Polizia stradale nei settori ritenuti, di anno in anno, più “sensibili” (la cartellonistica pubblicitaria? La copertura assicurativa dei veicoli? Il trasporto merci in conto terzi? Non c’è che l’imbarazzo della scelta). Ma, di tutto questo, si ha ben poca notizia.
Si avvalora, quindi, nell’opinione pubblica, il sospetto che prevalga l’interesse al gettito dei proventi contravvenzionali sul presidio delle strade in funzione della sicurezza. Il flusso di denaro in entrata nelle casse dei Municipi, per capirci, il cui utilizzo segue percorsi e criteri piuttosto complessi, quando non discutibili. L’unico utilizzo riconducibile a un criterio solido e immediatamente percepibile dalla collettività, ossia il miglioramento fisico dell’infrastruttura stradale su cui l’accertamento dell’infrazione è avvenuto, è ancora una chimera.
Ognuno faccia le proprie riflessioni. Ma, come ha puntualizzato il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, al recente “Quattroruote Day”: "Non si può fare cassa e risanare i bilanci con il Codice della strada sulla pelle degli automobilisti". Una presa di posizione, autorevole, condivisa dai più.