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Briciole di pane

Sulle riserve è scontro Governo-costruttori

Anche l'Ance assedia Tremonti: «Via il tetto, poi la soluzione»

Milano, 6 giugno 2011 - Sarà sul tetto alle riserve che si consumerà lo scontro più duro tra Governo e costruttori: da una parte il ministro dell'economia, Giulio Tremonti, inventore e strenuo difensore del divieto totale di aumenti su progetti validati e del tetto del 20% negli altri casi residuali, dall'altra i costruttori (con un asse unico tra i grandi dell'Agi e i piccoli e medi dell'Ance) che ritengono lo stop incostituzionale «perché scarica su un solo soggetto, il costruttore» anche gli errori di altri, quali i progettisti o i validatori. In mezzo, in una scomoda posizione il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, che seppur consapevole delle ragioni dei costruttori non intende aprire nuovi fronti con il collega Tremonti. Come andrà a finire lo sapremo, forse, alla fine di questa settimana: quando cioè saranno iniziate le votazioni degli emendamenti al decreto sviluppo che contiene appunto lo stop alle riserve negli appalti. «Non presenteremo nostre proposte di modifica, se ci saranno emendamenti saranno di origine parlamentare e li valuteremo insieme con il resto del Governo» questa è la posizione che filtra dal ministero delle Infrastrutture, dove invece si sta lavorando ad altri ritocchi al decreto. I costruttori possono quindi sperare solo in qualche sponda parlamentare (peraltro il DI 70/2001 è stato assegnato solo alle commissioni Bilancio e Finanze della Camera, essendo stata negata la competenza della commissione Lavori Pubblici) per portare avanti le proprie richieste. Che sono diametralmente opposte alle scelte del Governo. Lo ha ricordato il vicepresidente Ance con delega alle Opere pubbliche, Riccardo Giustino alle assise dell'associazione della scorsa settimana a Ischia: «Non si capisce perché dei cinque attori che intervengono nel processo di realizzazione delle opere pubbliche (amministrazione, progettista, validatore, società di assicurazione e costruttore) gli sbagli devono essere fatti pagare solo al costruttore» è sbottato. Ance e Agi stanno cercando insieme una via d'uscita. «Ma va pensata con calma, non ce la faremo per il 6 giugno data di scadenza degli emendamenti» avverte Giustino. Quindi i costruttori chiedono di stralciare per ora la norma. In realtà una traccia c'è già — conferma Giustino — «Stiamo studiando il modo con cui il costruttore possa rivalersi sul progettista e dunque sulla sua assicurazione per i danni legati a errori progettuali». Ma serve tempo: «È un operazione complessa nella quale bisogna coinvolgere fin dal primo momento il mondo assicurativo, quindi noi insistiamo per lo stralcio nell'immediato» conclude Giustino, comunque consapevole che si tratta di una richiesta difficilissima da far digerire al Governo. L'Ance pensa poi anche a un meccanismo di confronto preventivo, sul modello di quello sperimentato con successo dalla banca Mondiale: insieme all'invito, all'impresa viene spedito il progetto da analizzare. Eventuali obiezioni sono trattate in un incontro congiunto tra ente, progettista e candidato, per gli ultimi ritocchi. A quel punto le riserve sono limitate alle sorprese archeologiche e ai veri imprevisti
Si lavora invece a emendamenti di correzione per altre parti del decreto sviluppo. Qualche spiraglio, ad esempio, si sta aprendo per gli indennizzi sugli aumenti dei materiali. Il ministero delle Infrastrutture sembra intenzionato a rendere ordinario l'indennizzo (di fatto tornando alla vecchia revisione prezzi) ma chiedendo in cambio di alzare al 15 l'alea a carico dell' appaltatore. Si punta poi alla marcia indietro sull'aumento della trattativa privata per i beni culturali, che potrebbe allinearsi al resto del mercato (soglia a un milione). Si sono fatti due conti: a 1,5 milioni scomparirebbe il 96% del mercato.

Valeria Uva - Il Sole 24 Ore