Tav: valutazione di impatto ambientale in ritardo per la tratta italiana
Torino-Lione. Rfi non consegna il piano
Torino, 22 febbraio 2011 - Nel giugno del 2010 erano stati presentati i progetti preliminari per la tratta internazionale e per quella italiana della linea ad alta velocità ferroviaria Torino-Lione. Per la prima parte, di competenza di Ltf, tutto è proseguito regolarmente, con l'attivazione dell'iter per la Valutazione d'impatto ambientale (Via) e per la Conferenza dei servizi. Tanto che - assicura Mario Virano, presidente dell'Osservatorio sulla tratta ferroviaria- entro un paio di mesi si arriverà all'approvazione del progetto preliminare. Peccato che per la parte di competenza di Rfi, nella tratta italiana, tutto sia rimasto fermo. Il progetto non è stato presentato né al ministero dell'Ambiente per la Via né alla conferenza dei servizi. Un atteggiamento che, di fatto, conferma i dubbi espressi nei giorni scorsi dalle associazioni industriali del Piemonte. «Rfì - aveva sostenuto Gianfranco Carbonato, presidente dell'Unione industriale di Torino - è rimasta legata al primo progetto e non sostiene il secondo». Il primo progetto che - ricorda Roberto Rosso (Pdl) - era stato bocciato da una sollevazione popolare e il governo aveva costretto Rfi a ritirarlo, benché ci fosse l'approvazione del Cipe. E ora Rfi attende che sia convocato un tavolo istituzionale da cui arrivi la richiesta del progetto. «Dopo l'approvazione alla Camera, il 18 ottobre scorso all'unanimità, della mozione a favore della Torino-Lione, ho scritto a Rfi - precisa Virano - per sottolineare che un pronunciamento unanime era un invito sufficiente per presentare il progetto e attivare la Via. Ma dopo un mese Rfi ha risposto di aver chiesto al ministro dei Trasporti se fosse il caso di presentare il progetto, senza ottenere una indicazione ufficiale». Insomma, un atteggiamento che lascia spazio ai dubbi sull'effettiva volontà di realizzare l'opera. E che provoca, nel migliore dei casi, un ritardo di 7 mesi rispetto alla tabella di marcia della parte comune di competenza di Ltf. Che, tra l'altro, ha modificato il progetto relativo alla parte comune. Perché - ricorda Virano - i rappresentanti del territorio della Val Susa hanno contestato il modello di cantierizzazione, respingendo l'ipotesi che il materiale di scavo venisse spostato utilizzando camion e teleferica. E hanno richiesto di rispettare le indicazioni dell'Osservatorio per l'utilizzo di nastri trasportatori coperti e treni sigillati. Il ministero dell'Ambiente ha accolto le richieste e Ltf le ha recepite. Restano però dei problemi. Perché i Comuni della Bassa Val Susa vorrebbero esaminare i progetti in contemporanea. Comunque si procede. Per la galleria geognostica della Maddalena è stato completato l'iter del progetto definitivo e i cantieri, se dalla Corte dei Conti arriverà il via libera, apriranno a fine maggio. Servirà per conoscere il terreno, per realizzare un'uscita di sicurezza del tunnel di base, ma anche per testare le fresa che realizzerà l'intera opera. Ma servirà anche per dimostrare la possibilità di lavorare con il consenso del territorio. Nel frattempo Italia e Francia dovranno accordarsi per la ripartizione dei costi, in modo da ottenere dall'Unione europea 3 miliardi dei 10 di costo della parte comune.
(Fonte: Il Sole 24 Ore)
(Fonte: Il Sole 24 Ore)