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Briciole di pane

Tiburtina, l'Autorità censura la gara

Per la gestione della stazione Av di Roma «termini troppo brevi e bando poco chiaro»

Roma, 17 aprile 2013 – Il terminal dell'Alta velocità di Roma Tiburtina nel mirino dell'Autorità di Vigilanza sui lavori pubblici. Sotto accusa finisce la gara promossa da Rfi (Gruppo Fs) per la gestione della nuova stazione costata oltre 150 milioni, assegnata a Grandi Stazioni, società anch'essa controllata da Fs e partecipata dai privati riuniti nella società Eurostazioni. Secondo l'Authority, Rfi ha «operato in contrasto con i principi di libera concorrenza, parità di trattamento, trasparenza, proporzionalità e pubblicità» previsti dalle norme sugli appalti.
L'Autorità, nella delibera 7/2013, invita Rfi a comunicare entro 30 giorni le iniziative in autotutela: in pratica l'annullamento del contratto.
La prima contestazione riguarda la scadenza del bando. Inizialmente fissata in 15 giorni dall'avviso, poi prorogati di altri 20 su richiesta di tre società (Grandi Stazioni, Centostazioni, Libra), arrivata il giorno prima della scadenza. Termini «non congrui in ragione della complessità della gara», dice l'Autorità.
E non basta. Perché mentre Rfi ha avvisato subito le tre società (il giorno dell'avviso-bis) della decisione di concedere la proroga, ha invece pubblicato l'avviso in Gazzetta soltanto dopo la scadenza del termine di partecipazione («indicato nel bando a pena di esclusione»), «in violazione della par condicio tra operatori», determinando «l'invalidità della proroga così come di tutti gli atti successivi».
In sostanza, sottolinea l'Autorità, della proroga «si sono avvantaggiate lesole società sopra indicate, che sono statele uniche a essere informate tempestivamente, mentre il restante mercato di riferimento è stato informato in maniera difforme». Alla fine, ricorda l'organo di vigilanza sugli appalti, la gara è stata aggiudicata per un valore di 63,7 milioni a Grandi Stazioni, unica azienda ad aver risposto al bando insieme a Centostazioni, altra società di proprietà Fs.
Anche l'importo del bando è finito sotto esame. Motivo? Per calcolarlo Rfi ha fatto riferimento solo al canone di 1,5 milioni all'anno da corrispondere al concessionario «senza considerare i ricavi ipotizzabili in relazione alla futura gestione», determinando «la mancanza di una trasparente e corretta informazione agli operatori economici sui reali valori della concessione». Di conseguenza, l'Autorità contesta a Rfi la previsione di requisiti economici - fatturato di 100 milioni nell'ultimo quinquennio, maturato peraltro solo con la gestione di «servizi identici a quelli di gara» - e anche tecnico-professionali sproporzionati rispetto all'importo presunto del bando «sia sotto il profilo qualitativo che quantitativo, con effetti fortemente restrittivi della concorrenza».
«Irragionevolmente lunga», è stata poi giudicata la durata della concessione (30 anni) «non basata su ragioni oggettive, bensì su valutazioni di mera opportunità». Censurata, infine, anche la scelta di inserire «solo nel contratto» anche l'opzione di affidamento al concessionario dei servizi di manutenzione straordinari. Con la conseguenza che «tale affidamento, dunque, non è stato aperto ad alcun confronto concorrenziale».
Non è la prima opera che ferisce sotto il torchio dell'Authority guidata da Sergio Santoro, da qualche mese impegnata in un lavoro di verifica delle anomalie del mercato degli appalti (si vedano i casi dell'Agenzia spaziale e del metrò B di Roma, raccontati da «Edilizia e Territorio»). Le de-libere dell'Autorità rischiano però di rimanere lettera morta, perché al destinataria basta obiettare l'«inopportunità economica» a tornare sui propri passi. Non a caso, Santoro, nell'ultima relazione al Parlamento ha chiesto che l'efficacia delle delibere sia rafforzata, includendo «anche il potere implicito di annullamento degli atti dei soggetti vigilati».

Mauro Salerno (Il Sole 24 Ore)