Valdastico Nord, spunta un piano B, «E per la Tav pronti soci privati»
Per superare l'impasse ipotesi, nuovo innesto dell'autostrada sulla futura Valsugana.
Vicenza, 18 maggio 2012 – Tav, Valdastico Nord, tangenziale cittadina. Il sistema Vicenza chiama il governo a una mattinata di confronto nella sede degli industriali. A rappresentare l'esecutivo è il viceministro Mario Ciaccia, l'uomo delegato da Corrado Passera alla gestione della complicata partita delle infrastrutture: ne vengono fuori molte rassicurazioni e poche risposte puntuali. Tanto da provocare una nota successiva del sindaco Achille Variati sul filo dell'irritazione («Da un governo tecnico ci aspettiamo risposte concrete e non parole»).
Su due questioni strategiche non solo per la città berica ma per tutta la regione comunque viene fuori qualche novità. La prima riguarda il famoso nodo vicentino della Tav, che sarebbe meglio chiamare Alta capacità perché di questo si tratta: «Siamo pronti con un progetto che taglia i costi del 30% - annuncia Giuseppe Zigliotto, presidente di Confindustria Vicenza - lo presenteremo in dettaglio martedì». E, in parallelo, «entro il mese prossimo il tavolo di lavoro costituito insieme a Regione, Ance e Confindustria Veneto sarà in grado di produrre una proposta dettagliata per la realizzazione della tratta Verona-Padova anche con il coinvolgimento del capitale privato».
L'altro fronte caldo è la Valdastico Nord. Attilio Schneck, presidente della Brescia-Padova, fa il punto della situazione: «Il 20 giugno chiudiamo la conferenza dei servizi, proseguiremo così l'iter per il progetto preliminare che va approvato dal Cipe entro il 2013, termine entro il quale potremo ottenere il prolungamento della concessione fino al 2026». Se davvero si supera lo scoglio, «allora potrebbero aprirsi nuovi scenari». A cosa allude Schneck? Alla proposta di lunga gittata che sta frullando nella testa dell'assessore regionale Renato Chisso. Al suo omologo Alberto Pacher e, per esteso, al governatore Dellai, proporrebbe una sorta di tregua fino al fatidico Cipe. In cambio della ridiscussione futura della parte trentina dell'opera. Se decollasse un'intesa sulla nuova Valsugana, il Veneto (e di conseguenza la concessionaria Brescia-Padova) sarebbero disposti a rivedere lo sbocco a Besenello della Valdastico e a immaginare un nuovo innesto, stavolta sulla futura superstrada a pagamento che correrebbe lungo il Brenta. Insomma intanto si va avanti con il tratto veneto, poi si negozia sul resto ma intanto fateci portare a casa il sì del Cipe e la concessione. Ciaccia, sollecitato sul tema della Valdastico Nord, si schiera pro-opera ma avverte riferendosi all'intransigente niet dei trentini: «Il nostro ruolo può essere di moral suasion, non possiamo istigare la guerra civile».
Due sollecitazioni forti arrivano da Chisso. La prima riguarda i commissari straordinari: «Non ce li togliete - è l'appello al viceministro - altrimenti si bloccano i lavori della terza corsia sull'AO e della Pedemontana Veneta». Ciaccia risponde: «Se servono, facciamoli i commissari». Ma la dichiarazione dovrà superare la verifica dei fatti. L'assessore marca stretto anche sulla Tav veneta: «Sulle altre opere non chiediamo soldi. Ma sull'Alta capacità la nostra richiesta è forte. Dovete dirci quali risorse siete disposti a mettere in campo. E chi dovrà fare l'opera, visto che dal 2006 non lo si capisce più». Il viceministro non scioglie il nodo dei fondi statali e si limita a benedire l'eventuale project financing di cui parlano gli industriali: «Se c'è un piano economico finanziario sostenibile, i tempi per un approdo al Cipe possono essere anche relativamente brevi. Dopodiché si va a gara».