Alla Cina sette progetti per la Sicilia
Roma, 7 settembre 2011 - Ieri il presidente del fondo sovrano cinese, «China investment corporation», Lou Jiwei, ha incontrato a Roma il ministro degli Esteri Frattini. Hanno parlato dei rapporti bilaterali tra i due Paesi, ma anche del progetto cinese perla Sicilia come piattaforma strategica per attestarsi al centro del Mediterraneo. Frattini ha fatto avere all'interlocutore cinese l'elenco delle proposte della Regione siciliana, che sono: 1) l'aeroporto intercontinentale al centro dell'Isola, 2) il Ponte sullo Stretto, 3) la rete ferroviaria connessa a queste prime due infrastrutture, 4) il completamento dell'anello autostradale, 5) l'energia fotovoltaica, 6) i porti di Augusta e Pozzallo. Settimo e ultimo punto è stato aggiunto quello che riguarda il centro direzionale della Regione che dovrebbe accorpare tutti gli assessorati e che impegnerebbe una spesa di oltre un miliardo di euro.
E' soltanto un elenco sommario, le schede tecniche ed economiche, che non si possono fare nel giro di pochi giorni, saranno successivamente inviate a Pechino per approfondimenti. Finora i colloqui tra la Regione siciliana e i partner cinesi sono stati a livello della China Development Bank of investiment, un livello alto, ma il vertice del fondo sovrano cinese rappresenta il top. Questo è un primo passo ufficiale che coinvolge anche il governo nazionale nella persona di Frattini. Il resto si vedrà. Comunque che Frattini abbia parlato dei progetti della Sicilia con gli interlocutori cinesi è politicamente apprezzabile. Le proposte sono tutte grandiose. Tanto per dirne una, il progetto di un hub aeroportuale al centro della Sicilia prevede quattro piste parallele di cinque chilometri per l'atterraggio dei grandi Jumbo, anche di quelli che in futuro porteranno duemila passeggeri. Un hub aeroportuale per i voli transcontinentali che in pochi anni accoglierebbe 30 milioni di passeggeri, siamo a livello di Fiumicino, di Parigi, di Londra e di Francoforte. A che serve un hub in Sicilia? Serve poi a smistare con altri voli il traffico verso l'Africa, dove la Cina ha forti interessi, e verso il resto d'Europa. E accoglierà anche traffico dalle Americhe che oggi non hanno voli diretti con l'Africa e debbono fare prima scalo a Londra o Francoforte. Questo è uno degli esempi di cosa bolle in pentola e che è abbastanza complicato capire e apprezzare per chi ha sempre avuto una visione «localistica» dei problemi. Sembrano cose mirabolanti, ma la Cina ha risorse e prospettive mirabolanti, e se sta trattando con la Regione siciliana, che resta padrona di casa, qualche interesse concreto deve averlo. Una per tutte, l'ingresso nella società «Stretto di Messina» per il Ponte, il cui progetto cantierabile è in via di definizione e che deve rastrellare sul mercato finanziario internazionale il 60% del costo complessivo dell'opera, pari a 5 miliardi di euro.
Una delle schede che l'architetto Pier Paolo Maggiora - altamente stimato dai cinesi per il suo progetto delle «cento città» e della nuova Pechino sul mare - sta preparando assieme agli uffici della Regione riguarda il fotovoltaico. In questo settore c'è grande movimento perché il fotovoltaico sostituirebbe il nucleare che sta per essere abbandonato dopo il disastro di Fukushima. Sarkozy vuole fare nel Sahara libico, regione del Fezzan che è un enorme scatolone di sabbia, il più grande campo fotovoltaico del mondo con il progetto «Desertech». La Germania sta concludendo con la Grecia un'intesa per realizzare su 20 mila ettari dei campi solari perla produzione di 200 MW, pari a 20 Ciga. Fornirebbero un'energia pari a due centrali nucleari e questa energia verrebbe portata in Germania tramite elettrodotti. I posti di lavoro per la Grecia sarebbero migliaia. Il prossimo mese il ministro dello Sviluppo tedesco si recherà ad Atene per fissare i dettagli dell'accordo. Anche per il fotovoltaico c'è un progetto cinese per la Sicilia, che è una delle più soleggiate al mondo e ha grandi estensioni di terreno incolto. E siccome, come la Germania, anche l'Italia abbandona il nucleare (che del resto non ha mai avuto, tranne il sito, presto chiuso, di Montalto di Castro) questo progetto del fotovoltaico in Sicilia è un motivo di interesse per la strategia energetica del nostro Paese. Nel frattempo il porto di Augusta sta per avviare la sua ristrutturazione in tre fasi: la prima è quella della bonifica, la seconda consiste nel realizzare moli e piazzali con quella massa inquinante ricavata dal fondale, la terza è di fare nella zona di Punta Cugno un lungo pontile dal pescaggio di quasi 20 metri per l'attracco delle grandi navi portacontainer. E la Cina sta mantenendo i contatti con l'Autorità portuale augustana (tra l'altro ancora in attesa dello sblocco del finanziamento comunitario). C'è tutto questo nel rapporto Sicilia-Cina, che ha imboccato la strada dei preliminari dopo l'incontro di Lombardo con l'ambasciatrice cinese a Roma, signora Zhang.
Ora bisognerà approfondire i progetti ad uno ad uno con prudenza e serietà, senza farsi tirare la giacchetta da nessuno e senza complicanze di carattere politico locale. Siamo ancora ai primi passi, stiamo attenti non pestare le uova. L'incontro tra Frattini e il vertice del fondo sovrano cinese ha un significato importante. Ricordiamo che questo progetto ha interessato anche il segretario di Stato americano Hillary Clinton che nella sua recente visita a Pechino ha chiesto: «Che volete fare in Sicilia?».