Il conto alla rovescia dell'Ecomafia
Presentato il Rapporto 2011 di Legambiente
Roma, 7 giugno 2011 - Al disastro mancano 53 anni. Una catastrofe ambientale irreparabile. L'anno di non ritorno è il 2064. Per allora le sostanze tossiche filtrate dalle montagne di rifiuti nocivi seppelliti per vent'anni nelle discariche società di Cipriano Chianese, in una vasta area a nord di Napoli, raggiungeranno la falda acquifera profonda. Quel giorno ogni rubinetto delle province di Napoli e Caserta, ogni fontana, ogni vasca o deposito d'acqua, sputerà veleno. Le previsioni sulla catastrofe ambientale fatte del geologo Giovanni Balestri, in una relazione del 16 aprile 2010 acquisita agli atti del processo “Terra Promessa 2”, sono una delle tante notizie sconvolgenti di cui è disseminato il nuovo rapporto Ecomafia, appena presentato a Roma da Legambiente.
IL RUOLO DEI CLAN - I clan impegnati nel business dell’ecomafia sono 290, 20 in più rispetto al 2009; 19,3 miliardi di euro invece è il giro d’affari stimato per il solo 2010. Nel complesso, la Campania continua a occupare il primo posto nella classifica dell’illegalità ambientale, con 3.849 illeciti, pari al 12,5% del totale nazionale, 4.053 persone denunciate, 60 arresti e 1.216 sequestri, seguita dalle altre regioni a tradizionale presenza mafiosa: nell’ordine Calabria, Sicilia e Puglia, dove si consuma circa il 45% dei reati ambientali denunciati dalle forze dell’ordine nel 2010.
RECORD LOMBARDO - Ma al Nord è la Lombardia la regione dove l'illegalità ambientale cresce di più, in linea del resto con una tendenza riscontrata anche in altri ambiti criminali. L'area Nord Occidentale del Paese esprime del resto il 12% della torta complessiva. La regione di Milano è del resto al sesto posto nella classifica dei reati commessi nell'ambito del ciclo di rifiuti. Con 371 infrazioni accertati, stacca Sardegna, Toscana e Piemonte, ma anche le meridionali Molise e Basilicata.
LA TERRA DEI FUOCHI - La zona a nord di Napoli, che come abbiamo visto ha il triste primato dell'ecocriminalità italiana, è altrimenti nota come la Terra dei Fuochi. Laddove per fuochi si intendono le colonne di fumo nero e intenso che si alzano da montarozzi di rifiuti abbandonati per strada. Le discariche abusive, in larga parte realizzate dalla camorra con gli scarti di quanto non riescono a interrare, finiscono quasi sempre con un falò. E per far bruciare i rifiuti tossici i pneumatici sono un ingrediente indispensabile. Ardono lentamente, e sprigionano molto calore. Dal 2005 ad oggi sono state individuate 1250 discariche illegali di gomme d'auto, per un'estensione che supera ampiamente i sei milioni di metri quadrati. Ma dietro il fenomeno c'è un traffico internazionale che coinvolge Stati emergenti e del Terzo mondo, come Cina, India, Egitto, Malesia e Hong Kong, come porti di transito o meta finale di smaltimento. La perdita secca per lo stato Italiano ammonta invece ad oltre 140 milioni di euro, tra mancato pagamento dell'Iva sugli smaltimenti e sulla vendita dei pneumatici che invece vengono riciclati abusivamente.
LA PRESENTAZIONE - Il rapporto che delinea alla perfezione il sistematico saccheggio del territorio messo in atto dalla criminalità organizzata o da imprese che operano nell'illegalità è stato presentato a Roma, presso la sede del Cnel, durante una conferenza stampa cui hanno preso parte Antonio Marzano (Presidente CNEL), Vittorio Cogliati Dezza (Presidente nazionale Legambiente), Enrico Fontana (Responsabile Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità - Legambiente), Alfredo Mantovano (Sottosegretario Ministero Interno), Fabio Granata (Vice Presidente Commissione Antimafia), Marcello Tocco (Coordinatore osservatorio socio-economico sulla criminalità – CNEL) e Luca Palamara (Presidente dell'associazione Nazionale Magistrati).
IL MESSAGGIO DI NAPOLITANO - Ma anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha voluto far sentire la propria voce, inviando una nota alla conferenza stampa di presentazione del rapporto: « L'espansione delle cosiddette 'ecomafie è sempre più insidiosa, specie nello sfruttamento del ciclo dei rifiuti, nell'abusivismo edilizio a carattere speculativo e nella sofisticazione dei prodotti agricoli. Su tali fenomeni la vigilanza istituzionale deve essere particolarmente attenta per evitare pericolose forme di collegamento tra criminalità interna e internazionale, distorsioni del mercato e rischi per la salute dei cittadini». Per il capo dello Stato «la sensibilità a questo pericolo è alta tra magistrati e forze dell'ordine, ma deve crescere ancora di più tra i giovani, con la cultura del rispetto e della tutela dell'ambiente».