Auto storiche, occorre chiarezza per tutelare il patrimonio culturale e svecchiare il parco circolante
Sono stati 130mila i certificati di interesse storico solo nel 2012

Roma, 30 ottobre 2014 - In Italia oltre 4 milioni di veicoli hanno più di 20 anni di età ed hanno perciò acquisito valore storico. Si tratta però in larga maggioranza solamente di automobili datate, come sostiene anche l'Automobile Club Italiano, secondo il quale le vetture d'epoca sarebbero in realtà, solo 800.000.
Il sistema poco selettivo che nel corso degli anni, con relativa semplicità, ha consentito ai veicoli di acquisire il valore di auto storiche ha dunque contribuito all'invecchiamento progressivo del parco circolante italiano, divenuto oggi il più obsoleto d'Europa.
In tempi di crisi, infatti, i benefici derivanti dalla detenzione di un'auto considerata storica, che includono un regime agevolato tanto per la tassa di possesso quanto per le assicurazioni, costituiscono un forte incentivo a non cambiare macchina, con tutti i rischi che comporta, però, guidare un veicolo usurato e tecnologicamente arretrato.
Per garantire la preservazione del patrimonio culturale e contribuire, di conseguenza, a ridurre il numero di automobili vecchie in circolazione, la scorsa estate ACI Storico, il Club ACI dedicato agli appassionati di automobilismo d'epoca, ha stilato una lista che individua con precisione quali veicoli siano davvero di interesse storico e pertanto meritevoli di tutela; il tutto rifacendosi all'articolo 63 della legge finanziaria del 2000, che individua le linee guida per identificare le auto d'epoca.
A proposito della questione, si è espresso di recente anche il Presidente dell'ACI, Angelo Sticchi Damiani, conosciuto, tra le altre cose anche per la sua lunga carriera nell'automobilismo, per essere precisi, nel rally. Secondo Sticchi Damiani, per tutelare il prezioso patrimonio del Paese e al contempo indurre a rinnovare il parco circolante sono indispensabili precisione, trasparenza e selettività; “Il patrimonio culturale lo si difende facendo chiarezza – ha dichiarato in una intervista ad Anas Tv -. Questo atteggiamento che è stato tenuto negli ultimi due, tre anni non è accettabile. Si è arrivati addirittura nel 2012 a rilasciare 130.000 certificati di interesse storico e collezionistico; significa abbassare di molto il livello di qualità del nostro parco di auto storiche. Noi siamo invece per fare una giusta selezione. E' importante che si aiutino i collezionisti a conservare le macchine che hanno veramente un valore”.
Un altro elemento distintivo di ACI è la posizione contraria all'iscrizione dei possessori di auto storiche ai Club di automobilismo d'epoca, alcuni dei quali rilasciano certificazioni relative proprio alla storicità dei veicoli. In realtà, sempre facendo riferimento all'articolo 63 della legge 342 del 2000, una vettura può essere considerata storica semplicemente se conforme a quanto stabilito annualmente dall'Automotoclub Storico Italiano (per quanto più specificatamente relativo ai ciclomotori si fa riferimento alla Federazione Motociclistica Italiana). Non è previsto, dunque, che il proprietario di una vettura d'epoca debba iscriversi ad un club, versando una quota, per attestare che la sua auto ha un valore. “Noi dobbiamo fare chiarezza su questo discorso - ha detto il Presidente dell'ACI-; dobbiamo poter dire 'questa non è auto storica, mentre chiunque è proprietario di una macchina di questo tipo ha un'auto storica'. E non deve essere iscritto né a un club né a un altro. Non dobbiamo far pagare per veder riconosciuto un diritto. Questo per noi è inaccettabile”.
Guarda l'intervista nel magazine di Anas Tv
Leggi anche "Italia: primato europeo per il numero di automobili vecchie in circolazione"