Infrastrutture, progetti affetti da sindrome "Nimby" salgono del 7 per cento
E' quanto emerge dall'VIII edizione dell'Osservatorio Nimby Forum sull'anno 2012
Roma, 15 maggio 2013 - In aumento in Italia la sindrome Nimby, acronimo che sta per 'not in my back yard' (non nel mio giardino). Nel 2012 i progetti contestati raggiungono quota 354, con un aumento di 7 punti percentuali rispetto al 2011, il più significativo negli ultimi anni. Sul totale degli impianti contestati, 151 sono i casi emersi per la prima volta nel 2012, mentre dei restanti 203 alcuni sono presenti fin dal 2004. E' quanto emerge dall'VIII edizione dell'Osservatorio Nimby Forum, promosso dall'associazione no profit Aris - Agenzia di Ricerche Informazione e Società con la collaborazione di Cittalia - Fondazione Anci ricerche, sui casi Nimby nel nostro Paese.
Anche nel 2012, con 222 opere contestate (62,7% del totale), il comparto elettrico torna a posizionarsi alla testa della classifica dei settori maggiormente colpiti dalla sindrome Nimby. In questo ambito, un fronte di opposizione molto caldo ha investito gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, a cui sono riconducibili 176 contestazioni sulle 354 totali. In particolare, su 10 impianti di produzione di energia elettrica oggetto di opposizioni, ben 9 prevedono l'uso di fonti rinnovabili. Tra le opere più controverse, si annoverano le centrali a biomasse (con 108 impianti), le centrali idroelettriche (32) e i parchi eolici (32). I numerosi No alle rinnovabili colpiscono in maniera trasversale centrali di grandi dimensioni ma anche e soprattutto piccoli impianti, di potenza inferiore a 1 MW: questi ultimi si sono, infatti, moltiplicati anche in virtù del percorso autorizzativo semplificato, previsto dalla normativa vigente per tale tipologia di progetto. In calo di 3 punti percentuali rispetto al 2011 sono le contestazioni afferenti al settore dei rifiuti (28,3% sul totale), che mantiene tuttavia la seconda posizione dopo il comparto elettrico. Al terzo posto, il settore delle infrastrutture, che con un 7,6% sul totale delle contestazioni registra un trend in ascesa sull'anno precedente (quando si attestava al 4,8%). Un incremento giustificato dalla rilevazione di nuove contestazioni che hanno impattato soprattutto su opere infrastrutturali di dimensioni minori rispetto agli anni precedenti.
La sindrome Nimby è un fenomeno complesso, capace di assumere le fattezze di soggetti diversi, quali privati cittadini, enti pubblici, politici, associazioni, spiega in una nota l'Osservatorio Nimby Forum. "In prima fila, sul fronte della protesta, si attestano quest'anno i Comitati (24,2%), che sottraggono il primo gradino del podio ai soggetti politici locali (20,7%), seguiti dai Comuni (18,3%). Un dato che fotografa un preoccupante testa-a-testa tra associazionismo e politica, la quale conferma un approccio spesso strumentale e non sufficientemente responsabile.
Tra le ragioni della contestazione, il 2012 vede prevalere le preoccupazioni per l'impatto ambientale dei progetti: con un'incidenza del 37,3%, questa voce registra una crescita decisa rispetto al 2011 (29,1%), probabilmente anche a causa dell''effetto Ilva', che ha certamente acuito la sensibilità di tutti gli stakeholder territoriali rispetto al tema dell'ambiente". E' la galassia dei soggetti contestatori a promuovere, nell'assoluta maggioranza dei casi (83,4%), iniziative di comunicazione attraverso gli organi di stampa (26,7%), ma anche internet e social media (12,5%). Crescono in maniera pronunciata le azioni promosse da singoli cittadini e non riconducibili a comitati o organizzazioni strutturate. Passando dall'1,6% del 2011 al 7,6% del 2012, il dato rappresenta certamente il combinato disposto tra una nuova consapevolezza degli individui e la diffusione dei canali 'social', più liberi e immediatamente accessibili. Dal punto di vista geografico, si contesta maggiormente nelle regioni del Nord Est, che esprimono nel 2012 48 nuovi casi Nimby. Seguono le regioni del Centro, con 36 nuove contestazioni, e quelle del Nord Ovest, che ospitano il 19,8% delle opposizioni, in calo di quasi il 10% sul 2011. In termini assoluti, è la Lombardia la regione che contesta di più, con il 14,7% dei casi.
Ad emergere è la fotografia di un Paese "che si scontra con i troppi 'No' delle associazioni, dei cittadini, della politica e degli enti pubblici", commenta Alessandro Beulcke, presidente di Aris L'incremento record di contestazioni nel 2012 "racconta il paradosso di un'Italia divisa tra la necessità di investire per uscire dalla crisi - aggiunge - e la paralisi della burocrazia, tra una progettualita' che resiste e l'azione strumentale della politica, tra il coraggio di immaginare nuovi percorsi di sviluppo e l'assenza di meccanismi di autentico coinvolgimento dei territori".
Anche nel 2012, con 222 opere contestate (62,7% del totale), il comparto elettrico torna a posizionarsi alla testa della classifica dei settori maggiormente colpiti dalla sindrome Nimby. In questo ambito, un fronte di opposizione molto caldo ha investito gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, a cui sono riconducibili 176 contestazioni sulle 354 totali. In particolare, su 10 impianti di produzione di energia elettrica oggetto di opposizioni, ben 9 prevedono l'uso di fonti rinnovabili. Tra le opere più controverse, si annoverano le centrali a biomasse (con 108 impianti), le centrali idroelettriche (32) e i parchi eolici (32). I numerosi No alle rinnovabili colpiscono in maniera trasversale centrali di grandi dimensioni ma anche e soprattutto piccoli impianti, di potenza inferiore a 1 MW: questi ultimi si sono, infatti, moltiplicati anche in virtù del percorso autorizzativo semplificato, previsto dalla normativa vigente per tale tipologia di progetto. In calo di 3 punti percentuali rispetto al 2011 sono le contestazioni afferenti al settore dei rifiuti (28,3% sul totale), che mantiene tuttavia la seconda posizione dopo il comparto elettrico. Al terzo posto, il settore delle infrastrutture, che con un 7,6% sul totale delle contestazioni registra un trend in ascesa sull'anno precedente (quando si attestava al 4,8%). Un incremento giustificato dalla rilevazione di nuove contestazioni che hanno impattato soprattutto su opere infrastrutturali di dimensioni minori rispetto agli anni precedenti.
La sindrome Nimby è un fenomeno complesso, capace di assumere le fattezze di soggetti diversi, quali privati cittadini, enti pubblici, politici, associazioni, spiega in una nota l'Osservatorio Nimby Forum. "In prima fila, sul fronte della protesta, si attestano quest'anno i Comitati (24,2%), che sottraggono il primo gradino del podio ai soggetti politici locali (20,7%), seguiti dai Comuni (18,3%). Un dato che fotografa un preoccupante testa-a-testa tra associazionismo e politica, la quale conferma un approccio spesso strumentale e non sufficientemente responsabile.
Tra le ragioni della contestazione, il 2012 vede prevalere le preoccupazioni per l'impatto ambientale dei progetti: con un'incidenza del 37,3%, questa voce registra una crescita decisa rispetto al 2011 (29,1%), probabilmente anche a causa dell''effetto Ilva', che ha certamente acuito la sensibilità di tutti gli stakeholder territoriali rispetto al tema dell'ambiente". E' la galassia dei soggetti contestatori a promuovere, nell'assoluta maggioranza dei casi (83,4%), iniziative di comunicazione attraverso gli organi di stampa (26,7%), ma anche internet e social media (12,5%). Crescono in maniera pronunciata le azioni promosse da singoli cittadini e non riconducibili a comitati o organizzazioni strutturate. Passando dall'1,6% del 2011 al 7,6% del 2012, il dato rappresenta certamente il combinato disposto tra una nuova consapevolezza degli individui e la diffusione dei canali 'social', più liberi e immediatamente accessibili. Dal punto di vista geografico, si contesta maggiormente nelle regioni del Nord Est, che esprimono nel 2012 48 nuovi casi Nimby. Seguono le regioni del Centro, con 36 nuove contestazioni, e quelle del Nord Ovest, che ospitano il 19,8% delle opposizioni, in calo di quasi il 10% sul 2011. In termini assoluti, è la Lombardia la regione che contesta di più, con il 14,7% dei casi.
Ad emergere è la fotografia di un Paese "che si scontra con i troppi 'No' delle associazioni, dei cittadini, della politica e degli enti pubblici", commenta Alessandro Beulcke, presidente di Aris L'incremento record di contestazioni nel 2012 "racconta il paradosso di un'Italia divisa tra la necessità di investire per uscire dalla crisi - aggiunge - e la paralisi della burocrazia, tra una progettualita' che resiste e l'azione strumentale della politica, tra il coraggio di immaginare nuovi percorsi di sviluppo e l'assenza di meccanismi di autentico coinvolgimento dei territori".