Flash news Infrastrutture:
 
 

Briciole di pane

Intervista a Paolo Buzzetti (Ance)

«Bene gli annunci, ora decisioni vere»

Roma, 20 marzo 2011 -  «L'ora degli annunci è finita, adesso è arrivata l'ora delle decisioni. O arrivano con la prossima manovra oppure risulterà quel che io non voglio credere, che c'è una cultura politica che lavora contro le piccole imprese». Il presidente dell'Ance, Paolo Buzzetti, apprezza le aperture che arrivano dal governo, ma aspetta i fatti. Riconosce, malvolentieri, che in due anni e mezzo all'impresa edile non è arrivato neanche un sostegno, mentre i tempi dei pagamenti della pubblica amministrazione continuano a dilatarsi, Basilea 3 fa temere una restrizione del credito all'orizzonte, il mercato immobiliare non riparte e in due anni la riduzione degli stanziamenti peri lavori pubblici è stata di oltre il 20 per cento.
Presidente Buzzetti, quando parla di una politica contro le piccole imprese si riferisce a quelle dell'edilizia, immagino. Parto da lì, è evidente, è quello il settore che rappresento. Però sento difficoltà e malessere che va ben oltre e riguarda anche gli altri settori. Il governo non deve perdere l'occasione della prossima manovra per sostenere lo sforzo delle imprese per ripartire. C'è questa possibilità, di lavorare tutti insieme per tornare a crescere, perderla significherebbe avvitarsi in una crisi drammatica.
Che cosa è necessario fare? La nostra proposta ha tre gambe. La prima è il decreto legge in preparazione: li devono trovare posto snellimenti per gli appalti di tutte le dimensioni e regole di semplificazione dell'edilizia privata che non sono mai state fatte con il piano casa. Il governo le faccia, poi vedremo quali regioni si sottrarranno a questa operazione.
Le altre due cose da fare subito? La seconda è l'uso delle risorse programmate dal Cipe e mai avviate alla spesa. Il governo ci garantisce che quelle risorse ci sono, già accantonate, perché non spenderle? Anche qui, non vogliamo credere che ci sia stato detto che le risorse ci sono, quando non ci sono. La terza gamba è che si acceleri la riconversione delle spese Fas con due paletti: devono andare alle infrastrutture, basta con il bancomat per qualunque esigenza nazionale o regionale, e devono andare non solo alle grandi opere, ma una quota anche alle piccole.
Si dirà che piangete e sapete chiedere solo aiuto. Non è vero. A fronte di risorse pubbliche necessarie per ripartire, ce ne sono di private che irrobustiscono la ripresa.
Facciamo l'esempio del piano per l'housing sociale, che è fermo al Cipe e ha insieme investimenti pubblici e privati? A me piace citare anche il piano per l'edilizia scolastica dove le imprese sono pronte a finanziare in gran parte le opere per mettere in sicurezza le nostre scuole.
Sono solo le piccole imprese a soffrire? No. Abbiamo anche 200 imprese medie che sono l'ossatura del settore e soffrono moltissimo la crisi dei lavori pubblici. Temono di non avere prospettive se continua il crollo delle risorse per gli appalti e al tempo stesso ci sono lavori in house per due miliardi l'anno che sottraggono risorse al mercato e aumentano la concorrenza scorretta dei soggetti pubblici.

G. Sa. (Fonte: Il Sole 24 Ore)