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Briciole di pane

La mafia fuori dai subappalti

Le informative della Prefettura escludono 84 imprese da 100 milioni di lavori

Agrigento, 30 marzo 2012 – Poteva diventare un affare per le cosche mafiose e per amici o prestanome dei mafiosi. E invece la Statale 640 Agrigento-Caltanissetta che fa capo all'Anas sarà ricordata per essere un simbolo di legalità e di libertà delle imprese: è la Statale dove gli sgherri mafiosi hanno ammazzato su mandato di Totò Riina il giudice Antonino Saetta, presidente della Corte d'assise d'appello di Palermo trucidato con il figlio Stefano il 25 settembre dell'88, e Rosario Livatino, il giudice ragazzino proposto per la beatificazione, ucciso dai killer della stidda il 21 settembre 1990. Il cantiere per il raddoppio e l'ammodernamento è stato messo al riparo dagli appetiti della mafia e delle imprese colluse con un protocollo firmato nel marzo del 2009: in ballo erano opere per quasi mezzo miliardo poi aggiudicate per 392 milioni alla Empedocle Scpa di cui è mandataria la coop Cmc di Ravenna. Su quelle opere la mafia aveva messo gli occhi ed è stata fermata dalle regole stringenti del protocollo di legalità che hanno consentito di tenere fuori dai lavori imprese per un ammontare di lavori di poco superiore ai 100 milioni: un quarto del totale. Sono 84 le aziende fornitrici e subfornitrici cacciate in seguito alle informative interdittive (48) e atipiche (36). «Per noi - dice l'amministratore delegato di Cmc Dario Foschini - si tratta di un'esperienza molto importante. Tenevamo molto ad avere un risultato positivo di questo tipo e ci siamo riusciti: la nostra struttura ha rispettato le procedure complesse previste dal protocollo. Ma la nostra azione va oltre il protocollo e comincia a monte con un dialogo continuo con la prefettura e con le forze dell'ordine». Un dato importante che dimostra quanto la legalità porti occupazione e sviluppo: nei cantieri della Statale 640 hanno lavorato finora 1.219 unità, di cui 990 siciliani e di questi 428 agrigentini, 179 nisseni e 383 delle altre province.
Altro aspetto è il vantaggio competitivo per le aziende che hanno scelto la legalità in linea con quanto sostiene da tempo Confindustria per bocca del delegato nazionale alla Legalità Antonello Montante e del presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello. Questo protocollo dimostra, come spiega l'agrigentino Giuseppe Catanzaro, vicepresidente di Confindustria Sicilia e protagonista anche lui della battaglia contro le infiltrazioni criminali in economia, «che la scelta della legalità paga. Si è riusciti a tenere fuori da una grande e strategica opera pubblica imprese direttamente o indirettamente collegate alla mafia e ciò dimostra che è possibile fare impresa in Sicilia in maniera corretta e che le istituzioni, in particolare la prefettura, riescono a dare risposte celeri e adeguate: il basso numero di ricorsi a fronte di un migliaio di informative antimafia tranquillizza le aziende oneste perché denota l'alto livello di affidabilità di chi si occupa di queste cose». Dalla firma del protocollo sono arrivate alla prefettura di Agrigento 1.273 richieste di certificazione: 1.030 sono state le liberatorie e 841e informative (tipiche e atipiche) mentre 159 arrivate a dicembre scorso sono ancora da esitare. «I protocolli - dice il prefetto di Agrigento Francesca Ferrandino - sono la testimonianza dell'alleanza tra la società agrigentina e le istituzioni. Hanno una valenza sociale e politica veramente importante. L'efficienza è un imperativo categorico a tutela delle aziende sane. L'anno scorso siamo riusciti a potenziare il servizio antimafia e questa è una cosa importante ai fini del rispetto di quel patto». Tra ottobre dell'anno scorso e i primi tre mesi di quest'anno la prefettura agrigentina ha esitato 331 certificazioni antimafia: 195 atipiche e 136 interdittive.Alla luce dell'esperienza positiva del primo protocollo della 640, il 16 marzo ne è stato firmato un altro che riguarda il nuovo lotto sul versante nisseno e ennese dei lavori di ammodernamento: valore dei lavori complessivo circa un miliardo aggiudicati dalla Empedocle 2 di cui è mandataria Cmc di Ravenna mentre mandante è la siciliana Tecnis di cui fa parte la Co-gip guidata da Mimmo Costanzo il quale ha denunciato in Calabria le richieste della 'ndrangheta e ha fatto arrestare i criminali: il 16 aprile l'apertura del cantiere.

Nino Amadore (fonte: Il Sole 24 Ore)