L'Italia getta il ponte tra Scilla e Cariddi
Grandi opere Ponte sullo Stretto servono 6 miliardi
Milano, 23 aprile 2011 - La sua silhouette rivaleggerà con il Golden Gate. La sfida è storica: i primi a tentarlo furono i romani nel 251 avanti Cristo. Gode di un consenso da governissimo: nel capitale di Eurolink, il general contractor che realizzerà il ponte sullo Stretto di Messina, incontri quasi per caso costruttori di fede berlusconiana e cooperative rosse. Secondo l'Ue, sarà il primo anello del corridoio Berlino-Palermo e anche se gli armatori continueranno a gravitare su Cagliari e Genova è fuor di dubbio che farà un gran bene ai nostri commerci. Siamo di fronte, infatti, a un nuovo logo planetario per il made in Italy: il ponte sospeso tra Scilla e Cariddi, sogno impossibile dei Borbone e dei Savoia, evocherà l'italianità quanto il Colosseo o la Torre di Pisa. Grande l'opera, spropositato il dividendo d'immagine: non a caso Craxi la lanciò nel 1985, Berlusconi l'ha rilanciata per ben due volte e Prodi ha tentato di affossarla nel 2007. Lo fermò Di Pietro, perché si sarebbero dovute pagare penali salatissime, ipotesi poi "smontata" dal Wwf. Nel dicembre scorso, la Società Stretto di Messina - concessionaria per progettazione, realizzazione, finanziamento e gestione - ha ricevuto il progetto definitivo: oltre alle infrastrutture secondarie, tra cui 40 chilometri di raccordi, il ponte correrà - con due corsie stradali più una di emergenza per ogni senso di marcia e due binari ferroviari - lungo i 3,6 chilometri che separano Cannitello in Calabria e Ganzirri in Sicilia, bruciando tanti record. Sarà da primato la campata centrale, la più lunga del mondo (3,3 km.) nell'ambito dei ponti sospesi; l'impalcato sarà largo oltre 60 metri (contro i 41 del Tsing Ma Bridge di Hong Kong); resisterà a venti superiori ai 216 chilometri all'ora e a terremoti fino a 7,1 Richter (più del sisma che distrusse Messina nel 1908); muoverà dai sei ai novemila automezzi e 200 treni al giorno, risparmiando un'ora di traghetto ai primi e due ai secondi, con un considerevole risnarmio energetico: l'opera - di altissima ingegneria - sarà "firmata" dalle archistar, tra cui Daniel Libeskind; i cantieri creeranno migliaia di posti di lavoro... Tutto questo per 6,3 miliardi, da recuperare con i pedaggi. Il progetto sarà approvato dopo Pasqua e sulla road map l'amministratore delegato Pietro Ciucci ostenta sicurezza, ma il fronte del No fa spallucce: «Non lo costruiranno mai - afferma Anna Giordano, del Wwf -. Sarebbe antieconomico, inutile e devastante». La Giordano è una storica No Ponte. Decine di battaglie per difendere rapaci e cetacei dall'effetto gate. Ora se la prende con le cave, dove finirà la terra dei cantieri: «Vogliono colmare le aree di impluvio - denuncia - ma Messina, con la tragica alluvione nel 2009, ha già pagato un prezzo elevatissimo». I conti non tornano neanche agli universitari, malgrado gli accordi sottoscritti tra la Stretto di Messina e le università locali: Guido Signorino, ordinario di economia applicata all'Università di Messina, continua a denunciare la «non sostenibilità economica» ed è «perplessa» pure Rita Simone, docente di architettura all'Università Mediterranea di Reggo Calabria. Qualche preoccupazione ce l'hanno anche i proprietari delle ville che si affacciano sul mare di Ganzirri. Il sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca è convinto di aver strappato un accordo conveniente per tutti - gli espropri terranno conto del mercato e non del valore catastale -, compreso chi dovrà rinunciare allo skyline di Villa San Giovanni. Buzzanca insiste anche su altri benefit, come il raccordo che collegherà nord e sud della città e, promette, «rivoluzionerà la nostra qualità della vita».