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Briciole di pane

Nimby Forum: Paese bloccato, 331 progetti fermi

Nel 2011 incremento del 3,4% delle contestazioni

Roma, 3 marzo 2012 - Nel 2011 sono aumentati i progetti di infrastrutture contestati rispetto al 2010 e nel 26,7% dei casi è la politica locale ad animare la protesta. Sono i nuovi dati presentati dall'Osservatorio Media Permanente Nimby Forum che evidenzia come la crescita delle opere contestate sia stata del 3,4% rispetto all'anno prima a quota 331. Tra questi, 163 sono i casi emersi nel solo 2011, mentre i restanti 168 sono presenti nel database Nimby anche a partire dall'edizione 2004. In generale, il 51% delle contestazioni emerge a fronte di progetti non ancora autorizzati e spesso allo stato di mere ipotesi.

L'Osservatorio continua, quindi, a restituire l'immagine di un Paese bloccato, diviso tra l'urgenza di dotarsi di infrastrutture più moderne per resistere alla crisi e la desolante prospettiva di doversi confrontare con iter autorizzativi farraginosi, con l'assenza di meccanismi di autentico coinvolgimento popolare e con l'azione strumentale della politica. Quest'ultima considerazione emerge con forza dai dati 2011, che registrano una sorprendente inversione di tendenza: in prima fila, sul fronte della protesta, non ci sono più i Comitati - che si attestano al 18,9%, contro il 25,4% del 2010 - ma i soggetti politici locali, che si fanno promotori di contestazioni nel 26,7% dei casi (nel 2010 esprimevano il 23%).

Significativo, a questo proposito, anche il ruolo giocato dai Comuni, al secondo posto tra i soggetti contrari agli impianti (19,7%), ma che ritroviamo al primo posto nella classifica dei più attivi nell'appoggiare le opere contestate (22,5%). Veri e propri 'aghi della bilancia', i Comuni hanno la capacità di favorire la concretizzazione di un progetto o di determinarne un lento oblio. Nel 2010, il dato era circa la metà. L'azione dei comitati rientra nel più ampio cluster delle contestazioni popolari. "L''attivismo' della politica locale e delle amministrazioni pubbliche, emerso nel 2011, è un segnale inequivocabile della rinnovata centralità dei territori - ha sottolineato Alessandro Beulcke, presidente Aris, l'associazione che promuove l'Osservatorio Nimby Forum -. Una centralità che crediamo debba evolvere nella direzione indicata dall'esperienza delle Smart City europee e italiane: città come snodi di sostenibilità e innovazione, fondati su una reale condivisione delle scelte con i cittadini, che riteniamo rappresenti il più efficace 'antidoto' contro la sindrome Nimby".

Nel difendere i progetti contestati figurano le associazioni di categoria e sindacati. Un'osservazione confermata dal fatto che lo 'sviluppo del territorio' è la motivazione prevalente (39,4 per cento) di quanti si pronunciano a favore degli impianti. In ogni caso, anche nel 2011, i soggetti favorevoli continuano ad essere spettatori silenti delle contestazioni: solo nell'8,1 per cento dei casi si fanno promotori di iniziative di comunicazione, veicolando in maniera pubblica e palese le proprie ragioni.

L'Osservatorio evidenzia un ulteriore incremento delle proteste contro il comparto più contestato, quello elettrico, che si attesta al 62,5 per cento (contro il 58 per cento del 2010). Seguono, tra i più colpiti dalla sindrome Nimby, il comparto dei rifiuti (31,4 per cento) e quello delle infrastrutture (4,8 per cento). In quest'ultimo ambito rientrano le proteste eclatanti dei No Tav della Val di Susa e contro la Pedemontana Veneta.

Il convegno di presentazione del Nimby Forum ha visto la partecipazione, tra gli altri, del ministro dell'Ambiente Corrado Clini, del direttore Relazioni esterne di Enel Gianluca Comin, Stefano Conti, direttore degli Affari istituzionali di Terna, dell'oncologo Umberto Veronesi e del presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza.

"Casi di protesta si trovano dovunque nel mondo - ha sottolineato Comin -. In Italia tuttavia hanno assunto connotazioni patologiche. E' necessario un dialogo con i cittadini non solo per la realizzazione delle infrastrutture ma anche per approntare strategie di business. Ed e' necessario che il dialogo non sia solo ben strutturato ma tenga conto anche del tessuto sociale del territorio". La poca chiarezza normativa e gli eccessivi ricorsi alla magistratura amministrativa sono le altre questioni aperte da "mettere nell'agenda del paese", ha chiarito il direttore Relazioni esterne di Enel, spiegando che la "variabile tempo e' un aspetto fondamentale per chi vuole investire. Se si moltiplicano i soggetti che devono decidere si moltiplicano i poteri di veto".

Stefano Conti ha chiarito invece l'enorme lavoro preparatorio che si nasconde dietro alla realizzazione di un'opera e spiegato che "dopo una fase istruttoria giustamente approfondita i soggetti pubblici devono decidere". "Stiamo andando verso una società della conoscenza - ha detto Veronesi - e questo aumenta il dialogo e il dibattito. Per questo dobbiamo prepararci a un tipo di conoscenza più costruttivo".

Laura Perna

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