Perché la Salerno-Reggio Calabria è diventata una «sfida militare»
Opere incompiute e controllo del territorio. Da il Corriere della Sera di venerdì 19 novembre 2010, pag. 53
Roma, 19 novembre 2010 - Ormai sull'orlo di una crisi di governo, di fronte alle alluvioni che hanno colpito l'Italia dal Nord al Sud e alle mille altre notizie che attirano la nostra preoccupata attenzione, è probabile che l'intervista, anzi il grido d'allarme, lanciato su questo giornale dal presidente dell'Anas sia stato già dimenticato. Se così fosse, sarebbe grave. Infatti il presidente Ciucci ha ricordato in quell'intervista (sul Corriere della Sera del 10 novembre come sia del tutto possibile completare i lavori sulla Salerno-Reggio Calabria nei tempi previsti, cioè entro il 2013, ma a precise condizioni. Non soltanto economiche (l'effettiva disponibilità degli stanziamenti previsti da parte del governo) ma anche, e soprattutto, di ordine pubblico. Ciò che davvero rischia di impedire il completamento dell'opera assurta più di ogni altra a simbolo degli eterni ritardi italiani è, infatti, il susseguirsi di attentati contro i cantieri del tratto reggino: attentati collegati al tentativo, da parte della criminalità organizzata, di entrare nei lavori. Secondo il presidente dell'Anas si tratta di un inserimento finora, almeno in massima parte, non riuscito; ma si tratta dunque di un tentativo di ostacolare i lavori che va ad ogni costo contrastato, attraverso un adeguato controllo (il ministero dell'Interno ha appena approvato il completamento di un sistema di videosorveglianza) e una protezione armata dei cantieri, essendo evidente che il completamento di quell'autostrada sarebbe letto come una importante vittoria dello Stato nella «guerra» contro il crimine organizzato. Ho impiegato le virgolette, scrivendo di una «guerra», così come le ha impiegate anche Giuseppe Sarcina quando — intervistando il presidente dell'Anas — si è riferito al tratto reggino dell'autostrada come a una «trincea». Ma forse a queste virgolette dovremmo cominciare a rinunciare, senza temere di chiedere anche, se necessario, l'intervento dell'esercito a difesa dei cantieri. Significherebbe riconoscere davvero che — tra i tanti mali del Paese — uno dei principali è rappresentato proprio dalla guerra in atto in alcune regioni del Sud, dove la criminalità organizzata tenta di controllare (e spesso effettivamente controlla) una parte del territorio, cercando di sostituirsi all'autorità dello Stato. Una secessione, questa, assai più pericolosa, perché in alcune zone già in atto, di quella minacciata da qualche esponente leghista. Ecco perché la sfida che si combatte in quei chilometri della Salerno-Reggio Calabria è così importante: ovviamente il completamento del tratto autostradale non implicherebbe di per sé il ripristino dell'autorità dello Stato in tutto il Mezzogiorno (quell'autorità la cui mancanza in alcune parti del Sud d'Italia faceva dire a Norberto Bobbio che lì lo Stato moderno, che consiste anzitutto nel monopolio della violenza legale, era di fatto assente). Ma avrebbe comunque un'importanza notevole, anche perché dimostrerebbe al contempo che non tutte le grandi opere, come troppo spesso avviene in Italia, sono destinate a rimanere incompiute. E potrebbe dare dunque, a un'opinione pubblica che da anni guarda sgomenta e impotente al declino del proprio Paese, la sensazione che quel declino può forse essere contrastato.