Project finance, fiducia e meno burocrazia per superare la crisi
Intervista a Marco Nicolai, direttore generale di Finlombarda
Il project finance, nonostante la flessione che si evince dalla Guida per gli operatori 2009, rimane una grande risorsa per il nostro Paese
Nel nostro Paese il ricorso al project finance è testimoniato dalle considerevoli dimensioni raggiunte dal mercato, in termini di valore dei financial close siglati per gli investimenti privati e opere pubbliche. Ad oggi si contano 480 financial close, per un valore complessivo di oltre 150 miliardi di euro, di cui 138 (per un valore complessivo di oltre 35 miliardi di euro) sono inerenti alla realizzazione di opere pubbliche. Nonostante queste cifre dimostrino che l’Italia abbia scelto di ricorrere al project finance quale modalità di finanziamento alternativo alle logiche tradizionali del corporate finance, nell’ultimo periodo abbiamo assistito ad un forte rallentamento dei tassi di crescita che hanno caratterizzato il mercato italiano. Il valore complessivo dello stock dei financial close è aumentato del 5,6% nel periodo compreso tra il 2007 e il 2008, a fronte di una crescita del 10,8% tra il 2006 e il 2007 e del 12% tra il 2005 e il 2006.
Lei invita ad avere fiducia nella finanza di progetto
Sia come direttore generale di Finlombarda sia in qualità di docente di finanza pubblica, continuo a ritenere il modello di collaborazione pubblico-privato una grande opportunità di sviluppo del sistema Paese nonostante la flessione che c’è stata. Certo in questo momento ci troviamo di fronte a grandi difficoltà ma sono certo che il modello P.P.P. (Public Private Partnership) sia un modello vincente.
Secondo alcune sue dichiarazioni la crescita del mercato sarebbe rallentata dal patto di stabilità e dalle regole complesse che disciplinano la sfera delle opere pubbliche
L’attuale patto di stabilità è fortemente pregiudiziale per gli investimenti e dunque per il project finance. Quando noi lavoriamo su progetti che richiedono il sussidio pubblico ci troviamo davanti all’impossibilità del settore pubblico di fare fronte a questi investimenti.
Cosa si può fare?
Occorrerebbero deroghe speciali per gli enti che vogliono investire avendo un basso deficit o un buon bilancio. In Italia si dovrebbero rimodulare le regole del patto in una logica meritocratica: una soluzione potrebbe essere quella di chiedere al governo di concedere la possibilità di investire agli enti con un basso indebitamento.
Qual è il settore più in crescita?
E’ quello dell’Energia, avendo raccolto investimenti per 2786 milioni di euro tra il primo semestre 2008 e il primo semestre 2009, una cifra notevole. Questo è dovuto agli investimenti effettuati nel comparto delle energie rinnovabili per la realizzazione dei parchi eolici, impianti fotovoltaici e centrali idroelettriche.
Cosa occorre per rilanciare il mercato?
Il project finance è uno strumento indispensabile per la crescita del nostro sistema. Per crescere occorrerebbe un forte “political commitment” in grado di sostenere la mole degli investimenti pubblici finanziati tramite project finance, mediante una paritetica crescita nelle competenze interne alla pubblica amministrazione e nella strumentazione di supporto per valutare, gestire e controllare progetti molto più complessi rispetto ad un tradizionale appalto di lavori pubblici.
Cosa si aspetta per il futuro?
Rimangono grandi opportunità ma il sistema Paese si deve rendere conto che non si può essere lasciati da soli. Il Regno Unito fin dal 1997 si è dotato di organismi specializzati per fornire supporto nella strutturazione, valutazione e controllo ex ante e post delle operazioni di project finance e di una strumentazione tecnico-giuridica e di modalità operative standardizzate per supportare la P.A., velocizzare le operazioni di project finance e garantirne il buon esito. Ne è un esempio la recente costituzione della “Local Partnerships”, una sorta di taskforce territoriale creata per dare supporto agli enti locali. In Italia invece, dall’introduzione della finanza di progetto, avvenuta nel 1998, si è assistito a numerosi e frammentari interventi normativi sulla ridefinizione delle procedure di aggiudicazione delle gare, ma non ad una rivisitazione organica finalizzata ad accrescere il livello generale di know how interno alla pubblica amministrazione in termini di risorse umane e di strumentazioni adeguate.