Quote rosa: ok del governo dal 2015
Approvato provvedimento dalla Commissione Finanza al Senato
Roma, 9 marzo 2011 - Il governo ha ritirato il parere negativo sull'emendamento sulle quote rosa (30% di donne) nei consigli di amministrazione delle aziende quotate in Borsa o a partecipazione pubblica. Il provvedimento si è così sbloccato alla commissione Finanza al Senato, dopo che martedì l'esecutivo - accogliendo le perplessità degli industriali - si era opposto all'entrata a regime dal 2015 proponendo il 2018. Il governo ha quindi ritirato il parere negativo all'emendamento Germontani e approvato il disegno di legge sulle quote rosa che ora andrà in aula dopo il voto bipartisan dei mesi scorsi alla Camera.
La commissione ha ceduto però, sui tempi di entrata in vigore. Da quando la legge sarà in Gazzetta Ufficiale ci sarà un anno per cominciare a mettersi in regola invece degli iniziali 6 mesi. Poi scatteranno le quote: 1/5 di donne al primo rinnovo, 1/3 al secondo. Per chi non si adegua scattano diffida di quattro mesi, sanzione, diffida di tre mesi e infine decadenza del Cda.
Nella seduta di questa mattina sono passati anche tre ordini del giorno: il primo prevede che il Ministero delle Pari Opportunità possa indicare, con un regolamento, alle aziende che vogliono anticipare i tempi come farlo; il secondo prevede che la Civit (Commissione Indipendente per la Valutazione, la Trasparenza e l’Integrità delle Amministrazioni Pubbliche) sia l'organismo che controllerà l'applicazione della legge da parte delle società pubbliche; il terzo prevede agevolazioni fiscali per le aziende per sostenere i costi delle assemblee straordinarie che dovranno tenersi per modificare gli statuti.
La commissione ha ceduto però, sui tempi di entrata in vigore. Da quando la legge sarà in Gazzetta Ufficiale ci sarà un anno per cominciare a mettersi in regola invece degli iniziali 6 mesi. Poi scatteranno le quote: 1/5 di donne al primo rinnovo, 1/3 al secondo. Per chi non si adegua scattano diffida di quattro mesi, sanzione, diffida di tre mesi e infine decadenza del Cda.
Nella seduta di questa mattina sono passati anche tre ordini del giorno: il primo prevede che il Ministero delle Pari Opportunità possa indicare, con un regolamento, alle aziende che vogliono anticipare i tempi come farlo; il secondo prevede che la Civit (Commissione Indipendente per la Valutazione, la Trasparenza e l’Integrità delle Amministrazioni Pubbliche) sia l'organismo che controllerà l'applicazione della legge da parte delle società pubbliche; il terzo prevede agevolazioni fiscali per le aziende per sostenere i costi delle assemblee straordinarie che dovranno tenersi per modificare gli statuti.