Dissesto idrogeologico, l'allarme dei geologi: in 60 anni più di 3mila eventi naturali a carattere disastroso
Il Vice Presidente, Vittorio D'Oriano: "Dalle parole ai fatti. Nel 2012 non si può morire così"
Roma, 20 novembre 2012 – Dopo la drammatica alluvione che la scorsa settimana ha colpito l’Italia centro-settentrionale, e in particolare la provincia di Grosseto, sono tornati al centro dell’attenzione i problemi causati dal dissesto idrogeologico nella penisola. Tra gli interventi più autorevoli si registra quello di Vittorio D’Oriano, Vice Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, il quale attraverso un comunicato stampa ha sottolineato che “negli ultimi 60 anni gli eventi naturali a carattere disastroso sono stati ben 3362 e sono collegabili principalmente a fenomeni come improvvise inondazioni, frane di tutti i tipi e di tutte le dimensioni, colate di fango e detriti. Fra questi il peggior disastro nella metà del secolo passato è stato l’alluvione di Salerno con 318 vittime del 1954”.
“Carta delle frane e delle inondazioni”: tra il 1900 e il 2002 tutte le province italiane sono state colpite da almeno una frana o inondazione
D’Oriano ha tracciato un interessante quadro storico, riportando i dati contenuti nella “Carta delle frane e delle inondazioni che hanno sviluppato conseguenze in Italia”, uno studio pubblicato nel 2003 dal CNR (autori: Salvati, Guzzetti, Reichenbach, Cardinali, Stark). “Tra il 1900-2002 – ricorda D’Oriano – ci sono stati 4016 eventi con gravi danni. Il numero di sfollati e senzatetto supera i 700 mila (75% a causa degli allagamenti). Frane con gravi danni per la popolazione si sono verificate in 1328 comuni (16,4%), e le inondazioni hanno colpito 1156 comuni (14,3%)”. Inoltre, il Vice Presidente del CNG ha aggiunto che “nello stesso periodo esaminato dallo studio, tutte le province italiane sono state colpite da almeno una frana o inondazione”. Un problema diffuso, dunque, che riguarda l’intero territorio nazionale.
Oltre al pericolo per le popolazioni, eventi di grande entità hanno anche forti ripercussioni a livello economico, e a tal proposito D’Oriano ha rilevato che “attualizzata ad oggi, la spesa complessiva è stimata in quasi 60 miliardi di euro con la particolarità che fino al 1990 la spesa media annuale era di 750 milioni di euro mentre negli ultimi 20 anni la spesa annuale media ammonta ad oltre 1,1 miliardi di euro”.
Le alluvioni del 2011 e 2012 confermano che l’Italia è un paese fragile, con molte aree a rischio geologico
L’esperto si è poi soffermato sugli eventi alluvionali più recenti, che hanno nuovamente evidenziato la fragilità del nostro territorio nazionale. “Questo quadro – ha commentato – è stato tragicamente confermato anche durante i mesi finali del 2011, solo un anno fa, quando gli eventi accaduti nella Liguria di Levante e nell’alta Toscana, a Roma come a Genova o in Provincia di Messina, abbiamo avuto in rapida, scoccante e purtroppo dolorosa, successione l’esempio più eclatante di quanto l’Italia sia un paese fragile, con molte aree a rischio geologico nell’accezione più ampia di questa definizione”. Purtroppo, come sappiamo e come nota giustamente il Consiglio Nazionale dei Geologi, il 2012 non è stato inferiore al precedente.
Intervenire prima dell’emergenza: “Se è vero che non possiamo opporci alla forza degli eventi naturali estremi, è però possibile governarli”
D’Oriano ha quindi affermato l’importanza di una programmazione per la messa in sicurezza del territorio, notando che non è sufficiente intervenire solo nel momento del disastro. “L’emergenza, con i suoi lutti, con la stringente necessità di aiutare le popolazioni colpite e con la volontà di tornare al più presto alla normalità – ha commentato – è senza dubbio il momento peggiore per fare analisi compiute e soddisfacenti riguardo allo stato del nostro territorio o allo stato dell’arte riguardo la politica della difesa del suolo, e soprattutto, per individuare cosa fare per il futuro”. “Il fatto – ha però precisato – è che non si riesce ad aspettare momenti migliori perché ormai è noto anche ai meno attenti, e sono tanti, che passiamo da una emergenza all’altra senza soluzione di continuità”. Di qui, l’appello di D’Oriano: “Dopo aver letto o ascoltato le tante dichiarazioni di Ministri, alti dirigenti dello Stato o della Regione, ambientalisti di ritorno, Sindaci e Presidenti di Regione io ritengo sia inaccettabile e non più tollerabile che nel 2012 si debba ancora morire per disastri naturali”.
Programmazione per evitare nuovi disastri, nuove morti, nuove emergenze. Intervenire al momento opportuno, perché anche se l’uomo non può opporsi o contrastare “le forze immense della natura”, c’è anche da considerare che “lo scatenarsi di quelle forze è molto spesso prevedibile così che quelle morti, quando ci sono, possono essere imputate quasi sempre non alla fatalità ma alle mancate previsioni, ad errori umani, a interventi non effettuati o effettuati male, per imperizia, per ridurre i costi, per maggior lucro di chi li fa”. Per questo, concludendo il suo intervento, D’Oriano ci invita a riflettere, ricordandoci che “se è vero che non possiamo opporci alla forza degli eventi naturali estremi è però possibile governarli, attenuarne gli effetti più nefasti, educare la popolazione e preordinare i suoi comportamenti in concomitanza all’evento eccezionale”.