Flash news Infrastrutture:
 
 

Briciole di pane

Ecco il Piano Juncker da 315 miliardi, tra le priorità Trasporti e Infrastrutture

Dall'Ue 21 miliardi che secondo le previsioni dell'esecutivo avranno effetto moltiplicatore di 1 a 15

Bruxelles, 26 novembre 2014 - Ventuno miliardi di euro di risorse comunitarie che diventeranno per effetto moltiplicatore ben 315 in tre anni. È questo il cuore del Piano del Presidente Jean-Claude Juncker che punta a un effetto moltiplicatore complessivo di 15 volte la posta messa sul piatto da Bruxelles. Secondo i calcoli della Commissione questo piano aggiungerà dai 330 ai 410 miliardi al Pil europeo. Tra i settori chiave su cui si concentreranno gli investimenti le infrastrutture e i trasporti: 240 dei 315 miliardi stimati dalla Commissione europea sono destinati a investimenti di lungo termine nel campo energia, trasporti, educazione e banda larga. Per giungere al risultato l'attuazione delle riforme strutturali per rimuovere le barriere agli investimenti nei progetti in questo settore rimane un presupposto essenziale.


Per mettere in atto il Piano l’esecutivo creerà un fondo specifico chiamato 'Fondo europeo per gli investimenti strategici' (Feis), in seno alla Bei, la Banca europea degli investimenti, che avrà un capitale iniziale di 21 miliardi: 16 stanziati dall’Ue e 5 dalla Bei stessa. Dei 16 miliardi messi a disposizione da Bruxelles la metà proverrà da risorse già presenti nel bilancio comunitario: 2,7 miliardi dal programma europeo per l’innovazione Horizon 2020, 2,2 miliardi dai “margini di bilancio” (cioè quanto non ancora messo in bilancio per il prossimo triennio) e infine 3,3 miliardi dal Connecting Europe Facility (Cef), il progetto comunitario per le infrastrutture dei trasporti. Per arrivare a 16, l’Unione si impegna a stanziarne poi ulteriori otto. Rivestono un ruolo importante anche gli Stati membri, che possono contribuire direttamente o indirettamente al Fondo per gli investimenti strategici, e tutti i contributi, ha promesso Juncker, non saranno computati nel conteggio del deficit o del debito relativamente ai vincoli del Patto di Stabilità.


Secondo la Commissione, il Feis avrà un raggio di azione più largo rispetto al Ces, per quanto riguarda i settori che sarà in grado di coinvolgere. Al fine di raccogliere pienamente i benefici del mercato unico nel campo delle infrastrutture e trasporti, dovrebbero essere assicurati, afferma Bruxelles, la rapida adozione e la conseguente implementazione del quarto pacchetto ferroviario e del “Blue Belt”, il piano per creare uno spazio aperto tra i porti, facilitare gli scambi via mare come quelli via terra semplificando le formalità doganali, cosi come gli obiettivi del programma Cielo unico europeo, che mira a ridurre la frammentazione nella gestione del traffico aereo.


Il fattore chiave della strategia sarà come detto l’effetto moltiplicatore, che dovrebbe consentire di raggiungere tre obiettivi principali: mobilitare gli investimenti senza creare debito pubblico, supportare progetti in settori chiave come infrastrutture, educazione, ricerca ed innovazione e infine rimuovere gli ostacoli, finanziari e non, agli investimenti in ogni specifico settore.


Partendo dai 21 miliardi base la Bei emetterà poi obbligazioni per un valore di 60 miliardi, soldi che userà per finanziare i singoli progetti infrastrutturali. A questo punto, secondo Bruxelles, entreranno in gioco nuovi investitori privati che, stimolati dall’investimento pubblico, dovrebbero partecipare al finanziamento dei progetti contribuendo a moltiplicare fino a cinque volte i fondi disponibili.


Una “Task Force” tra la Bei e la Commissione avrà il compito, insieme ai Paesi membri, di passare al setaccio i potenziali progetti “fattibili e corretti”, individuare eventuali barriere interne e attivare gli investimenti, primi fra tutti nel settore “infrastrutture strategiche” e delle piccole e medie imprese.


I progetti di investimento presentati dai Paesi Ue sono stati in tutto 1.177 e saranno selezionati dalla stessa Commissione, il problema è che in totale hanno un valore complessivo di circa 1.100 miliardi di euro, praticamente tre volte quello che Juncker riuscirà a finanziare se tutto andrà come sperato.

Secondo Bruxelles, Roma dovrebbe privilegiare quelli destinati ad aumentare il tasso tecnologico e il know-how dell’economia. In particolare l’Italia dovrebbe puntare, come ha detto nel suo intervento al Parlamento europeo di Strasburgo il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, nei settori delle “infrastrutture, istruzione, ricerca e sviluppo ed energia”.
 

Lorenzo Robustelli