Fitto: col piano per il Sud finalmente si volta pagina
Il ministro: una tabella di marcia ben precisa, priorità a strade e ferrovie
Bari, 10 febbraio 2011 - Un programma in sette punti per il rilancio dell'economia: è stato varato ieri dal consiglio dei ministri. C'è anche il Mezzogiorno.
Ministro Fitto, quali sono i punti strategici fondamentali del piano per il Sud?
«Il piano nazionale per il Sud si articola in 8 priorità strategiche che fanno riferimento a quei colli di bottiglia che bloccano lo sviluppo del Mezzogiorno: infrastrutture, istruzione, innovazione, sicurezza e legalità, certezza dei diritti e regole, pubblica amministrazione, sistema finanziario e Banca del Mezzogiorno, sostegno alle imprese. La scelta di concentrare le risorse tanto per settori quanto per numero di interventi costituisce una delle cifre caratterizzanti della nuova impostazione del Piano. Un'impostazione che segue i nuovi orientamenti che la Commissione europea sta definendo per il rilancio della politica regionale di coesione».
Ma quali sono le direttive fondamentali che si intendono realizzare?
«Innanzitutto occorre dotare il Mezzogiorno di quelle infrastrutture strategiche di cui si parla da anni senza che mai si compia un passo decisivo. Puntiamo sull'alta capacità su tre linee ferroviarie cioè la Napoli-Bari-Lecce-Taranto, la Salerno- Reggio Calabria e la Catania - Palermo. Per comprendere cosa questo significhi dobbiamo pensare che con questi interventi Bari e Napoli saranno più vicine, in poco più di due ore, rispetto alle 3 e mezza di adesso. Aggiungo un'altra questione: questi risultati potranno essere raggiunti con una precisa tabella di marcia che dia certezza ai cittadini e segni il definitivo abbandono della tradizione di opere iniziate e mai finite».
Si tratta di progetti che potranno unire dal punto di vista dei trasporti maggiormente il Paese?
«È questo l'obiettivo, con le tratte di cui ho parlato e con il progetto sul Ponte sullo Stretto, potremo mettere insieme finalmente una più armonica rete di collegamento con il Nord Italia e con l'Europa, e quindi anche la connessione tra il Corridoio I - cioè Berlino-Palermo, e il Corridoio 8, cioè tra Bari e Sofia.
E per quanto concerne le strade?
«Il piano parte dalle opere che fanno parte delle priorità strategiche, quali la Olbia-Sassari e il completamento della Salerno-Reggio Calabria».
La qualità dell'istruzione uno dei gap che brucia le aspettative dei giovani meridionali. Come intendete muovervi?
«Ho piena consapevolezza della gravità di questo problema e con il ministro Gelmini stiamo definendo nuovi interventi destinati a migliorare la qualità degli ambienti per l'apprendimento nelle scuole e quindi le competenze degli studenti. Presteremo, inoltre, grande attenzione alle richieste che i rettori delle Università meridionali stanno avanzando per nuovi investimenti nelle infrastrutture di ricerca e di didattica»
Si passa alla fase operativa?
«Il piano dimostra che c'è da parte del governo, come avevamo detto a luglio attivando con le Regioni la verifica dei fondi non spesi, la volontà di affrontare concretamente il rilancio del Mezzogiorno. Siamo nel bel mezzo della fase operativa ed il Consiglio dei ministri ha inteso definire oggi una road map che indica tempi certi e i passaggi che devono essere fatti per attuare il piano».
Qual è la novità?
«La novità sta nel fatto che oggi abbiamo varato un cronoprogramma preciso che prevede in modo dettagliato tutte la parte di attuazione e pone il Governo di fronte alla valutazione dei cittadini».
Ma i fondi ci sono?
«Certo che ci sono. La polemica sulla limitatezza dei fondi è priva di significato. I soldi non sono mai abbastanza se raffrontati alle esigenze del Sud quanto del Nord o di qualsiasi altra parte del mondo. Sono troppi o pochi, invece se raffrontati alla capacità di utilizzare adeguatamente le risorse. Oggi il Mezzogiorno è nella condizione preoccupante di chi non è in grado di far fronte alle obbligazioni assunte con Bruxelles in relazione al profilo di spesa. Questo è un fatto ed è un problema grave anche alla luce delle future decisioni che l'Europa assumerà rispetto alle prospettive finanziarie ed all'allocazione di fondi per le politiche di coesione. Siamo osservati speciali da parte dell'Europa. Non c'è più tempo per vuote polemiche. Questo è il tempo della responsabilità».