Gian Mario Spacca: «Con l'Alta Velocità cadrà un altro Muro»
L'intervista della Gazzetta del Mezzogiorno al governatore delle Marche
Ancona, 17 aprile 2013 – «L'Alta velocità sulla dorsale Adriatica serve non solo al Sud, ma all'Europa che è più lungimirante dei nostri governanti e ha concepito la macro regione Adriatico-Ionica. Un progetto che mira a consolidare la cooperazione economica e a sviluppare una governance comune su problemi condivisi a partire dai trasporti, e prima fra tutti la modalità ferroviaria, cioè l'Alta velocità».
A parlare è Gian Mario Spacca, governatore della Regione Marche: un'altra voce che si aggiunge alla nostra battaglia per promuovere il progetto dell'Alta Velocità ferroviaria che colleghi la Puglia con il nord Italia. Una battaglia alla quale hanno già aderito i governatori delle Regioni adriatiche, Giovanni Chiodi dell'Abruzzo e Paolo di Laura Frattura del Molise.
Presidente Gian Mario Spacca, anche lei, dunque, è d'accordo sul principio che anche le regioni del sud debbano beneficiare dell'Alta velocità ferroviaria?
«Assolutamente sì. Noi abbiamo un progetto che condividiamo ed è quello dello sviluppo della via Adriatica. Un progetto che parte da lontano e che ha bisogno di strutturarsi. Ora c'è un motivo in più: questo progetto della infrastrutturazione della via Adriatica che si coniuga nell'Alta Velocità è riconducibile alla strategia della macro-regione Adriatico-Ionica che il prossimo anno il governo italiano lancerà quando assumerà la presidenza di turno della Ue. La macro-regione Adriatico-Ionica è concepita come una forma innovativa di cooperazione interregionale e transnazionale, allo scopo di rafforzare i processi democratici e l'accelerazione del percorso di integrazione europea dei Paesi balcanici. Quindi affinché non resti un discorso solo teorico ha bisogno di grandi iniziative progettuali. Sicuramente quella dell'Alta velocità è una di quelle che deve essere realizzata nell'ambito di questo obiettivo».
Dunque, lo sviluppo della via Adriatica diventa fondamentale anche nella prospettiva della macro-regione?
«E' importante perché significherebbe che finalmente da parte del governo nazionale e dei grandi player internazionali come Rfi si riporta l'attenzione sulla dorsale adriatica. Lo sviluppo e la crescita dell'economia e della società in una prospettiva internazionale, è che il Mediterraneo diventi una grande piattaforma logistica, e la cosa gravissima è che il 90% delle merci e dei movimenti che si svolgono sul Mediterraneo hanno come hub i grandi porti del Nord mentre noi ne intercettiamo solo il 10 per cento. Noi, cioè l'Adriatico insieme alla macro-regione potremmo essere la grande piattaforma logistica di questa grande area. La stessa Ue lo scorso 16 dicembre, in occasione dell'ultimo Consiglio europeo ha approvato la strategia della macro regione Adriatico-Ionica...»
Presidente, ma perché secondo lei la politica, e dunque le Regioni interessate, non hanno mosso un dito finora per sostenere questi progetti, incluso ad esempio il Corridoio 8? Perché non è mai stato realizzata l'Alta velocità che serve non solo alle nostre regioni, ma a tutta l'Europa per collegarsi col Mediterraneo?
«Innanzitutto perché c'è stata una disattenzione del governo italiano e dei grandi operatori di settore che hanno investito sulla direttrice tirrenica, che però è meno importante perché la vera partita si gioca sulla sponda orientale e non su quella occidentale. I traffici che vengono a riempire il Mediterraneo arrivano infatti da Est e non da Ovest. Tutto questo non è stato capito dal governo nazionale, e continua a non essere capito. Seconda cosa: occorre maggiore alleanza tra le regioni interessate. Abruzzo, Molise, Puglie e Marche in modo particolare devono spingere insieme per portare i movimenti del Mediterraneo verso il nord del Paese. Direi che anche Emilia e Veneto dovrebbero essere interessati al progetto di accrescere i traffici sulla linea Adriatica».
Questa iniziativa del nostro giornale di mettere insieme le regioni Adriatiche, insomma va nella direzione giusta...
«E' fondamentale. Fondamentale perché ne va dello sviluppo dell'Italia: intercettare i traffici del Mediterraneo non è solo una occasione commerciale, ma è una occasione per interrompere l'isolamento. L'Adriatico fino al 1989, anno della caduta del muro Berlino, era il prolungamento del Muro, la naturale separazione tra Est e Ovest del mondo. Ora finalmente si sta cominciando a capire che l'Adriatico può essere una occasione. L'Alta velocità è dunque lo strumento fondamentale per collegare queste aree e aiutare l'Europa a recuperare la sua unità. Questo è il fianco più debole dell'Europa».
Ma non crede che realizzare un'opera come questa, così costosa in un momento come questo sarebbe diciamo azzardato? Come giustifica questo ragionamento di fronte a coloro che remano contro anche facendo leva sugli enormi costi dell'iniziativa?
«Io dico che se andiamo a guardare ai Paesi che stanno pensando al futuro, dalla Cina agli Stati uniti, tutti stanno investendo sull'Alta velocità ferroviaria. Perché sono progetti che riguardano il futuro. Una programmazione che invece noi abbiamo perso è quella che si proietta a dieci, a venti, anche a trent'anni. Se vogliamo recuperare questa prospettiva è chiaro che dobbiamo anche cominciare a pensare a come finanziare questa opera. Io penso che ci sarebbero le possibilità di convogliare per una opera di questo tipo, fondi privati internazionali, e anche risorse pubbliche».
Ma come lo farete capire al governo?
«Le posso fare la scaletta? L'Italia il prossimo anno prenderà la presidenza di turno della Ue e lancerà la strategia della macro-regione Adriatico-ionica. Secondo me questa non è una pura esercitazione teorica, è un progetto concreto che si affianca alla macro-regione baltica e del Danubio. Dunque si deve presentare un progetto reale, che crei infrastrutture che riguardino questa area del continente europeo. Uno dei più importanti per l'Europa. L'Alta velocità è il progetto fondamentale. Le regioni devono guardare a questa opera in una logica che non è quella solo territoriale, e lo steso dovrebbe fare il governo nazionale chiamato a cercare ima combinazione di carattere finanziario che non può essere supportata solo dall'Italia, e solo dall'Europa, ma anche da tutti gli investitori interessati alla Europa. I coreani ad esempio sarebbero interessati, perciò bisogna che qualcuno li vada a sentire. Insisto: noi abbiamo uno strumento più forte nell'ambito della politica di coordinamento della Adriatico-Ionica, le Regioni lo hanno già sottoscritto. Tutte sono interessate. La soluzione è avere una capacità di mobilitazione che ci porti alla progettualità e al finanziamento. Finora ci siamo mossi separatamente».
Dunque la Gazzetta sta facendo un buon lavoro nel mettere insieme tutti i governatori di questa macro regione?
«Questa vostra iniziativa è fantastica. Trovare e spronare una azione comune è fondamentale. L'Alta velocità è un grande progetto che può ridare respiro all'Italia e non solo al Sud».
L'Ad di Trenitalia, Mauro Moretti spiega il mancato investimento ferroviario al Sud sostenendo che non ci sono i numeri che lo giustifichi.
«Il vero cambio di paradigma è che tutto il pensiero strategico si è concentrato sul Tirreno. Ora il mondo e l'economia guardano ad Est. L'Alta velocità su quella direttrice è stata pensata venti anni fa. Ora la prospettiva del mondo è cambiata. Moretti? Se si guarda in maniera statica i flussi, è ovvio che in questo momento pendano nella direzione dove esistono le infrastrutture. Se guardiamo al futuro tutti devono concentrarsi su questa prospettiva che guarda a Est, all'Adriatico. Moretti ha uno sguardo vecchio. Un esempio? Ntv (Nuovo trasporti viaggiatori Spa) che è una società privata, ha dimostrato con «Italo» che l'investimento sulla linea Adriatica, da Ancona a Bologna il cui servizio entrerà in funzione da dicembre, è economicamente sostenibile. Vuol dire cioè, che i numeri ci sono».