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Briciole di pane

II Ponte costa 8 miliardi, 10 la Tav e non la vogliono

Il generale Pappalardo, consigliere della Società Stretto di Messina SpA: "Vogliamo pari opportunità rispetto alle regioni del Nord"

Palermo, 21 marzo 2012 - Il generale Antonio Pappalardo, presidente del Movimento civico nazionale "Melograno mediterraneo", in qualità di consigliere della Società Stretto di Messina SpA, ha diffuso un comunicato sulla costruzione del Ponte: "Pari opportunità con le regioni del Nord":


"Il Ponte sullo Stretto di Messina costa 8 miliardi di euro, mentre la TAV costa 10 miliardi. Ma sul Ponte, l'investimento dello Stato è solo di un miliardo e 700 milioni di euro. Tutto il resto sarà finanziato da privati. Di questa somma, già 250 milioni devono essere pagati per le spese dei progetti e, nell'ipotesi di mancata realizzazione del Ponte, dovranno essere sborsati 750 milioni di penali a chi si è aggiudicato l'opera. Quindi, già un miliardo di euro è nel cestino".


Mentre le popolazioni della Val di Susa non vogliono la tratta ferroviaria veloce, quasi tutti i comuni interessati alla costruzione del Ponte lo vogliono, sottolinea il generale Pappalardo.


Allora si chiede: perché il governo, mentre dà il via libera alla TAV, si mette di traverso per il Ponte?


"Qualcuno dice, malignamente, che le imprese del Nord, che costruiranno il Ponte, sono più interessate a incassare la penale che a realizzare l'opera - dice il generale Antonio Pappalardo, candidato sindaco a Palermo -. Si mettono in tasca i soldi dello Stato, senza alcun tipo di esborso. Qualcun altro aggiunge, altrettanto malignamente, che se il Ponte fosse stato ideato per essere costruito in una regione del Nord, il governo si sarebbe ben guardato dal porre ostacoli di ogni genere".


Il generale Pappalardo, a conclusione del suo comunicato fa un'osservazione: "Basta guardare il caso dell'aeroporto di Malpensa, continuamente in perdita. Lì però nessuno mette il naso, i leghisti si arrabbierebbero. La realizzazione del Ponte - conclude Pappalardo - avrebbe un ritorno occupazionale in Sicilia di 40.000 posti di lavoro in dieci anni, porterebbe al completamento del corridoio europeo Berlino-Palermo, svilupperebbe l'indotto turistico-alberghiero. Vogliamo pari dignità e opportunità con le regioni del Nord".

Fonte: Il Quotidiano di Sicilia