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Briciole di pane

Il Ministro Lupi: "Sul trasporto locale Fs faccia la sua parte"

Nell'intervista pubblicata dal quotidiano Metro, il Ministro afferma: "Quello che hanno fatto per l'Alta velocità, ora lo devono fare per i pendolari"

Roma, 23 settembre 2013 – Ha passato l'estate a "studiare" il fascicolo Tpl, Maurizio Lupi, ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Un'estate calda su molti fronti. «Ma quella del trasporto pubblico locale è la madre di tutte emergenze», ha confidato ai collaboratori e per questo ha aspettato a parlarne. Ora la fa con Metro.
Ministro Lupi, lei ha sostenuto di recente che l'Italia considera importante il trasporto pubblico alla stregua dell'Alta velocità. In che modo?
È la "mission" affidata ai vertici delle Ferrovie in occasione della loro riconferma: come avete fatto per l'Alta velocità, ora dovete fare con il trasporto pubblico locale. Il grado di sviluppo di un Paese non può prescindere dalla capacità di garantire in modo qualitativamente e quantitativamente efficiente la mobilità pubblica migliorando progressivamente il pendolarismo. Oggi in Italia l'80% degli spostamenti avviene con mezzo individuale. Bisogna farli passare al mezzo pubblico, al quale oltretutto in periodo di crisi si rivolgono in molti. Non si possono obbligare i cittadini a prendere il tram invece dell'auto; bisogna fare come con l'Alta velocità, renderla conveniente. Da Milano a Bologna ci metto due ore con la macchina e una con il treno. Secondo lei che mezzo prendo?
Le Regioni lamentano che i fondi per il Tpl sono diminuiti e che non possono mai contare sulla certezza degli approvvigionamenti. In tempi di casse vuote, come risolvere il problema?
Il problema della carenze delle risorse è endemico. Ma io faccio un'altra domanda: come spendiamo quelle disponibili? In tal senso ho chiesto alle Regioni di "riprogrammare" i servizi secondo criteri di efficienza e razionalità per rendere l'offerta più idonea alla domanda. Serve, è vero, un flusso costante di finanziamenti destinati sia a investimenti infrastrutturali che al rinnovo dei mezzi (i nostri bus hanno una vita media di 12 anni, in Europa di 6-7), che può essere garantito con la costituzione di un Fondo unico a ciò dedicato, in parallelo con quello per la spesa corrente del trasporto pubblico locale. Ci stiamo lavorando.
Gare del Tpl su ferro aperte ai privati: Trenitalia sostiene che a questi prezzi non parteciperà nessuno e che i fondi non bastano a pagare il servizio. È solo un problema di costi e prezzi o di razionalizzare rete e servizi?
Bisogna superare la staticità dei "servizi storici" e della "spesa storica", vanno determinati costi standard per evitare che le inefficienze favoriscano alcune aree del Paese ai danni di altre, e insieme bisogna tenere conto delle peculiarità di ogni città: una cosa è Milano un'altra Genova, un'altra ancora Napoli. I servizi vanno riprogrammati nell'esclusivo interesse dell'utenza evitando che localismi e interessi differenti, per quanto legittimi, distolgano le risorse.
Come può il governo centrale controllare che il servizio sia adeguato e armonico nel le varie Regioni?
Abbiamo fissato criteri di efficienza e razionalizzazione a cui dovranno ispirarsi le Regioni per la riprogrammazione dei servizi. L'applicazione di questi criteri sarà verificata dal mio ministero e dall'Osservatorio sulle politiche per il Tpl anche al fine di ripartire tra le Regioni i circa 5 miliardi disponibili. Il collegamento on line con le varie imprese fotograferà in tempo praticamente reale le condizioni del settore nelle varie aree del Paese.
Il comparto delle aziende di trasporto è al collasso, anche a causa dei fondi tagliati incessantemente negli ultimi sei anni. Cosa può assicurare a queste imprese sull'orlo del fallimento?
Le prime vittime della staticità del settore sono le aziende e i loro lavoratori. Occorre garantire certezza di risorse che consenta di adeguare la politica industriale delle singole imprese al mutato quadro di servizi richiesti. Quanto alle difficoltà finanziarie di alcune aziende a causa dei crediti con le Regioni, per evitare che situazioni critiche provocate da gestioni passate possano bloccare lo sviluppo dei servizi si è consentito alle Regioni di attingere dalle risorse del fondo di coesione e sviluppo per pagare i debiti.

Stefania Divertito (Metro)