Mentre i No-Tav contestano, sulle reti europee si gioca il futuro dell'Italia
Il commento di Luisa Todini a MF-Milano Finanza: La rete di trasporto europea piuttosto che a un network assomiglia a un patchwork
Roma, 7 marzo 2012 - Le aspre contestazioni e manifestazioni in corso in Val di Susa contro la Tav Torino-Lione sembrano aver messo in secondo piano il contesto in cui s'inserisce questa grande opera, ovvero la Rete di Trasporti Trans-Europea (Ten-T).
In sede europea è in atto la discussione relativa alla definizione del Budget comunitario per il periodo 2014-2020. Parte integrante di tale Budget è la proposta della Commissione europea, ora al vaglio del Parlamento e del Consiglio Ue, per la costituzione di un fondo dedicato al completamento delle reti di trasporto europee, denominata «Connecting Europe Facility». Tale proposta, che segue un periodo di consultazioni a cui la Fiec, ha partecipato attivamente, prevede l'allocazione di fondi Ue per 50 miliardi, pari al 20% del fabbisogno stimato complessivo per il periodo 2014-20.
L'obiettivo della Ue è quello di contribuire ai grandi progetti infrastrutturali di trasporto apportando il 20% del costo dell'investimento previsto nel periodo finanziario di riferimento: si stima infatti che il fabbisogno infrastrutturale dei Paesi Ue ammonti a 250 miliardi tra il 2014 e il 2020, a cui se ne aggiungono altri 250 per il completamento successivo (portando il totale a 500 miliardi).
La Ue finanzia solo un quinto dei progetti proprio perché l'effetto leva, come dimostrato dall'esperienza, è notevolissimo: nell'ultimo decennio ogni milione di euro speso a livello europeo genera 5 milioni di investimenti da parte dei governi dei singoli Stati membri e ben 20 milioni da parte del settore privato. Senza considerare l'impulso aggiuntivo che potrebbero offrire strumenti finanziari innovativi come i project bond (la soluzione che soddisferebbe sia gli investitori che gli enti-committenti in cerca di finanziamenti). Dei 50 miliardi allocati attraverso la Connecting Europe Facility, nell'auspicio che non vengano tagliati nel corso delle discussioni o dirottati su altri capitoli (come già successo purtroppo in passato), la parte destinata alle infrastrutture di trasporto ammonterebbe a 31,7 miliardi, mentre 9,1 miliardi dovrebbero essere destinati a quelle energetiche e un importo quasi identico, 9,2 miliardi, alle telecomunicazioni. Ma a cosa serviranno questi fondi e perché sono così importanti? La crescita ha bisogno di scambi e gli scambi hanno bisogno di vie di comunicazione. Lo sviluppo pervasivo dei canali digitali non potrà mai eliminare il bisogno di commercio di beni fisici e di turismo, anzi per certi versi lo incrementerà; infatti si prevede che entro il 2050 il trasporto merci aumenterà dell'80% e il trasporto passeggeri di almeno il 50%. Occorre inoltre considerare che il settore dei trasporti dovrà ridurre del 60% le emissioni inquinanti sempre entro il 2050 (secondo il Libro Bianco sui Trasporti 2011) per consentire all'Unione di rispettare gli impegni globali sulla riduzione d'impatto dei cambiamenti climatici (quindi in materia di CO2 ed efficienza energetica), e che le ferrovie europee presentano sette scartamenti diversi e l'intermodalità (cioè i collegamenti tra porti e aeroporti e le vie di comunicazione interne) è ancora scarsa.
La Commissione ha preso atto che l'attuale rete assomiglia più a un patchwork che a un network e ha quindi reimpostato la Rete Ten-T su due livelli: la rete generale integrata, da completare entro il 2050 e la rete centrale (essenziale), basata su dieci Corridoi, da realizzare entro il 2030, dove per Corridoio s'intende un sistema infrastrutturale che interessa almeno tre nazioni, tre modalità di trasporto e due sezioni transfrontaliere. La rete centrale comprende 83 porti, cui saranno assicurati collegamenti stradali e ferroviari, 37 aeroporti, con collegamenti ferroviari verso le grandi città, 15 mila km di linee ferroviarie ad alta velocità e 35 attraversamenti transfrontalieri.
L'impatto per l'Italia sarà notevole. Il nostro Paese è infatti tra i primi tre in Europa per fabbisogno di finanziamenti necessari alla realizzazione delle reti Ten-T.
Con la nuova rete l'Italia avrà l'occasione di rilanciare la propria competitività grazie al potenziamento dei collegamenti interni infra-regionali e al rafforzamento di quelli con gli altri Paesi europei.
Dei dieci Corridoi individuati ben quattro riguardano l'Italia e coprono modalità ferroviarie, autostradali, portuali e vie d'acqua.
Il Corridoio 1 (Baltic-Adriatic) comprende piattaforme multimodali a Venezia, Trieste e Ravenna.
Il Corridoio 3 (Mediterranean) dalla Spagna arriva al confine con l'Ucraina interessando la Tav Lione-Torino, Milano-Brescia, Brescia-Venezia-Trieste, Trieste-Divaca (Slovenia) e le vie d'acqua Milano-Mantova-Venezia-Trieste.
Il Corridoio 5 (Helsinki-Valletta) interessa l'ammodernamento delle strutture ferroviarie, portuali e marittime del Sud (Napoli-Bari, Napoli-Reggio Calabria, Messina-Palermo, Palermo-La Valletta). Infine il Corridoio 6 (Genova-Rotterdam) prevede il collegamento ferroviario con la Svizzera attraverso il nuovo nodo Genova-Milano/Novara.
L'Italia deve riconquistare anche per questa via la posizione di prestigio che le compete in Europa.