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Briciole di pane

Presentazione di #DissestoItalia, appello a Napolitano e Letta per la sicurezza del territorio

Dal 1944 sono stati spesi in media 3,5 miliardi di euro l'anno per riparare i danni provocati da episodi di dissesto

Roma, 6 febbraio 2014 – Nella cornice del Tempio di Adriano è stata presentata la più grande inchiesta multimediale sul dissesto idrogeologico italiano, #DissestoItalia. Comprende circa 60 video e 150 foto, oltre a documenti di approfondimento ed infografiche interattive, ed è consultabile sul sito internet www.dissestoitalia.it. Un lavoro durato mesi per raccontare l’Italia in modo nuovo.
Realizzata dai giornalisti indipendenti di Next New Media, ha visto la partecipazione dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili, Consiglio Nazionale degli Architetti, Consiglio Nazionale dei Geologi e Legambiente. Un gruppo di lavoro eterogeneo ma estremamente coeso nel denunciare le criticità del territorio e nel suggerire soluzioni ad un problema che sta letteralmente sgretolando il paese, con il suo patrimonio culturale.
Per l’occasione è stato diffuso anche il rapporto ANCE-CRESME, dal quale emergono dati sconfortanti. Da più di quatto anni sono disponibili ma bloccate risorse pari a 2,1 miliardi di euro, per circa 1700 interventi di riduzione di rischio idrogeologico. Sono dunque ancora da avviare circa 1100 cantieri, per un totale di 1,6 miliardi di euro.
Risorse bloccate mentre il paese cade a pezzi. Dal 2002 ad oggi, infatti, si sono verificati quasi 2000 episodi di dissesto e solo nel 2013 si registrano 351 eventi, tra frane e alluvioni. Inoltre, quanto non è andato distrutto è comunque in grave pericolo: circa una scuola su dieci sorge in aree a rischio frana o alluvione- 6.400 edifici scolastici sui 64.800 totalipresenti in Italia-, mentre sono 550 le strutture sanitarieedificate in aree a rischio.
Le perdite umane registrate lasciano senza parole, ma a pesare è anche il costo complessivo dei danni provocati: dal 1944 ad oggi è pari a 242,5 miliardi di euro, circa 3,5 miliardi l’anno.
In tale contesto, oggetto di discussione è stato, come prevedibile, anche il patto di stabilità che secondo il Presidente dell’ANCE,Paolo Buzzetti, “Blocca qualsiasi lavoro”. Per questo sostiene Buzzetti “è necessario presentarsi in Europa chiedendo che vengano tolti dal patto di stabilità i fondi necessari a degli interventi che salvano la vita dei cittadini”. Di qui l’appello al Presidente della Repubblica e al Consiglio dei Ministri “perché si trovi subito una soluzione al dramma nazionale del dissesto del territorio”.
Il dibattito passa dunque la palla alla politica, incaricata di raccogliere l’invito ad impegnarsi concretamente per un cambiamento che è anche di natura culturale.
Proprio in rappresentanza del mondo politico ha partecipato il Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando che nel suo intervento ha riconosciuto come “urgentissima l’approvazione della legge sul consumo del suolo”, ritenendo prioritario concentrarsi sul riuso del territorio già edificato prima di sfruttarne del nuovo.
Elemento tanto più rilevante se si considera che, come sottolinea Orlando, “le infrastrutture vengono mangiate dal dissesto. Non se ne possono fare di nuove se non siamo in grado di proteggere quelle esistenti”.
Per quanto riguarda le risorse economiche a disposizione il ministro ammette “Sono poche ma ci sono, spesso però non vengono utilizzate”, anche proprio a causa del blocco connesso al patto di stabilità. Tuttavia, prosegue Orlando, per snellire i meccanismi che consentano di sfruttare le risorse disponibili in modo efficace “è necessario creare una banca dati nazionale di progetti, perché spesso quando ci sono le risorse non ci sono i progetti e viceversa”.
Una inchiesta che ha senza dubbio evidenziato una maggiore sensibilità e presa di coscienza rispetto ad un tema che è stato al centro dell’attenzione anche di recente, in seguito ai violenti episodi di maltempo.
 

Laura Perna

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