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Briciole di pane

Pubblicità abusiva, i furbetti e le sanzioni

Necessari provvedimenti legislativi mirati a tutelare il patrimonio stradale

Roma, 14 gennaio 2015 – Detto senza troppi giri di parole: ci sono violazioni sempre e comunque convenienti per chi le commette. Infrazioni nelle quali i raffronti costi/benefici, tra “guardia” e “ladro”, appaiono sbilanciati a favore del secondo, cui è richiesto un sacrificio minimo di attività e risorse. Il primo, invece, deputato a fare rispettare le regole, deve fronteggiare impegni gravosi, complessi e dispendiosi per ottenere, nel migliore dei casi, l’irrogazione di una sanzione di entità trascurabile.

Un esempio è quello che abbiamo trovato, di recente, nelle pagine romane del quotidiano “La Repubblica” (leggi l'articolo). Nell’articolo si racconta la sensazione, frustrante, di inutilità dell’azione di contrasto all’occupazione illegale degli spazi esterni agli esercizi commerciali da parte dei titolari di bar e ristoranti presenti nel centro storico della Capitale. Per l’Amministrazione sequestrare tavolini, sedie, tendoni, piante di plastica significa affrontare spese vive, e assai ragguardevoli, di trasporto e deposito. Con la certezza, pressoché assoluta, che nessuno si presenterà a rifondere il dovuto e riprendersi quanto sequestrato: molto meglio comprare, con una spesa modesta, altri arredi, e ricominciare con l’abusiva occupazione.

Una sensazione simile la provano, probabilmente, gli Enti proprietari di strade extraurbane nella loro attività di contrasto alle installazioni pubblicitarie abusive (nella foto: personale ANAS impegnato nella rimozione di un impianto). Enti che oltretutto, a differenza di quanto avviene per i Comuni, hanno a disposizione un unico strumento normativo: il Codice della Strada. Il cartellone abusivo, il cui ingombro a volte può misurarsi in decine di mq, deve essere rimosso e custodito per almeno 60 giorni; distruzione e smaltimento rappresentano un ulteriore costo, dovendosi rispettare la legislazione sui rifiuti; l’iter amministrativo per il recupero delle spese è lungo e, in ogni caso, estremamente aleatorio.

Se, come tutti auspicano, pure il Senato approverà il disegno di legge (già licenziato dalla Camera) contenente la delega al governo per la riforma del Codice della Strada, servirà, da parte dell’estensore dei testi normativi, una certa dose di “slancio creativo” finalizzato a delineare, nel rispetto dei principi giuridici generali, nuovi moduli repressivi pensati proprio per questo tipo di illeciti. Tra i principi e criteri direttivi della delega troviamo, testualmente, la “revisione della disciplina sanzionatoria, (...) secondo principi di ragionevolezza, proporzionalità, effettività e non discriminazione”. L’effettività, per quanto poc’anzi illustrato, è spesso una nota assai dolente. E’ essenziale che lo sforzo di revisione normativa non si concentri unicamente sulle norme di comportamento al volante, e relativo apparato sanzionatorio, ma arrivi a riconsiderare, appieno, la tutela dell’infrastruttura stradale rispetto a indebite interferenze. Non solo, chiaramente, di natura pubblicitaria.
 

Carlo Sgandurra