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Briciole di pane

Quarto pacchetto ferroviario, Sassoli: "Tutti gli Stati Ue dovranno aprirsi alla concorrenza"

Intervista al vicepresidente del Parlamento europeo, relatore per l'Aula del testo sulla governance

Bruxelles, 30 luglio 2014 - Il Quarto pacchetto ferroviario è la riforma che l'Unione europea sta mettendo a punto per aprire i mercati ferroviari nazionali e a raggiungere l'armonizzazione tecnica nel settore. Il Parlamento europeo lo ha già approvato in prima lettura, ma sono ancora tanti i punti di disaccordo con gli Stati che al momento hanno approvato solo il cosiddetto “pilastro tecnico”, che mira a potenziare il ruolo dell'Agenzia ferroviaria europea (Era) per facilitare l'ingresso di nuovi operatori nel mercato ed evitare discriminazione. Molto a rilento in Consiglio Ue sta invece andando la trattativa sul “pilastro politico”, di cui fa parte il rapporto della governance il cui punto centrale è la separazione tra gestore dell'infrastruttura e impresa ferroviaria. L'eurodeputato del Pd, e vicepresidente dell'Aula, Davis Sassoli, è stato nominato relatore per questo file legislativo.

 


Il ministro Lupi ha chiesto di velocizzare la discussione del pilastro politico per iniziare le trattative già sotto presidenza italiana. Crede che sarà possibile riuscirci? O bisognerà aspettare l'approvazione definitiva del pilastro tecnico?


“Abbiamo ribadito a più riprese che consideriamo il quarto pacchetto ferroviario come un pacchetto unico e riteniamo quindi sia opportuno avanzare discussioni che riguardino entrambi i pilastri. Spingeremo per vedere degli avanzamenti sul pilastro politico e fornire alla Presidenza italiana il sostegno necessario per spingere il Consiglio a discutere anche quegli aspetti”.

 


E se gli Stati opporranno resistenza?


“Se non vedremo dei miglioramenti sul pilastro politico allora dovremo decidere come agire e valutare se sarà opportuno muoversi solo sul pilastro tecnico, che è già pronto per il negoziato interistituzionale”.

 


Punto centrale del rapporto sulla governance è la separazione tra gestore dell'infrastruttura e impresa ferroviaria. Come valuta la posizione approvata in prima lettura dal Parlamento?

“Il Parlamento Europeo ha votato in prima lettura un ottimo compromesso tenendo in considerazione che il testo proposto dalla Commissione si esprimeva nel senso di una forte separazione del sistema ferroviario in Europa. Aver mantenuto la struttura delle holding così come sono oggi è stata una grande vittoria del Parlamento che ci consegna oggi un testo più bilanciato. Le holding rimangono, cosa che non voleva la Commissione, e questo sarà per me una chiara redline nella negoziazione che porterò avanti con il Consiglio. Nello stesso tempo il testo del Parlamento rafforza, in linea con la Commissione, la trasparenza finanziaria fra gestore dell'infrastruttura e holding e anche su questo voglio essere molto chiaro perché non possiamo transigere. Insomma, sì alle holding, ma in un contesto di competizione fra più operatori sano e trasparente a beneficio dei passeggeri”.

 


Quali sono gli altri punti chiave di questa relazione?


“L'altro tema importante è senza dubbio l'apertura del mercato nazionale di lunga distanza. L’ open access in Italia esiste già, ma il concetto va esteso a tutta la rete europea, per creare le condizioni necessarie allo sviluppo di una concorrenza leale che permetta di generare profitti e allo stesso tempo in grado di offrire al passeggero il miglior servizio possibile. È inaccettabile che ci siano Paesi che si chiudono alla concorrenza e alla competizione ma poi vanno là dove il mercato è aperto, come ad esempio da noi, a fare business sulle nostre rotte. Deve essere garantito un sano principio di reciprocità. La mia posizione è chiara: dal 2019 tutti gli Stati membri dovranno aprirsi alla concorrenza, e questa è l’unica via percorribile se vogliamo realizzare il mercato unico ferroviario”.

 


Quali sono gli aspetti più delicati su cui potrebbero nascere battaglie con gli Stati membri e magari nella stessa Aula?


“Il vero scontro non sarà tra gruppi politici all'interno del Parlamento europeo, ma piuttosto tra Parlamento e Consiglio. Noi mostreremo che vogliamo un'Europa più unita anche nel ferroviario, ribadiremo che gli ostacoli tecnici e legislativi alle frontiere non sono più accettabili. Noi vogliamo far crescere il settore ferroviario e su questo il Parlamento è determinato a sconfiggere le resistenze dei vari Stati membri, che pensano più a difendere il loro back garden che a nuove opportunità di mercato per il settore capaci di creare nuova occupazione e benefici per i passeggeri. Sarà un negoziato lungo e impegnativo, ma non possiamo permetterci fallimenti”.

 


Quali sono i rischi di questa trattativa?


“Rischi ce ne sono. Uno per tutti: condannare il settore ferroviario ad una sconfitta rispetto a modi di trasporto più competitivi come la strada e l’aviazione”.
 

Lorenzo Robustelli